Nonostante la tregua commerciale raggiunta a giugno tra Stati Uniti e Cina, la ripresa delle esportazioni cinesi di terre rare verso il mercato statunitense si sta rivelando più lenta del previsto. A lanciare l’allarme è il ministro del Tesoro Scott Bessent, che in un’intervista televisiva a Fox News, ha espresso l’auspicio che i flussi tornino a livelli più sostenuti. «I magneti a base di terre rare stanno arrivando, ma non con i volumi precedenti al 4 aprile», ha spiegato. Eppure, dal governo statunitense continua a confidare nella buona fede di Pechino e nel rispetto degli impegni presi».
L’accordo tra le due potenze, maturato a seguito di colloqui intensi tra Ginevra e Londra, ha previsto la riduzione reciproca dei dazi commerciali e la ripresa delle forniture. Oltre alla questione economica, l’intesa ha incluso anche l’impegno a proseguire con l’accoglienza degli studenti cinesi nelle università statunitensi. Tuttavia, il ritmo di rilascio delle licenze di esportazione resta uno dei nodi irrisolti. Le autorità cinesi, che lo scorso aprile avevano imposto nuove restrizioni su sette elementi di terre rare, tra cui samario, gadolinio e disprosio, stanno ancora procedendo allo smaltimento delle numerose domande di esportazione, ancora in attesa di approvazione. L’iniziativa, parte di un più ampio scambio di misure restrittive tra Pechino e Washington, ha avuto ripercussioni anche sull’industria europea e su quella automobilistica asiatica.
Secondo i dati ufficiali, l’export cinese di magneti verso gli Stati Uniti è crollato da 967 tonnellate a gennaio alle sole 51 tonnellate nel mese di maggio. Nonostante la graduale ripresa, la situazione resta instabile. Alcuni fornitori europei hanno ottenuto un numero sufficiente di autorizzazioni a evitare blocchi produttivi, ma secondo quanto riferito da Nils Poel, responsabile per gli affari di mercato dell’associazione Clepa, i casi che riguardano destinazioni negli Stati Uniti o spedizioni in transito da Paesi terzi — come l’India — vengono trattati con maggiore lentezza.
La questione riguarda anche l’industria statunitense. La società Dexter Magnetic Technologies, attiva nel settore dei magneti e in parte legata al comparto della difesa, ha riferito di aver ricevuto appena 5 delle 180 licenze richieste da aprile, tutte destinate ad applicazioni civili. Il direttore, Joe Stupfel, ha denunciato ritardi procedurali significativi: circa 45 giorni per la documentazione necessaria e altrettanti per l’approvazione finale.
La Cina detiene il controllo della maggior parte delle risorse strategiche, compresi gli elementi delle terre rare, fondamentali per la produzione di dispositivi elettronici, computer, automobili, apparecchiature mediche, turbine eoliche, impianti nucleari e componenti per il settore aerospaziale.