Una telefonata tra Donald Trump e Xi Jinping potrebbe avvenire a breve, con l’obiettivo di affrontare le violazioni dell’accordo commerciale denunciate da Washington il 30 maggio. Lo ha dichiarato il ministro del Tesoro americano, Scott Bessent, durante un’intervista rilasciata il 1° giugno alla Cbs. Anche Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale, ha confermato la probabilità di un colloquio imminente tra i due leader, parlando di un confronto previsto entro la settimana. Intervenuto ad Abc News, Hassett ha descritto un clima favorevole al dialogo e ha ricordato che i negoziatori — guidati per Washington dal rappresentante al Commercio Jamieson Greer — sono in contatto quotidiano con la controparte cinese.
Le tensioni sono emerse dopo un rallentamento nei negoziati successivi all’intesa di Ginevra del 12 maggio, mediata dallo stesso Bessent insieme a Greer. L’accordo aveva sospeso i dazi introdotti in aprile e fermato le misure di ritorsione tra le due potenze. Tuttavia, il 30 maggio, Greer ha denunciato la mancata applicazione di alcuni impegni, tra cui l’alleggerimento delle restrizioni all’export cinese di minerali critici previsto per il 14 maggio. Secondo Bessent, il governo cinese starebbe bloccando l’uscita di materiali strategici indispensabili per le filiere produttive di India ed Europa. Il settore automobilistico, ad esempio, potrebbe subire una carenza di magneti a base di terre rare. In una lettera del 9 maggio, l’Alleanza per l’Innovazione Automobilistica ha avvertito l’amministrazione Trump del rischio di rallentamenti o interruzioni nelle linee di assemblaggio. Il 30 maggio, i dirigenti del comparto hanno confermato le difficoltà.
Con il controllo di circa il 90% della capacità mondiale di lavorazione dei minerali, il regime cinese ha imposto, il 7 aprile, restrizioni su sette elementi chiave utilizzati nei settori automobilistico, energetico e della difesa. Invece di revocare tali misure come previsto dall’accordo di maggio, Pechino ha rafforzato ulteriormente i vincoli.
Di fronte alla situazione, l’amministrazione statunitense ritiene che solo un intervento diretto tra capi di Stato possa sbloccare l’impasse. Il ministro del Commercio Usa, Howard Lutnick, intervenuto il 1° giugno su Fox News, ha accusato la Cina di rallentare intenzionalmente le trattative, pur esprimendo fiducia nell’esito di un eventuale confronto tra Trump e Xi. Bessent ha aggiunto che il blocco delle esportazioni concordate potrebbe essere frutto di un errore burocratico o di una scelta deliberata, questione che si chiarirà solo dopo il colloquio.
Interpellato sulle accuse cinesi di una strategia statunitense volta a demonizzare Pechino, Bessent ha escluso un’escalation intenzionale. Il giorno precedente, al Dialogo di Shangri-La — vertice sulla sicurezza nell’area indo-pacifica — il ministro della Difesa Usa, Pete Hegseth, ha criticato duramente l’aggressività del regime cinese (attacchi informatici e operazioni militari nei pressi di Taiwan). Bessent ha infine ribadito che l’obiettivo degli Stati Uniti non è la separazione economica dalla Cina, ma la riduzione dei rischi legati alle filiere mondiali. Ha richiamato le criticità emerse durante la pandemia, quando Pechino si è dimostrata un fornitore inaffidabile per semiconduttori, farmaci e altri beni essenziali, sottolineando la necessità di rendere più resilienti le catene di approvvigionamento.