Wsj: accordo con l’Ue vittoria per Trump

di Agenzia Nova
29 Luglio 2025 14:26 Aggiornato: 29 Luglio 2025 14:50

L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea raggiunto lo scorso fine settimana rappresenta una vittoria significativa per il presidente Donald Trump, segnando un punto di svolta nelle relazioni commerciali attraverso l’Atlantico e un riconoscimento da parte dell’Ue che la nuova impronta protezionistica delle politiche commerciali di Washington è un mutamento strutturale inevitabile. È quanto si legge in una analisi pubblicata dal quotidiano statunitense Wall Street Journal, che ripercorre i negoziati culminati nell’accordo annunciato in Scozia da Trump e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Dopo mesi di negoziati, le parti hanno raggiunto un’intesa che prevede un aumento degli investimenti europei negli Stati Uniti e un alleggerimento dei dazi su alcune importazioni statunitensi. Il compromesso riflette secondo il quotidiano un cambiamento nell’approccio europeo, che da una posizione inizialmente conflittuale si è orientato verso la mitigazione dei danni causati dai dazi, accettandoli anziché tentare di eliminarli del tutto. «I dazi del 15 per cento sono certamente una sfida per alcuni», ha ammesso von der Leyen annunciando l’accordo.

«Ma non dobbiamo dimenticare che viene mantenuto l’accesso del blocco al mercato statunitense».L’accettazione da parte dell’Ue di un dazio lineare del 15 per cento sulle proprie esportazioni rappresenta un netto cambio di rotta rispetto all’iniziale strategia di Bruxelles. Dopo l’imposizione da parte di Trump nel marzo 2025 di dazi del 25 per cento su acciaio e alluminio, l’Unione aveva preparato contromisure che includevano tariffe su prodotti statunitensi come burro di arachidi e motociclette Harley-Davidson, scelti per massimizzare la pressione politica sul presidente statunitense. Stando al Wall Street Journal, la leadership europea guardava all’accordo tra Regno Unito e Stati Uniti, che aveva fissato i dazi al 10 per cento – la soglia minima voluta da Trump a livello globale – come risultato minimo da conseguire nell’ambito delle trattative con Washington. Con il tempo però l’Ue avrebbe invece cominciato a considerare il 10 per cento come il miglior risultato possibile, soprattutto dopo aver appreso che l’amministrazione Trump guardava con interesse ai ricavi fiscali generati dai dazi, e che dunque non era disposto a rinunciarvi del tutto.Stando al Wall Street Journal, durante l’intero processo negoziale il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic è stato fondamentale nel guidare i colloqui politici con gli Stati Uniti, viaggiando sette volte a Washington e dedicando oltre 100 ore a incontri, telefonate e videochiamate con i funzionari Usa. Secondo il quotidiano, circa una settimana prima dell’incontro tra Trump e von der Leyen in Scozia Sefcovic trascorse metà di un lungo viaggio in auto parlando al telefono con il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer, cercando in contemporanea punti Wi-Fi per accedere ai documenti necessari per le trattative. La svolta nei negoziati sarebbe giunta a maggio, quando Trump minacciò l’introduzione di un dazio del 50 per cento sull’Ue, sostenendo che «le nostre discussioni non stavano portando da nessuna parte».

Dopo una telefonata con von der Leyen, Trump sospese la minaccia, mentre l’Ue mutò la propria strategia presentando una proposta che includeva un aumento degli acquisti di prodotti energetici statunitensi e una riduzione dei dazi su alcune importazioni statunitensi.Il rappresentante commerciale Greer definì a giugno la proposta europea «un punto di partenza credibile». Tuttavia, il 12 luglio Trump espresse l’intenzione di applicare dazi del 30 per cento all’Ue dal mese di agosto, sorprendendo gli europei che credevano di essere vicini a un accordo. In vista dell’incontro in Scozia, Sefcovic cercò secondo il Wall Street Journalanche la consulenza dal capo negoziatore giapponese, Ryosei Akazawa, per comprendere meglio cosa aspettarsi, scoprendo che i colloqui finali sui dazi tra Giappone e Stati Uniti si erano spinti ben oltre discussioni superficiali, entrando nei dettagli dell’intesa. L’Ue sarebbe dunque giunta all’incontro di Glasgow dopo un meticoloso lavoro preparatorio, discutendo quale messaggio fosse più efficace da presentare a Trump, assieme a dati concreti, inclusi esempi di investimenti previsti da aziende europee negli Stati Uniti. L’accordo annunciato in Scozia – conclude il quotidiano – testimonia dunque un riconoscimento implicito della permanenza della politica tariffaria statunitense e un adattamento dell’Ue a questa nuova realtà, puntando a salvaguardare i propri interessi commerciali e a rafforzare i legami economici con gli Stati Uniti, pur accettando un compromesso sulle aliquote tariffarie.


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