Israele ha bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari nel nord della Striscia di Gaza, consentendone però il transito attraverso i valichi meridionali. La decisione è stata confermata giovedì da due funzionari israeliani, dopo la diffusione di un video che mostrava uomini incappucciati a bordo dei camion. Secondo i rappresentanti locali, si trattava di membri dei clan incaricati di garantire la sicurezza dei convogli, e non di miliziani di Hamas intenti a sottrarre le forniture.
Mercoledì sera il primo ministro Benjamin Netanyahu, insieme al ministro della Difesa Israel Katz, ha annunciato di aver chiesto alle forze armate un piano, da presentare entro due giorni, per impedire che Hamas si impossessi degli aiuti destinati ai civili. Nel comunicato si evidenzia come Hamas stia sequestrando gli aiuti nel nord del territorio. Le immagini circolate nelle stesse ore mostrano decine di uomini incappucciati – alcuni armati, altri muniti di bastoni – a bordo dei camion.
Un portavoce del governo israeliano, David Mencer, ha dichiarato che i rifornimenti continuano ad arrivare nel sud di Gaza, senza però specificare se siano stati autorizzati anche nel nord. La Gaza Humanitarian Foundation – organizzazione attiva nel centro e nel sud della Striscia, sostenuta da Israele e Stati Uniti – ha reso noto su X di essere stata, giovedì, l’unico ente autorizzato a distribuire alimenti sul territorio. Secondo un portavoce, la fondazione è stata esclusa dalla sospensione di due giorni imposta agli altri canali umanitari.
La Commissione superiore per gli Affari tribali, organismo che rappresenta i principali clan familiari di Gaza, ha spiegato che l’operazione è stata condotta esclusivamente nell’ambito di un’iniziativa tribale. Nessuna fazione palestinese – Hamas compresa – avrebbe preso parte alla gestione della sicurezza dei convogli. Hamas, che ha governato Gaza per oltre vent’anni ma che oggi controlla solo una parte del territorio dopo quasi due anni di guerra, ha negato qualsiasi coinvolgimento.
Nel corso del conflitto, diverse realtà locali – tra cui clan familiari, gruppi civici e forze politiche come Fatah, rivale laico di Hamas – si sono attivate per garantire la protezione dei convogli umanitari. I clan, composti da famiglie allargate unite da legami di sangue e matrimonio, continuano a rappresentare una struttura fondamentale della società gazana.
GRAVE EMERGENZA ALIMENTARE
Secondo Amjad al-Shawa, direttore di una rete che riunisce le organizzazioni non governative palestinesi, gli aiuti scortati mercoledì sono stati distribuiti a famiglie in condizioni di estrema vulnerabilità.
Le ostilità in corso da quasi due anni hanno provocato un esodo massiccio della popolazione e un’acuta carenza di cibo e beni essenziali. Camion e magazzini contenenti aiuti sono stati più volte saccheggiati da civili disperati. Israele accusa Hamas di appropriarsi sistematicamente degli aiuti per destinarli ai propri miliziani o rivenderli per finanziare le operazioni militari. L’organizzazione smentisce.
Secondo Abu Salman Al Moghani, rappresentante dei clan di Gaza, l’iniziativa di mercoledì è nata per «fermare aggressori e ladri che tentano di sottrarre cibo destinato alla popolazione». Le immagini dell’operazione sono state condivise anche dall’ex primo ministro Naftali Bennett, secondo cui Hamas avrebbe preso il controllo degli aiuti autorizzati da Israele. Bennett è considerato uno dei principali sfidanti di Netanyahu in vista delle prossime elezioni. Il primo ministro è intanto sottoposto a crescenti pressioni interne: alcuni esponenti della sua coalizione di destra minacciano le dimissioni in caso di concessioni nei negoziati per un cessate il fuoco o di ulteriori aperture agli aiuti umanitari.