Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che il piano per i nuovi Cpr (i centri di permanenza per i rimpatri) da distribuire nelle regioni italiane sta andando avanti, con l’obiettivo di realizzare almeno altri cinque nuovi siti entro la fine della legislatura. Due sono già in fase avanzata, con studi preliminari completati e l’affidamento per la costruzione previsto entro questa primavera. Questo piano non sostituisce i centri in Albania ma procede parallelamente, nell’ambito di una più ampia strategia di gestione dell’immigrazione e dei rimpatri che il Governo di Giorgia Meloni dimostra di voler attuare senza tentennamenti, nonostante le numerose difficoltà incontrate.
Il Piano per i Cpr in territorio italiano, spiega infatti il ministro dell’Interno, «sta andando avanti e non è stato sostituito dal centro in Albania. I cantieri di più immediata realizzazione sono cinque, di cui due di brevissimo affidamento» ha spiegato Piantedosi nel corso della conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio dei ministri del 28 marzo. «Il decreto varato oggi interviene sulla legge di ratifica del protocollo Albania rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente di Gjader, tra le altre, anche per le persone che possono essere trasferite dall’Italia, e non come prevedeva la legge di ratifica solo per quelle che venivano trasferite all’esito di operazioni di soccorso in mare».
Sebbene le località esatte dei cinque nuovi centri non siano ancora state rese pubbliche, sembra probabile che saranno in regioni che attualmente non dispongono ancora di tali centri. I nuovi Cpr avranno una capacità compresa tra 50 e 200 persone ciascuno, con strutture gestite “militarmente”.
I centri per migranti in Albania sono già operativi e pronti ad accogliere ulteriori immigrati, con funzioni che includono anche quelle di Cpr. Ma, come è noto, la loro piena operatività è attualmente sospesa in attesa di una sentenza della Corte di Giustizia Europea, che dovrebbe arrivare in estate. Il problema riguarda la definizione di “Paesi sicuri”: il Governo italiano ha regolarmente designato alcuni Stati come “sicuri” per trasferire i migranti, ma diverse decisioni della magistratura hanno invalidato il trattenimento dei migranti in Albania, rimandandoli in Italia. La Corte di Giustizia, ora sta quindi esaminando se un Paese possa essere considerato sicuro anche quando non lo sia per alcune categorie di persone.
OBIETTIVI DEL NUOVO PIANO CPR
Il Piano discusso il 28 marzo dal Consiglio dei ministri, mira a rafforzare il sistema di trattenimento per gli immigrati irregolari o clandestini in attesa di rimpatrio, con l’obiettivo di lungo termine di avere almeno un Cpr in ogni regione italiana.
Attualmente, i Cpr esistenti si trovano in Friuli, Lombardia, Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna, per un totale di 619 posti.
La capacità prevista per ciascun nuovo Cpr varierà tra 50 e 200 persone, con un finanziamento iniziale di 20 milioni di euro nel 2023 (10 milioni ciascuno dai bilanci di Difesa e Interno), più 1 milione annuo dal 2024 e 400 mila euro per costi preliminari nel 2023. I nuovi siti sono stati identificati in base a criteri come la distanza dai centri abitati, vicinanza agli aeroporti per facilitare i rimpatri, e l’uso di strutture esistenti come caserme o aree militari dismesse.