Trump conferma la stima per Giorgia Meloni e prevede un accordo con l’Ue

di Emel Akan, Travis Gillmore, Giovanni Donato
17 Aprile 2025 20:55 Aggiornato: 18 Aprile 2025 16:22

Il presidente degli Stati Uniti ha ricevuto giovedì 17 alla Casa Bianca il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Entrambi i leader hanno espresso ottimismo sulla possibilità di raggiungere un accordo commerciale con l’Unione Europea.

Trump ha dichiarato di non avere «nessuna difficoltà a concludere un’intesa con l’Europa, o con chiunque altro perché – ha puntualizzato – noi abbiamo qualcosa che tutti vogliono». Il presidente americano ha poi minimizzato le preoccupazioni legate all’escalation dei dazi con la Cina: «Nessuno può competere con noi, nessuno» ha ribadito Trump aggiungendo poi: «Io sono certo che faremo un ottimo accordo con la Cina».

Giorgia Meloni, che si prevede avrà un ruolo chiave nel mitigare le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, ha mostrato fiducia nelle prospettive di dialogo: «Sono sicura che possiamo trovare un accordo, e sono qui per contribuire a questo obiettivo», ha dichiarato ai giornalisti prima di entrare nello Studio Ovale per un incontro con Trump.

Il presidente degli Stati Uniti ha ripetutamente espresso un notevole apprezzamento politico e una grande stima personale per il presidente del Consiglio italiano: «Sta facendo un lavoro straordinario in Italia. Siamo molto orgogliosi di lei».

Un funzionario della Casa Bianca, nel corso di una chiamata con i reporter per anticipare i temi dell’incontro, ha chiarito che Trump intende ribadire l’aspettativa che l’Italia, insieme agli altri Paesi dell’Ue, si comporti da partner commerciale affidabile: «Questa visita non si basa solo sull’ottimo rapporto bilaterale tra Stati Uniti e Italia, accomunati da interessi con gli alleati, ma anche sul ruolo della Meloni come figura di spicco in Europa e come voce che, su molte questioni come l’immigrazione e la guerra in Ucraina, è in gran parte allineata con il presidente»

«Giorgia Meloni sta assumendo un ruolo sempre più centrale nell’Unione Europea, e molti altri Stati apprezzano la sua leadership. Noi la consideriamo un’interlocutrice preziosa».

«Sappiamo di essere in una fase complessa» aveva dichiarato Giorgia Meloni questa settimana a Roma. «Sono pienamente consapevole di ciò che rappresento e di ciò che sto difendendo». In qualità di leader europeo, Giorgia Meloni ha l’opportunità di aprire la strada a negoziati commerciali più approfonditi e costruttivi tra Stati Uniti e Ue. E giova ricordare che il presidente del Consiglio italiano è stato l’unico capo di governo europeo presente all’insediamento di Trump a gennaio. Prima della cerimonia, Donald Trump aveva invitato la Meloni a Mar-a-Lago, dove i due avevano cenato insieme e partecipato a un panel con i sostenitori del presidente. «È davvero emozionante essere qui con una donna straordinaria: il presidente del Consiglio italiano», aveva detto Trump ai suoi ospiti, una donna che «ha conquistato» tutti, aveva poi aggiunto Trump.

L’UCRAINA E L’ARTICOLO 5 DELLA NATO

Durante l’incontro alla Casa Bianca, Giorgia Meloni potrebbe affrontare anche la proposta di estendere l’Articolo 5 della Nato all’Ucraina. A marzo, il presidente del Consiglio italiano ha suggerito di applicare l’impegno di difesa collettiva dell’alleanza a Kiev, senza che l’Ucraina diventi membro.

L’Articolo 5, pilastro della Nato, stabilisce che un attacco anche a un solo alleato sia considerato un attacco a tutti. La Meloni intende proporre un meccanismo basato sulla “partecipazione volontaria” all’interno della struttura Nato per proteggere l’Ucraina. Tuttavia, nostre fonti interne alla Casa Bianca riferiscono che questa idea non troverebbe il favore del presidente Trump.

LE BARRIERE NON DOGANALI

Giorgia Meloni potrebbe proporre a Trump un accordo “dazi zero”. Tuttavia, l’amministrazione Trump si concentra principalmente sulle barriere non doganali dell’Ue. Di recente, l’Europa ha offerto l’eliminazione dei dazi sui prodotti industriali, escludendo però l’agricoltura e mantenendo molte barriere di accesso al mercato diverse dai dazi, quali normative, standard fiscali, ambientali e persino di imballaggio, che sono state spesso criticate da diversi economisti per il modo in cui limitano di fatto le esportazioni americane.

Tomas Philipson, docente di politiche pubbliche all’Università di Chicago, ha evidenziato, in un recente editoriale, ad esempio il deficit commerciale di 117 miliardi di dollari nel settore biofarmaceutico, nonostante tale settore sia dominato dagli Stati Uniti: «Per decenni, i governi europei hanno sfruttato la ricerca e sviluppo americani imponendo rigidi controlli sui prezzi dei farmaci», controlli che funzionano appunto da barriere di accesso al mercato implicite e non immediatamente visibili, come invece sono i dazi. I leader europei accusano Trump di aver arbitrariamente iniziato una guerra commerciale ma, spiega il professor Philipson, «nel settore delle scienze della vita, è l’Europa ad aver iniziato il conflitto decenni fa, costringendo pazienti, contribuenti e aziende americani a sostenere i costi dei suoi sistemi sanitari socialisti».

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