Zangrillo: da Cgil e Uil ostruzionismo sui contratti della sanità

di Agenzia Nova
9 Giugno 2025 15:00 Aggiornato: 9 Giugno 2025 15:00

«Non metteremo risorse aggiuntive sui contratti per la sanità. L’ostruzionismo di Cgil e Uil è tutto politico, Landini esprime le sue aspirazioni sui tavoli negoziali». Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione, anticipa così – in un’intervista alla «Stampa» – ciò che il governo porterà in trattativa fra meno di dieci giorni, in un braccio di ferro che non pare fermarsi tra l’esecutivo di Meloni e due dei principali sindacati. Si dice «contrario al salario minimo e al referendum sulla cittadinanza», ma spera nell’apertura di una discussione urgente sullo ‘lus scholae’: lo richiede l’evoluzione veloce della società». Il 18 giugno si riapre il tavolo negoziale con i sindacati: «Sì, tratteremo i contratti del comparto sanità.

Ma ciò che noi come governo dovevamo portare sul tavolo lo abbiamo già fatto un anno e tre mesi fa, quando le trattative sono iniziate. Negli ultimi giorni è ripreso il dialogo sulla parte normativa del contratto». In particolare sul «miglioramento della turnazione: una richiesta sulla quale vogliamo venire incontro Sullo lus scholae il mio partito crede che una riflessione debba essere fatta in fretta visti i fenomeni migratori ad alcuni sindacati autonomi che hanno acquisito il fatto che, sulle risorse, non c’è altro da aggiungere». Cgil e Uil non sembrano d’accordo, però: «Considero abbastanza surreale che ci siano dei sindacati che fanno ancora ostruzionismo. Questa è la prima volta nella storia repubblicana che un governo mette 20 miliardi sui contratti pubblici in due manovre di bilancio che insieme valgono circa 60 miliardi, garantendo la continuità contrattuale e non proroghe che durano due-tre anni».

«Io – racconta – sono arrivato nel 2022 e per buona parte del mio mandato ho dovuto lavorare sulle annate 19-21 che non erano ancora state chiuse. Le risorse che noi abbiamo messo, invece, copriranno le spese fino al 2030, garantendo un incremento retributivo del 6-7 per cento per ciascuna tornata». «Ma a fronte di questo – continua il ministro – Cgil e Uil parlano ancora di ‘poche risorse’. E allora perché non hanno alzato le stesse barricate nel 2016-2018 (governo Gentiloni), quando con un’inflazione accumulata al 12 per cento hanno accettato un contratto con aumenti del 3-4 per cento? La loro mi sembra una posizione politica». Zangrillo vede «sicuramente una posizione sindacale che non si giustifica da un punto di vista negoziale. Landini avrà aspirazioni per il suo futuro e le sta esprimendo ai tavoli, e tutto questo a danno dei lavoratori. Dicono ‘no’ a risorse stanziate e allo stesso tempo ci chiedono il salario minimo». L’Italia – conclude Zangrillo – è «un esempio di contrattazione collettiva. Io ritengo che sia giusto che la definizione dei salari avvenga in un percorso negoziale tra datori e parti sociali. Definire i salari per legge mi pare una soluzione che smentisce la storia sindacale di questo Paese. Sono quindi assolutamente contrario al salario minimo: la stessa Europa parla della sua utilità in caso mancasse un’esperienza negoziale».

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