Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è attesa questa sera a Washington. Domani sarà ricevuta alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con cui avrà un delicato confronto sui dazi. Mercoledì 9 aprile il capo della Casa Bianca ha sospeso per 90 giorni i «dazi reciproci», mantenendo in vigore un regime doganale del dieci per cento sulle importazioni da tutti i partner, inclusa l’Ue, tranne che la Cina, nei cui confronti i dazi sono lievitati al 145 per cento.
La minaccia dei «dazi reciproci» – cui vanno sommati i dazi del 25 per cento già annunciate su auto (e relativa componentistica), acciaio e alluminio – continua comunque a incombere sul futuro delle relazioni commerciali transatlantiche. E rischiano di far male in particolare all’Italia, le cui esportazioni verso gli Stati Uniti valevano 64,7 miliardi di euro nel 2024 (dati del ministero degli Affari esteri). La Meloni, forte di una certa affinità ideologica con la nuova amministrazione Usa, proverà a fare da apripista per negoziati commerciali tra Washington e Bruxelles con l’obiettivo, come ha detto scherzosamente, di arrivare a un risultato di «zero a zero», ovvero alla creazione di un’area di libero scambio transatlantica.
Qualora riuscisse a ottenere progressi concreti sul fronte dei dazi, il presidente del Consiglio potrebbe consolidare il ruolo dell’Italia quale ponte tra gli Stati Uniti e l’Europa, e in ambito comunitario far prevalere la posizione di Roma, improntata al dialogo con Washington, a quella più intransigente incarnata in particolare dalla Francia del presidente Emmanuel Macron.
Vista anche la complessità del compito, Palazzo Chigi sembra voler schermare dai riflettori la missione della Meloni. Al pomeriggio di oggi, 16 aprile, alla stampa non sono stati forniti elementi di inquadramento della visita a Washington, né indicazioni sull’agenda della presidente del Consiglio. Quel che è chiaro, tuttavia, è che la missione gode del sostegno del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ieri sera, alla vigilia della partenza, il capo dell’esecutivo comunitario ha avuto un colloquio con la Meloni, come riferito stamane dalla portavoce della commissione Arianna Podestà durante un incontro con la stampa a Bruxelles. Il presidente del Consiglio, da parte sua, ha rilasciato dichiarazioni sibilline nelle ultime ore: «Farò del mio meglio, consapevole di quello che rappresento e che sto difendendo», ha detto ieri intervenendo alla cerimonia di conferimento dei Premi Leonardo 2025 a Villa Madama.
All’evento ha partecipato anche il vicepremier e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, per il quale quella di Meloni a Washington potrebbe essere «una missione di pace». Nel frattempo, secondo il titolare della Farnesina, è stata già premiata la posizione «di buon senso e di dialogo» assunta dall’Italia e recepita a Bruxelles. «Non dobbiamo fermarci di fronte alle difficoltà e neanche farci spaventare: ha fatto più danni il panico che non la realtà delle cose. Nei momenti di difficoltà bisogna sempre stare calmi», ha dichiarato Tajani, che stamane è tornato sull’argomento a margine dell’evento Stati generali della lingua italiana. Giorgia Meloni, ha detto il ministro, «saprà far valere gli interessi dell’Italia».
«Come tutte le volte che si affrontano questioni delicate, sarà un incontro non facile» ma «credo che la credibilità dell’Italia in questo momento sia in crescita e anche negli Stati Uniti si rendono conto dell’importanza del nostro Paese» all’interno dell’Ue. L’obiettivo, ha ribadito Tajani, è «evitare una guerra commerciale». Per arrivarci, tuttavia, potrebbero finire sul tavolo diversi dossier.
Secondo l’edizione europea del portale di orientamento progressista Politico, la Meloni potrebbe offrire aperture su investimenti statunitensi in Italia, ma anche una linea più dura nei confronti della Cina. Si tratta di un argomento cui la Casa Bianca è estremamente sensibile. Il Wall Street Journal, citando «fonti informate delle discussioni», scrive che l’amministrazione Usa punta a sfruttare i negoziati sui dazi proprio come leva per isolare la Cina. L’obiettivo, sarebbe ottenere impegni utili a isolare l’economia cinese dagli oltre 70 Paesi che negozieranno una riduzione delle barriere commerciali e doganali imposte dalla Casa Bianca. L’amministrazione Trump chiederà a questi Paesi di non permettere il transito delle merci cinesi, di vietare alle aziende cinesi di stabilirsi sui loro territori per aggirare i dazi Usa, e di non assorbire i prodotti industriali a basso costo provenienti dal regime cinese. Queste misure mirano a colpire un’economia cinese già fragile, e a costringere Pechino a sedersi a sua volta al tavolo delle trattative da una posizione di debolezza in vista di un possibile incontro tra Trump e il segretario generale del Pcc Xi Jinping. Le richieste avanzate da Washington potrebbero variare notevolmente da Paese a Paese, a seconda del grado di interdipendenza con l’economia cinese.
Secondo le fonti citate dal Wall Street Journal, i funzionari Usa avrebbero già accennato a questa strategia nei colloqui preliminari con le delegazioni di alcuni Paesi. Lo stesso Trump, in un’intervista al programma televisivo in lingua spagnola Fox Noticias, ha dichiarato ieri che potrebbe valutare la possibilità di chiedere ai partner commerciali degli Stati Uniti di scegliere tra gli Usa e la Cina. Uno degli ideatori della strategia illustrata dal quotidiano statunitense sarebbe il ministro del Tesoro Scott Bessent, che ha assunto un ruolo di primo piano nei negoziati commerciali. Secondo fonti vicine alla questione, Bessent avrebbe presentato la proposta a Trump durante un incontro il 6 aprile a Mar-a-Lago, sostenendo che ottenere concessioni dai partner commerciali degli Stati Uniti potrebbe impedire a Pechino e alle sue aziende di eludere i dazi, i controlli sull’export e altre misure economiche varate dal governo degli Stati Uniti.
Quanto agli investimenti statunitensi in Italia, lo stesso Politico non esclude la possibilità che la Meloni a Washington incontri anche Elon Musk, con cui resta in sospeso il dossier Starlink. Il filo rosso che collega l’Italia e gli Stati Uniti proseguirà poi venerdì, 18 aprile, quando il nostro presidente del Consiglio riceverà a Palazzo Chigi il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance. A quanto appreso da Agenzia Nova, l’ipotesi che va per la maggiore è quella di una riunione allargata ai due vicepremier, Tajani e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini; ma significato politico è già ridimensionato dal precedente vertice a Washington tra la Meloni e Trump. Vance verrà in Italia con la famiglia anche per recarsi in Vaticano in occasione delle festività pasquali. Se le condizioni di salute del Pontefice lo renderanno possibile, il vicepresidente statunitense incontrerà Bergoglio.