Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo il 5 febbraio che mette fine alla partecipazione degli “uomini che si sentono donne” negli sport femminili. L’ordine mira ad applicare le norme federali varate nel 1972 in materia di parità per i programmi di atletica femminile. «Con questo ordine esecutivo la guerra agli sport femminili è finita» ha detto Trump mentre firmava il decreto circondato da decine di giovani atlete, «D’ora in poi, gli sport femminili saranno solo per le donne». Il presidente americano ha affermato che la sua amministrazione sta ripulendo la nazione dalla «follia woke» che ha messo le atlete in pericolo. «Le azioni che stiamo intraprendendo oggi sono le ultime di un’ampia azione per riprenderci la nostra cultura e le nostre leggi, dopo la crociata della sinistra radicale contro la realtà biologica».
La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha sottolineato i recenti sondaggi che mostrano un ampio sostegno, persino tra i democratici, al fatto che uomini e donne non gareggino insieme. Trump vuole dare alle donne pari opportunità in termini di sicurezza, correttezza e privacy. Il suo ordine sottolinea i benefici dell’atletica per le ragazze, tra cui una maggiore autostima e meno casi di uso di droghe, obesità e gravidanze adolescenziali. In tutta la nazione, le regole si applicano alle scuole dell’obbligo e alle università che ricevono finanziamenti federali. Gli istituti che non si adegueranno saranno sottoposti a indagini da parte del ministero dell’Istruzione col rischio di perdere i finanziamenti federali.
LE CONSEGUENZE DELLE POLITICHE WOKE SULLO SPORT FEMMINILE
L’amministrazione Trump sta collaborando con diversi enti sportivi per identificare i modi per tutelare le donne nello sport. Oltre 7 mila atlete universitarie americane hanno richiesto che gli atleti maschi vengano rimossi dalle loro competizioni. Quasi 900 medaglie negli sport femminili sono state assegnate a concorrenti maschi negli ultimi anni, sottolinea la Casa Bianca, costando alle ragazze opportunità di borse di studio e importanti traguardi, anche mentali ed emotivi. Gli atleti che si identificano come transgender hanno ottenuto 3.500 vittorie e sfidato le donne in 11.000 competizioni, ha detto Trump.
Il Presidente poi ha premiato Riley Gaines, 12 volte campionessa americana di nuoto universitario, che per anni ha combattuto per il movimento per i diritti delle donne nello sport, dopo essere stata costretta a competere contro un atleta maschio ed essere stata privata del primo posto, a favore di un “uomo che si sentiva donna”, nonostante la gara fosse finita a pari merito. Riley Gaines è una bandiera dei diritti delle donne nello sport, e negli ultimi anni ha subito numerose aggressioni (verbali ma anche fisiche) e il linciaggio mediatico, per aver sostenuto che uomini e donne debbano gareggiare in categorie separate.

In alcuni casi, delle ragazze sono state vittime di aggressioni sessuali perché erano costrette a fare la doccia e a condividere gli spogliatoi con atleti maschi. Nel 2022, un giocatore di pallavolo maschio transessuale, in una partita di liceo in North Carolina ha colpito violentemente alla testa la giocatrice, allora diciassettenne, Payton McNabb quasi uccidendola. La giovane ha subito una grave lesione al collo, una commozione cerebrale, la perdita permanente della vista e una paralisi parziale del lato destro del corpo.