Mi sono svegliata questa mattina e, prima ancora di lavarmi i denti o di fare colazione, ho cambiato i pannolini. Ho pulito sederini. Ho allattato un bambino. Ho tenuto il mio bambino di cinque anni affinché potesse regolare le sue emozioni. Niente di quello che ho fatto stamattina riguardava il mio corpo, la mia scelta. In effetti, essere una moglie e una madre significa accettare che il tuo corpo non è più solo tuo — diventa parte di qualcosa di più grande. Appartiene, in un certo senso, alle persone che dipendono da te: a mio marito, con cui condivido un patto; ai miei figli che sono stati concepiti nel mio grembo e ora trovano nutrimento e conforto nelle mie braccia.
Quando diciamo alle ragazze, ripetutamente, che il loro corpo appartiene solo a loro, le stiamo preparando ai sacrifici immensi della maternità? Le stiamo preparando alla realtà di donarsi agli altri? O le stiamo educando a credere che il loro comfort, la loro comodità e la loro autonomia personale dovrebbero venire prima di ogni altra cosa — compresa la loro famiglia e, infine, Dio?
Indipendentemente da dove si trovi una persona riguardo all’aborto, la frase «il mio corpo, la mia scelta» è diventata un mantra culturale che condiziona le donne a dare priorità all’io rispetto al tutto. Dice loro che il bene supremo è la libertà personale, piuttosto che il sacrificio di sé. Insegna che i loro desideri e bisogni dovrebbero venire prima dei loro doveri e obblighi. Alimenta una visione della vita egoista e transazionale che è completamente in contrasto con la realtà della maternità.
Se dovessi dire a mia figlia di 7 anni che «il tuo corpo, la tua scelta» significa che le sue decisioni dovrebbero sempre riguardare i suoi bisogni e desideri, le starei inculcando l’idea che tutto ruota attorno a lei. Ma la maternità è una chiamata che richiede una disponibilità a rinunciare — mettere gli altri al primo posto, dare quando non hai voglia di dare, superare la stanchezza e la frustrazione e esserci, giorno dopo giorno, per le piccole anime che dipendono da te.
Hai mai provato a spiegare l’aborto a un bambino di 8 anni? È quasi impossibile: «Ma come mamma?! Alcune persone non vogliono i loro bambini, quindi li aspirano con un aspirapolvere?!».
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