Le minacce di bombe contro Shen Yun hanno conseguenze diplomatiche

di Redazione ETI/Petr Svab&Eva Fu
13 Marzo 2025 17:18 Aggiornato: 14 Marzo 2025 9:48

Decine di false minacce di bomba contro la compagnia di danza classica cinese Shen Yun sembrano far parte di una campagna sistematica di attività criminale del regime cinese sul suolo americano. Un problema che dovrà essere affrontato ai più alti livelli diplomatici, come hanno riferito diversi esperti a Epoch Times. L’ultima minaccia ha costretto all’evacuazione il Kennedy Center di Washington, nel giorno della prima dello spettacolo.

Shen Yun è da tempo un obiettivo primario del Partito comunista cinese, poiché mette in scena spettacoli di danza e musica di alto livello con il motto «La Cina prima del comunismo». È stata fondata da praticanti del Falun Gong, una minoranza religiosa brutalmente perseguitata dal Pcc dal 1999. «Le indagini sulle minacce di bomba, specialmente quando coinvolgono individui sospetti stranieri, sono gestite di norma dall’Fbi», ha affermato l’ex procuratore federale Nathan Williams. Esiste una legge federale secondo cui minacciare di far esplodere bombe è reato penale.

In questo caso le minacce arrivano con richieste di cancellazione degli spettacoli di Shen Yun. Alcune includono richieste di riscatto e altre hanno persino minacciato parlamentari degli Stati Uniti che sostengono il Falun Gong. «Quello che sta accadendo è una forma di estorsione e minacce di danni fisici, se non si accetta di cambiare comportamento o se non viene interrotta una certa forma di espressione» ha dichiarato Marc Ruskin, ex agente dell’Fbi e procuratore federale.

«L’estorsione è un crimine federale che prevede indagini e incriminazioni per gli autori». La maggior parte delle minacce tramite e-mail ha preso di mira teatri statunitensi e le strutture di Shen Yun nello stato di New York. Ma sono pervenute anche  alle compagnie di Shen Yun in diversi Paesi europei e a Taiwan. Diversi esperti di sicurezza informatica hanno detto a Epoch Times che provengono molto probabilmente dal Pcc.

Secondo Matthew Shoemaker, ex ufficiale dell’intelligence presso la Defense Intelligence Agency, data la portata internazionale del fenomeno, probabilmente indagheranno altre agenzie: «Almeno un paio di agenzie prenderanno questa questione seriamente», come la National Security Agency, che potrebbe aiutare a rintracciare gli autori delle e-mail. Anche il ministero potrebbe intervenire, data l’implicazione per le relazioni diplomatiche con la Cina, e il ministero del Tesoro, se emergesse una traccia finanziaria da seguire. «Se l’indagine confermasse il coinvolgimento del Pcc, la questione verrebbe probabilmente portata all’attenzione della Casa Bianca».

Shoemaker ha spiegato: «Vediamo che cosa sta facendo la Cina. Vogliamo rispondere in qualche modo subito o lasciamo correre per vedere se continueranno a procedere in questo modo? È a questo punto inizia a esserci un coinvolgimento a livello presidenziale».

Nicholas Eftimiades, esperto delle operazioni del Pcc all’estero, ha collegato le minacce alla più ampia strategia del Pcc di mettere a tacere gli oppositori e accrescere la propria influenza mondiale: «Si tratta di coercizione e intimidazione, ed è letteralmente la guerra senza limiti che il Pcc conduce contro il mondo». In un certo senso queste azioni equivalgono al terrorismo. Ha dichiarato a The Epoch Times: «Non costa loro assolutamente nulla farlo, mentre dall’altra parte si genera una totale interruzione delle attività, oltre alle implicazioni della minaccia per altre organizzazioni dissidenti. Per le vittime è psicologicamente logorante, è la logica del vecchio detto “uccidine uno, spaventa diecimila”».

CAMPAGNA STRUTTURATA

La campagna di sabotaggio di Shen Yun risale a quasi vent’anni fa, fin dalla sua fondazione, nel 2006. Il Falun Dafa Information Center ha documentato oltre cento episodi di interferenza da parte della Cina. I diplomatici cinesi fanno pressione sui teatri e sui politici che potrebbero assistere o sostenere lo spettacolo. Gli pneumatici dei loro autobus sono stati spesso tagliati, costringendo la compagnia a rafforzare la sicurezza 24 ore su 24. Ma negli ultimi due anni, gli attacchi si sono intensificati.

