Giorgia Meloni al Senato: il 2% del Pil alla Difesa è un impegno da rispettare

di Mirko Fadda
24 Giugno 2025 15:35 Aggiornato: 24 Giugno 2025 15:35

Al Senato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affrontato il tema dell’aumento delle spese di difesa al 5% Nato in un contesto internazionale «preoccupante e incerto», invitando a una riflessione sul «che cosa investiamo», notando che la difesa del futuro sta sempre più rincorrendo tecnologie innovative come droni (facilmente accessibili anche alle non-superpotenze) e robot, ed evidenziando che «i dati rischiano di essere più pericolosi dei proiettili».
La premier ha chiarito che le spese non riguardano solo gli armamenti, ma anche la «sicurezza in senso ampio», includendo difesa dei confini, lotta al terrorismo, la Protezione Civile e l’innovazione tecnologica e alle minacce informatiche.

Sul tema degli investimenti, il presidente del Consiglio ha insistito che le risorse per la difesa debbano andare «prioritariamente alle aziende italiane» e ha respinto l’idea di una dipendenza esclusiva dagli Stati Uniti, criticando inoltre chi attribuisce il caos mondiale all’amministrazione Trump: «Non sono d’accordo quando si dice che il caos derivi dall’amministrazione Trump. Durante l’invasione russa dell’Ucraina non c’era Trump. Il 7 ottobre non c’era Trump […] Queste mi sembrano delle semplificazioni. Vero è che la situazione è in crescente caos, ma non è un caos iniziato oggi».

Il capo del Governo ha anche sottolineato l’impegno italiano per il 2% del Pil per la difesa sottoscritto anche dal precedente governo Conte che, dice la premier, non ha mai rispettato: «Io vorrei tanto essere Giuseppe Conte, invece sono Giorgia Meloni. Nella vita non si può sempre essere fortunati», ha ironizzato la Meloni. Che ha poi sottolineato: «una firma è una firma», e rispettarla è essenziale per l’affidabilità dell’Italia.

Giorgia Meloni ha poi criticato chi si oppone all’aumento delle spese ma lamenta subalternità agli Stati Uniti, sostenendo: «noi abbiamo chiesto agli americani di occuparsi della nostra sicurezza. E poiché io non voglio essere subalterna a nessuno io credo che noi dobbiamo occuparci della nostra stessa sicurezza».

 

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