Il tramonto di Esg e Dei, le politiche di diversità, equità e inclusione sono un bluff?

di Redazione Eti/Kevin Stocklin
18 Febbraio 2025 11:33 Aggiornato: 7 Marzo 2025 10:29

Le politiche “ambientale, sociale e di governance”, Esg, e le politiche di diversità, equità e inclusione, Dei, sono moribonde ma non morte secondo gli osservatori: «La loro fine è inevitabile, ed è stata accelerata», ha dichiarato David Bahnsen, direttore degli investimenti del Bahnsen Group ed ex gestore patrimoniale presso Morgan Stanley ma «non sono ancora finite». Il movimento Esg è iniziato due decenni fa con un’iniziativa delle Nazioni Unite, delineata in un documento del 2004 intitolato Who Cares Wins, con l’obiettivo di allineare le aziende private agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu.

Questi obiettivi includevano l’azione per il clima e l’equità di genere e razziale, in linea con tendenze aziendali come il «capitalismo consapevole» e il «capitalismo degli stakeholder», che hanno reindirizzato le imprese dal semplice servizio agli azionisti a un modello che coinvolge anche dipendenti, comunità e ambiente.

I gestori patrimoniali e il mondo della finanza in generale, hanno dato al movimento Esg un peso determinante sulle aziende, poiché detengono collettivamente circa l’80% delle azioni delle società dell’S&P 500. Subito dopo la sua introduzione, l’Esg è stato sostenuto da 23 istituzioni finanziarie, che rappresentavano collettivamente più di 6 mila miliardi di dollari di asset all’epoca.

La maggior parte delle principali banche, società di gestione patrimoniale e compagnie assicurative ha rapidamente aderito ai club climatici sponsorizzati dall’Onu, tra cui la Net Zero Banking Alliance, la Net Zero Asset Managers Initiative e la Net Zero Insurance Alliance. A questo è seguita la proliferazione di agenzie di rating Esg, consulenti, revisori contabili e altre entità dedicate a misurare la conformità delle aziende ai criteri Esg.

Venti anni dopo, il vento sembra essere cambiato. Nel 2024, metà dei membri della Net Zero Insurance Alliance ha abbandonato, mentre la Net Zero Asset Managers Initiative ha sospeso le sue attività a gennaio dopo le defezioni di alcuni dei suoi membri più importanti, tra cui BlackRock.

Un’ordinanza della Securities and Exchange Commission, l’autorità di vigilanza della Borsa Usa, del 2024, che obbligava le società quotate in borsa a produrre report certificati sulle loro emissioni di Co₂ e sui piani di riduzione, ha subito una valanga di ricorsi in tribunale ed è stata recentemente accantonata. Sul fronte della giustizia sociale, molte aziende hanno annunciato il ridimensionamento dei loro programmi di diversità: «L’Esg è in fase di declino», ha dichiarato Daniel Cameron, Ad della 1792 Exchange, un’organizzazione no profit di analisi finanziaria, «l’anno scorso molte aziende iconiche hanno abbandonato in particolare il Dei».

Le aziende che stanno facendo marcia indietro sui programmi di diversità includono Amazon, Google, Target, Meta, Walmart, Boeing, Molson Coors, Lowe’s, Ford, Toyota, Harley-Davidson, Jack Daniel’s, Caterpillar, John Deere, McDonald’s, Nissan, Stanley Black & Decker e Tractor Supply.

Ma alcuni esperti ritengono che questa tendenza sia solo una questione di rebranding: «Boeing, che ha appena eliminato il suo dipartimento Dei, ha specificato nel comunicato stampa che nessuno è stato licenziato; i dipendenti sono stati ridistribuiti in altre funzioni all’interno dell’azienda», ha dichiarato Will Hild, direttore esecutivo di Consumers’ Research e critico di lunga data dell’Esg. Molte aziende, tra cui Apple, Cisco, Costco, Microsoft, Delta Airlines e JPMorgan Chase, hanno difeso i loro programmi Dei, affermando che li manterranno in qualche forma.

Tim Schwarzenberger, gestore di portafoglio presso Inspire Investing, dice che l’idea che «il Dei sia morto o in fin di vita» è sbagliata: «Ho parlato con un’importante compagnia energetica, con il loro direttore della diversità, e la loro carriera dipende da questo». I sostenitori ritengono che i principi dell’Esg siano stati ingiustamente attaccati.

Larry Fink, AD di BlackRock ed ex fervente sostenitore dell’Esg, nel 2023 ha dichiarato di non usare più il termine perché è stato «politicizzato e strumentalizzato».

«Il Dei non è un sinonimo della ‘S’ [ossia sociale, ndr] in Esg», ha dichiarato Julie Anderson, docente di management presso la Kogod School of Business dell’American University: «Quando mi riferisco alla ‘S’, io parlo di lavoro, salute e diritti umani. «La politica ha intenzionalmente distorto questa categoria, trasformandola in una questione di genere e razza, che rappresenta solo una piccola parte di ciò che realmente è».

Secondo uno studio della Harvard Law School del novembre 2024, il numero di proposte degli azionisti su temi ambientali e sociali è aumentato negli ultimi dieci anni, superando quelli su governance e retribuzioni che avevano dominato il dibattito a metà degli anni 2010. Nel 2024, il 62% delle proposte riguardava questioni ambientali e sociali, rispetto al 44% del 2014. Tra il 2020 e il 2022, il numero di queste proposte è aumentato del 57%, raggiungendo un record di 610 nel giugno 2024.

Ma resta il fatto che è cambiato l’atteggiamento dei più potenti gestori patrimoniali statunitensi, che sembrano meno inclini a sostenere tali proposte durante le votazioni assembleari. Un rapporto di gennaio della società di ricerca Morningstar ha rilevato che il supporto dei gestori patrimoniali statunitensi per queste proposte ha toccato il minimo degli ultimi cinque anni nel 2024. Inoltre, ha evidenziato una forte divergenza tra i gestori patrimoniali statunitensi ed europei. Mentre il sostegno negli Stati Uniti è diminuito, il rapporto afferma che «il supporto medio per risoluzioni ambientali e sociali significative da parte dei maggiori gestori patrimoniali europei è costantemente vicino al 100%».

Il tesoriere dello Utah, Marlo Oaks, critico dell’Esg, ha chiesto leggi e regolamenti per «rendere significativamente più difficile utilizzare il sistema di voto per procura per portare avanti agende politiche» e per creare responsabilità per i gestori patrimoniali che «votano per risoluzioni non nell’interesse economico degli azionisti», e l’agenda Esg si sta spostando sempre più al di fuori del processo di voto assembleare: «molte delle pressioni aziendali avvengono a porte chiuse, attraverso incontri di engagement, in modo che ci sia poca trasparenza e responsabilità».

Alcuni analisti ritengono che il sostegno all’Esg e al Dei non sia mai stato profondamente radicato tra molti dirigenti aziendali. Bahnsen crede che la maggior parte delle aziende non vi sia mai stata «ideologicamente impegnata», perché in fondo era tutto «marketing, conformismo e paura. E in molti casi semplice ostentazione».

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