Nel dicembre 2022, il leader cinese Xi Jinping ha ordinato a diverse agenzie cinesi di attaccare con nuove tattiche a livello mondiale le entità legate al Falun Gong. In particolare con azioni legali e disinformazione per danneggiare la reputazione del Falun Gong. Due agenti cinesi hanno tentato di forzare la revoca dello status di organizzazione no-profit di Shen Yun corrompendo l’Irs. Una rete di account bot è apparsa sui social media occidentali per amplificare contenuti anti-Falun Gong. Secondo alcuni informatori, funzionari della pubblica sicurezza cinese sostengono due YouTuber molto attivi nello screditare il Falun Gong e Shen Yun.

Le minacce di bomba e di morte sono iniziate a marzo 2024: oltre al campus di Shen Yun e ai teatri, hanno preso di mira la più ampia diaspora di Falun Gong, avvertendo di possibili atti di violenza contro legislatori e funzionari del ministero che mostrano sostegno alla comunità perseguitata. Secondo Ruskin, l’entità della campagna — un governo straniero che «esporta comportamenti e attività criminali» negli Stati Uniti in modo «concertato, mirato e organizzato» — costituisce «una violazione molto grave delle norme internazionali» .

Marc Ruskin, ex agente speciale dell’FBI, New York City, 4 ottobre 2019 (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Shoemaker ha espresso un’opinione simile: «I cinesi a volte fanno queste cose come forma di sondaggio. Vogliono vedere quale sarà la nostra risposta. Vogliono vedere la risposta di un determinato governo, se ci sarà una risposta, quanto tempo ci metterà a reagire. Dovremmo mandare un messaggio chiaro, in questo caso ai cinesi “Non provateci mai”. In questo modo non andranno oltre».

Non è un caso che il regime scelga di attaccare Falun Gong e Shen Yun, ha detto il deputato Rich McCormick. «Perché mai dovrebbero preoccuparsi di qualcosa che è fondamentalmente intrattenimento? Perché racconta una storia» ha detto a Epoch Times. Chiunque abbia assistito allo spettacolo «si rende conto che esistevano una storia e una cultura prima del comunismo. Cosa vuole il Pcc? Vuole cose che rafforzino il suo potere, vuole essere considerato il salvatore. Ecco perché si sente minacciato da questo». Qualsiasi dittatura o regime autoritario che voglia mantenere il potere cercherebbe prima di sconfiggere la religione o di costringerla ad allinearsi al suo dominio, ha aggiunto: «Perché altrimenti minaccia il loro potere: se Dio può essere più potente di loro, non lo vogliono».

Il rappresentante Rich McCormick
Il deputato Rich McCormick a Capitol Hill, 12 ottobre 2023 (Madalina Vasiliu/The Epoch Times)

John Lenczowski, ex consigliere per gli affari sovietici del presidente Ronald Reagan, ha concordato sul fatto che l’ideologia sia «il cuore della questione. Si sta sfruttando l’apertura della nostra società. E dobbiamo costruire una maggiore protezione» ha detto a Epoch Times.

INDAGINE INTERNAZIONALE

Alcune email minatorie indirizzate a Shen Yun sono state inviate da indirizzi appartenenti al ministero della Giustizia di Taiwan. I metadati delle email, esaminati da Epoch Times, hanno mostrato che i messaggi sono stati elaborati dai server del ministero stesso, il che indica che qualcuno ne ha avuto accesso. Tuttavia, secondo esperti di sicurezza informatica tutte le informazioni sui metadati possono essere falsificate.

Ma ritengono anche che falsificare i dati di più server del Ministero di Taiwan, sembra superfluo se l’intento fosse solo quello di sabotare Shen Yun. «Sarebbe uno sforzo eccessivo per un individuo che semplicemente ha un problema con Shen Yun» ha detto Casey Fleming, esperto di sicurezza informatica e Ad di Black Ops Partners. Dall’analisi condotta, ha concluso che il Pcc sia il colpevole più probabile. «Come prima cosa bisogna chiedersi chi ha più da guadagnare, chi ha il motivo più forte, e la risposta più probabile è il Pcc» ha detto in una precedente intervista.

Gary Miliefsky, uno dei fondatori del ministero della Sicurezza Interna, ha espresso un’opinione simile: «Se cammina come un’anatra, se starnazza come un’anatra, se sembra un’anatra, probabilmente è un’anatra. Non voglio entrare nella politica internazionale, ma è ovvio che la fonte non è Taiwan».

