Ue: Freni, con il via libera al piano di riarmo il debito rischia un’impennata

di Agenzia Nova
18 Marzo 2025 12:01 Aggiornato: 18 Marzo 2025 15:10

Il piano europeo di riarmo arriva in Parlamento. La Lega voterà insieme a Fd’l e FI: «Sì – dice a Repubblica il sottosegretario al Mef del Carroccio, Federico Freni – la Lega non ha mai pensato a una risoluzione autonoma: siamo il collante della maggioranza. Strappi e litigi non ci appassionano. L’importante è avere le idee chiare sulla posizione da assumere nei confronti di questo piano». Quanto alle condizioni poste: «Non siamo al mercato. Nessuno vuole ricattare gli alleati. Capisco che per le opposizioni sia un concetto difficile da metabolizzare dato che voteranno in ordine sparso, ma per il centrodestra fare sintesi è naturale». Però Tajani è per il sì: «La Lega fa parte della maggioranza tanto quanto gli altri partiti che la compongono. Portare avanti le nostre idee è un dovere nei confronti dei cittadini che ci hanno votato. Di più: è nel Dna della Lega. Per noi – aggiunge – è inaccettabile un piano di riarmo da 800 miliardi finanziato a debito. Peraltro a oggi Rearm è solo una scatola vuota. Dovremmo indebitarci con la benda sugli occhi per ritrovarci poi a dover aumentare le tasse o a tagliare la spesa per la sanità?».

C’è un tema di difesa dell’Ue: «Nessuno mette in dubbio che la sicurezza dell’Europa, interna ed esterna, sia una priorità: la risoluzione lo dirà con grande chiarezza. Un’altra cosa è sostanziare la costruzione di una difesa comune. Vogliamo costruire infrastrutture che potremmo utilizzare anche in tempi di pace o spendere miliardi in munizioni proprio oggi che la pace sembra finalmente possibile?». No a Rearm perché aumenta il debito: «Il rischio è alto. Se dovessimo recepire l’indicazione di Rearm dovremmo mettere sul piatto 30-35 miliardi. In pratica una legge di bilancio per le armi, oltre ad altro debito da ripagare. Nella migliore delle ipotesi dovremmo ritardare l’inversione della curva del debito, nella peggiore ci ritroveremmo nel 2031 con un rapporto debito/Pil superiore a quello del 2024. È come scegliere tra la padella e la brace».

L’esclusione delle spese dal deficit è un sollievo: «Lo è, ma a un certo punto questa fase finirà e bisognerà rientrare nei vincoli europei. Chi pagherà per questo rientro? Gli italiani. Il punto è questo». ‘No alle armi, sì agli aiuti a famiglie e imprese’ non è solo uno slogan: «Noi che abbiamo la responsabilità di decidere come spendere i soldi pubblici, dobbiamo poter guardare negli occhi i cittadini ogni giorno. Voi ve la sentireste di dire loro che abbiamo preferito spendere in armi piuttosto che in sanità, in sostegno alle imprese e in aiuti alle famiglie? Io no, grazie. Non sono mica soldi regalati quelli a debito, forse è il caso di ricordarlo a chi ogni giorno millanta la sostenibilità di Rearm» conclude Freni.

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