Salvini: no alle armi Sì alle infrastrutture strategiche

di Agenzia Nova
28 Marzo 2025 10:08 Aggiornato: 28 Marzo 2025 10:08

«La cosa vera è che qualcuno sta rallentando il processo di pace. A Bruxelles e a Parigi c’è chi continua a parlare di armi». Lo ha detto al Corriere della Sera Matteo Salvini, che non si riferisce a Giorgia Meloni, ieri nella capitale francese per la riunione dei ‘Volenterosi’: «Giorgia è a Parigi con un mandato comune, che è un no ai miliardi in armi e no a improbabili eserciti europei. Macron ha un disperato bisogno di visibilità ma non è cosa che ci riguardi».

Quella che il vicepremier sembra indicare è una via tutta italiana per fare fronte alle numerose crisi, ma la «linea del governo è saggia e prudente, Giorgia ha fatto bene a chiedere di coinvolgere gli Usa perché il dialogo con Washington è necessario». Certo, «ci sono anche note stonate, perché in un momento in cui sono in corso negoziati per la pace, c’è chi insiste col Piano Kallas da 40 miliardi in proiettili, c’è chi spinge il Piano Ursula da 800 miliardi in bombe e missili, c’è chi appoggia il Piano Macron che parla di guerra». Insomma, «mentre il mondo lavora per la pace ci auguriamo che qualcuno non voglia far saltare il tavolo».

Salvini è però convintissimo che «nessuno voterà mai un piano di riarmo nato morto: non ha capitoli, non ha fornitori, non ha un arco temporale… Aveva solo un titolo, “ReArm Ue, ma adesso von der Leyen lo chiama “Prontezza 2030”, una contraddizione in termini».

La prova che il ReArm andrà poco lontano, secondo il ministro, è suggerita dal fatto che «i tedeschi un piano se lo stanno facendo per conto loro con 500 miliardi in armi, il che non è mai una buona notizia». Eppure, non c’è soltanto il piano Ue. Lo stesso Trump, dando agli europei dei ‘parassiti’, sottolinea il fatto che non stiamo pagando ‘il canone’ della Nato: «Ma noi siamo assolutamente favorevoli a investire di più in sicurezza interna, aumentare la quota Nato non solo con le armi ma con la cyber-sicurezza e anche con le infrastrutture. Ci sono infrastrutture strategiche come i ponti. Non penso solo a quello sullo Stretto ma anche a quelli sul Po».

Del mettere sul capitolo Difesa anche i ponti, Salvini ha parlato con il commissario Fitto: «Non soltanto a Fitto, ma ai ministri dei Trasporti dei 27 Paesi Ue al summit di Varsavia. Se devo fare debito, lo faccio per sistemare le reti, i ponti sul Po sono miliardi. Il concetto penso sia passato». Netto invece il «no a fare altro debito per i proiettili mentre si sta trattando la tregua sul Mar Nero». Sbuffa Salvini: «Aveva ragione Bossi quando diceva che le manovre le avrebbero mandate da Bruxelles via fax».

Intanto, però, Trump ha introdotto i dazi sulle automobili. Salvini lo ammette senza problemi: «Chiaro che sono un danno. Ma va scongiurato con le trattative commerciali» ha concluso il leader leghista.

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