Hamas continua a uccidere, sia palestinesi che israeliani. A Washington e Gerusalemme si preparano le contromosse per evitare che la pace salti.
Un portavoce delle forze armate israeliane ha dichiarato ieri, 19 ottobre, in serata: «in conformità con le direttive del livello politico, e dopo una serie di gravi attacchi, le Idf hanno iniziato a rafforzare il cessate il fuoco, dopo che era stato violato dall’organizzazione terroristica Hamas. Le Idf continueranno a far rispettare l’accordo e a rispondere con forza a qualsiasi ulteriore violazione».
Gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza sono iniziati ieri in seguito a un attacco nella zona di Rafah, in cui due soldati israeliani sono rimasti uccisi da Hamas. I militari israeliani hanno risposto contrattaccando decine di obiettivi dell’organizzazione terroristica, tra cui un tunnel lungo sei chilometri in precedenza usato per tenere ostaggi e ora utilizzato come quartier generale dove pianificare gli attacchi contro i militari israeliani.
Secondo le fonti di Epoch Israele, l’amministrazione Trump ha lavorato intensamente ieri sera con Israele e i mediatori per impedire che il cessate il fuoco saltasse del tutto, mettendo in imbarazzo il presidente degli Stati Uniti e compromettendo la (flebile) speranza di pace scaturita dalla mediazione americana. Alti funzionari dell’amministrazione Trump hanno perciò esortato Gerusalemme a evitare un’ulteriore escalation. Secondo le stesse fonti, Donald Trump è ben consapevole del fatto che Hamas abbia violato il cessate il fuoco e l’accordo per il rilascio dei corpi degli ostaggi, ma il presidente americano sarebbe interessato a mantenere aperto un canale diplomatico attraverso i mediatori per promuovere l’attuazione della propria iniziativa. Secondo le fonti, Israele avrebbe informato Washington in anticipo degli attacchi aerei nella Striscia di Gaza in risposta alle violazioni di Hamas, nell’ottica dell’evitare che la rappresaglia israeliana evitasse di far saltare la tregua. Benjamin Netanyahu ha quindi ordinato il ripristino del cessate il fuoco, anche in preparazione della visita in Israele del vicepresidente statunitense JD Vance e degli inviati speciali Jared Kushner e Steve Witkoff. L’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, interrotto ieri sera a seguito delle violazioni di Hamas, dovrebbe riprendere oggi.
Secondo le fonti, inoltre, Witkoff e Kushner oggi dovrebbero incontrare Netanyahu e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer per discutere come stabilizzare il cessate il fuoco, prima di passare alla fase successiva del piano di pace.
Le stesse fonti sottolineano come Hamas abbia deciso deliberatamente di violare il cessate il fuoco, per dimostrare la propria forza in preparazione all’apertura dei negoziati sulla seconda fase del piano Trump, una fase che prevede – aspetto non di poco conto – il totale disarmo dell’organizzazione terroristica e il dispiegamento di una forza di pace multinazionale nella Striscia di Gaza.
Diverse fonti e analisti concordano nel dire che Hamas stia cercando di guadagnare tempo e di preservare la situazione attuale (nonostante ora controlli solo circa il 50% della Striscia) e che non abbia la minima intenzione di disarmare e lasciare per sempre Gaza. Il ritorno al cessate il fuoco, quindi, potrebbe essere solo un fatto temporaneo poiché, alla luce della violazione dell’accordo di ieri, risulta sempre più evidente come Hamas stia lavorando per ostacolare l’attuazione delle fasi successive del piano. La strategia di Hamas, sempre secondo le fonti israeliane (ma anche secondo alcuni commentatori) è probabilmente quella di fare un “hudna”, ossia un un cessate il fuoco a lungo termine, che potrebbe durare anni, fino a 15 ma non oltre, secondo la legge islamica della cosiddetta guerra santa agli “infedeli”. Dopodiché, la legge islamica impone il ritorno all’uso delle armi contro i non musulmani (e Hamas segue “alla lettera” i dikat della jihad).
È estremamente improbabile, in conclusione, che Hamas disarmi e lasci Gaza. Anzi: è opinione prevalente a Gerusalemme che Hamas si stia preparando a ricostruire le proprie infrastrutture militari sfruttando soldi e materiali che a Gaza arriveranno a fiumi per la ricostruzione. Ma il governo di Israele e l’amministrazione Trump non stanno a guardare: il presidente degli Stati Uniti ha già più volte chiarito che, se Hamas non cede le armi e leva le tende da Gaza di propria iniziativa, verrà costretta a farlo con la forza. Tradotto: l’esercito israeliano riprenderà le operazioni finché l’ultimo membro di Hamas sarà ancora in vita. Il che, per i fondamentalisti islamici, non è un problema: per andare in “paradiso”, l’ideale è morire in battaglia mentre si fa la guerra agli infedeli, ebrei innanzitutto. Purtroppo, il cieco fondamentalismo dei terroristi di Hamas rischia di costare la vita a altre centinaia/migliaia di civili palestinesi.