Il regime cinese è sempre più proiettato a est: al summit di Tianjin, Xi Jinping ha chiesto al primo ministro indiano Narendra Modi di rafforzare la cooperazione tra India e Repubblica Popolare Cinese, esortandolo a mettere da parte le controversie di confine che da decenni avvelenano i rapporti tra i due Stati. Evidentemente, il regime cinese vuole “approfittare” delle tensioni innescate dalla politica dei dazi statunitensi, per creare un fronte unito anti-occidentale. Con quanto successo, resta da vedere.
Se India e Cina si considereranno «partner» anziché «rivali», ha detto il Segretario generale del Partito comunista cinese, i rapporti tra i due Paesi potranno «prosperare e avanzare con stabilità». Il primo ministro indiano ha risposto sottolineando «l’importanza della pace e della tranquillità nelle aree di confine per lo sviluppo continuo delle relazioni bilaterali», secondo la nota diffusa dall’India.
Modi si trova in Cina per la prima volta dopo lo scontro sulla linea di confine del 2020 (nella regione himalayana di Galwan) che ha causato la morte di almeno venti soldati indiani e di un numero imprecisato di soldati cinesi. L’episodio aveva inasprito le già esistenti tensioni, congelando di fatto la maggior parte delle aree di cooperazione. I primi segni di disgelo erano arrivati nell’ottobre 2024 (quindi prima dell’elezione di Trump) quando i due Paesi hanno raggiunto un accordo sulle pattuglie di confine in vista di un incontro tra Modi e Xi a margine del vertice Brics in Russia.
In luglio, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar si era recato in viaggio ufficiale a Pechino, mentre il capo della diplomazia cinese Wang Yi ha recentemente visitato Nuova Delhi per incontrare Modi e alti funzionari indiani.
La visita di Modi in Cina arriva meno di una settimana dopo l’entrata in vigore del dazio aggiuntivo del 25 per cento imposto dagli Stati Uniti all’India in risposta agli acquisti massicci di petrolio russo da parte di Nuova Delhi, in violazione delle sanzioni contro la Russia. Modi ha definito l’azione di Washington «ingiustificata» e «irragionevole».
Durante l’incontro con Xi, Modi ha mandato diversi “messaggi”, dicendo che sia India sia Cina perseguono una «autonomia strategica» e che i rapporti tra i due Paesi «non devono essere visti attraverso la lente di un terzo Paese», e ha enfatizzato «la necessità di procedere in una direzione politica e strategica per espandere i legami commerciali e di investimento bilaterali», affrontando al contempo il deficit commerciale dell’India con la Cina, ha precisato l’ufficio del premier indiano. La Cina ha superato gli Stati Uniti diventando il principale partner commerciale dell’India nell’anno finanziario 2023-2024, concluso a marzo. Ma l’India ha seri problemi per il suo deficit commerciale con la Cina, che nell’ultimo esercizio fiscale è salito a 99,2 miliardi di dollari, secondo i dati commerciali di Nuova Delhi. La visita di Modi indica che Nuova Delhi resta fedele al suo approccio diplomatico di “non allineamento” (almeno apparentemente),
Modi si trova a Tianjin, città portuale vicina a Pechino, per partecipare al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, un’alleanza regionale che, secondo analisti taiwanesi, rappresenta una piattaforma con cui il Partito comunista cinese mira a proiettare la propria influenza in Asia centrale. La Cina ha fondato questo “forum” nel 2001 insieme a Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, tutti ex repubbliche sovietiche. India e Pakistan sono diventati membri a pieno titolo del blocco nel 2017, nonostante le storiche rivalità che dividono i due Stati. L’Iran si è unito nel 2023, seguito dalla Bielorussia, stretta alleata della Russia, ammessa nel 2024. Evidente quindi, la chiave anti occidentale di questa alleanza allargata.
Attraverso il vertice di quest’anno, il regime comunista cinese intende rafforzare la “cooperazione” con il Sud del mondo, un insieme di Stati che, nelle intenzioni di Pechino, dovrà in futuro gravitare sempre più vicino alla Repubblica Popolare Cinese.
Il vertice di Tianjin si svolge pochi giorni prima della parata militare del 3 settembre, che il Pcc metterà in scena per celebrare la fine della Seconda guerra mondiale: il regime metterà in bella mostra le armi più avanzate di cui è in possesso, e Xi dovrebbe pronunciare un discorso dalla tribuna della Porta di piazza Tienanmen. Vladimir Putin e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian dovrebbero partecipare alla parata. Modi, invece, non figura tra i ventisei leader stranieri che la Cina ha indicato come presenti all’evento. «Il messaggio di Modi è attentamente calibrato: partecipare al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai ma saltare la cerimonia del Pcc del 3 settembre, segnalando che persistono differenze fondamentali tra Nuova Delhi e il Pcc» ha commentato un analista a Epoch Times Usa. Continuando con gli equilibrismi indiani, il bilaterale fra Modi e Xi a Tianjin è avvenuto due giorni dopo che Modi stesso e il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba avevano concordato di rafforzare la cooperazione in ambito commerciale, militare e in altri settori, in un incontro a Tokyo.