Un giudice federale ha respinto il tentativo di Elon Musk di bloccare la transizione di OpenAI da organizzazione no-profit a quello di società a scopo di lucro. Musk ha presentato delle email come prove, ma «la Corte considera le email insufficienti a soddisfare l’elevato standard richiesto per un’ingiunzione preliminare e ritiene incerta la probabilità di successo nel merito della causa» ha dichiarato il giudice Yvonne Gonzalez Rogers.
Musk sostiene che Sam Altman, fondatore di OpenAI, lo abbia ingannato perché, mentre chiedeva donazioni, presentava OpenAI come un’organizzazione no-profit che avrebbe fornito dati open-source sull’intelligenza artificiale, per poi successivamente orientarsi verso un’attività a scopo di lucro.
In una email, Altman ha scritto che la tecnologia sarebbe stata di proprietà di una fondazione e «usata per il bene del mondo».
Gli avvocati di Musk hanno dichiarato che le sue donazioni erano subordinate al mantenimento di OpenAI come no-profit. Gli avvocati di Altman, di contro, hanno sostenuto che non ci sono prove che le donazioni siano state destinate a questo scopo. «Le email non dimostrano nulla da sole. La controprova degli imputati invece implica che Musk stesso abbia considerato la possibilità di trasfomrare OpenAI in una società a scopo di lucro» ha commentato il giudice Rogers.
Il giudice ha deciso che «Considerato l’interesse pubblico coinvolto e il possibile danno derivante da una conversione illegale, la Corte è disposta ad accelerare il processo all’autunno del 2025, limitandosi a questa richiesta e, potenzialmente, a quelle connesse basate sul contratto».
OpenAI ha accolto con favore la decisione del giudice, sostenendo che la causa di Musk, che ha lanciato la startup rivale xAI nel 2023: «è sempre stata una questione di competizione».
Marc Toberoff, avvocato di Musk, si dice soddisfatto che il giudice abbia proposto un procedimento accelerato: «Noi non vediamo l’ora che una giuria confermi che Altman ha accettato le donazioni di Musk sapendo perfettamente che dovevano essere usati per il bene pubblico e non per il suo arricchimento personale».