Eftimiades ha affermato che l’uso delle impronte digitali della Giustizia di Taiwan è segno un’operazione più grave. «Può indicare un maggiore coinvolgimento ufficiale del governo cinese». Anche le email provenienti da indirizzi falsificati possono essere rintracciate, hanno spiegato gli esperti, anche se per l’Fbi l’indagine diventa più complessa quando la pista porta all’estero. «Quando si entra nel territorio dei server internazionali e criptati, diventa un po’ più difficile ottenere le prove» ha detto Williams.

Il bureau ha rappresentanti nelle ambasciate statunitensi di tutto il mondo che coordinano le indagini internazionali con la polizia locale, ha spiegato Ruskin. Ma ci sono poche possibilità che la Cina sia disposta a collaborare. È qui che entrerebbe in gioco la comunità dell’intelligence. Le agenzie di intelligence che operano all’estero hanno «un modo diverso di ottenere informazioni» rispetto a quelle a disposizione dell’Fbi sul territorio nazionale, ha detto Williams.

Shoemaker ha confermato: «Più sei sofisticato e più risorse hai a disposizione, più è facile mascherare le tracce, oppure è più semplice seguirle. Ci vorranno solo più tempo e più risorse». Il problema è che, se l’Fbi identifica i responsabili, potrebbe non essere in grado di utilizzare quelle prove in tribunale. «Spesso ci si scontra con problemi di classificazione» ha detto Williams. La comunità dell’intelligence potrebbe non voler rivelare le proprie informazioni, soprattutto se il responsabile si trova in Cina, dove le possibilità di estradizione negli Stati Uniti sono nulle. Tuttavia, ciò non significa che le azioni debbano restare impunite, hanno detto gli esperti.

PRESSIONE DIPLOMATICA

Anche se i criminali dietro le minacce di bomba non venissero incriminati, se l’indagine confermasse il coinvolgimento del Pcc, il governo degli Stati Uniti potrebbe voler affrontare la questione a livello diplomatico, hanno affermato gli esperti. «Esiste un’ampia gamma di possibili azioni diplomatiche che si possono intraprendere a seguito di questo tipo di attività» ha detto Eftimiades. Denunciare il coinvolgimento del Pcc sarebbe un primo passo, ha sottolineato. «C’è tutta una logica legata alla pubblica umiliazione, in particolare nei confronti di individui o governi che si rendono protagonisti di questi atti».

A livello diplomatico, il governo degli Stati Uniti non ha bisogno di dimostrare la colpevolezza del Pcc al di là di ogni ragionevole dubbio, come avverrebbe in un caso penale, ha spiegato Williams. Può basarsi su valutazioni dell’intelligence e rapporti investigativi senza dover rivelare le informazioni riservate sottostanti. Le operazioni informatiche del Pcc sono spesso gestite tramite aziende tecnologiche cinesi, ha affermato Eftimiades. «Si possono denunciare e sanzionare queste aziende». Anche i funzionari del Pcc possono essere sanzionati. Se i responsabili si trovassero improvvisamente impossibilitati a lasciare la Cina per paura di essere arrestati, questo potrebbe rappresentare un «cambiamento significativo».

Recentemente, le autorità statunitensi hanno investito maggiori risorse per contrastare la repressione del regime cinese contro i dissidenti negli Stati Uniti. Due uomini coinvolti nella corruzione di un funzionario del Fisco Usa sono stati condannati. Il ministero della Giustizia ha perseguito un ingegnere che raccoglieva informazioni sui praticanti del Falun Gong e su altri obiettivi; sono stati incriminati hacker accusati di aver rubato informazioni su oppositori al regime di Pechino residenti negli Stati Uniti, così come cittadini di etnia cinese accusati di gestire una stazione di polizia segreta a New York.

Il ministero ha condannato la campagna contro Shen Yun: «Condanniamo tali atti di intimidazione e chiediamo la tutela del diritto alla libertà di espressione» ha dichiarato un portavoce a Epoch Times, aggiungendo che il ministero esorta «il Partito comunista cinese a porre fine alla sua campagna, ormai venticinquennale, per annientare il Falun Gong». Tuttavia, gli esperti che monitorano gli abusi del regime affermano che sono necessarie ulteriori azioni, altrimenti Pechino potrebbe diventare ancora più agguerrita.

«Questo è uno schema che potrebbe essere utilizzato contro chiunque» ha detto Levi Browde, direttore esecutivo del Falun Dafa Information Center, in un webinar tenuto a marzo. Coercizione e intimidazione da parte di Pechino non sono affatto una novità, ha affermato Eftimiades «i dissidenti convivono con questo da decenni. Forse ora il mondo sta iniziando a notarlo».

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