Più ispettori e controlli, investimenti sulla formazione di giovani e aziende, prevenzione degli infortuni, multe più salate per i trasgressori. Ruota attorno a questi pilastri il decreto legge sulla sicurezza sul lavoro approvato il 28 ottobre dal Consiglio dei ministri. Un pacchetto da 900 milioni di euro annui con misure «che ci consentono di poter dire che mettiamo in sicurezza il futuro», ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, nella conferenza stampa al termine del Cdm. Giorgia Meloni in un post social ha celebrato il «nuovo impegno mantenuto con gli italiani», sottolineando un «decreto legge molto corposo e articolato» nato grazie al confronto con i sindacati e le organizzazioni datoriali. La premier aveva annunciato lo scorso primo maggio uno stanziamento da 650 milioni per la sicurezza sul lavoro già nel 2025. Le nuove misure, invece, scatteranno solo nel 2026.
Il Governo intende intensificare i controlli, accrescendo «l’organico dell’Ispettorato al lavoro di ulteriori 300 funzionari e 8 dirigenti», ha annunciato il ministro, specificando che sarà anche potenziato «il contingente del nucleo dei Carabinieri di 100 unità tra militari e ufficiali, per poter coordinare al meglio l’attività ispettiva». Prevista anche «la stabilizzazione del personale sanitario (precario) dell’Inail» con 94 professionisti tra medici e infermieri, «indispensabili per consentire all’istituto di poter continuare a presidiare tutte quelle attività di prevenzione e cura che vengono svolte in modo molto qualificato sul territorio».
Approvato nelle stesse ore in cui un operatore agricolo di 23 anni perdeva la vita nei campi del mantovano, il testo di legge presenta diverse misure dedicate ai giovani lavoratori. Le convenzioni stipulate tra scuole e imprese non potranno più prevedere attività di formazione scuola-lavoro con mansioni «a elevato rischio» per gli studenti. Inoltre, l’Inail promuoverà negli istituti scolastici (ma anche all’interno delle aziende) campagne informative e progetti educativi dedicati alla diffusione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro.
Il decreto istituisce anche un fondo per le borse di studio da destinare agli orfani di vittime di incidente sul lavoro, con importi dai 3 ai 7mila euro per frequentare corsi di studio che spaziano dalla scuola primaria alla formazione superiore e universitaria. Una misura grazie alla quale «lo Stato si fa carico di accompagnare chi ha perso un familiare per un evento doloroso come un infortunio sul lavoro», ha sottolineato la Calderone.
Nuovi paletti alle imprese edili. Vengono raddoppiate le multe per i lavoratori autonomi sprovvisti di patente a crediti per lavorare nei cantieri. Il decreto sicurezza modifica la misura introdotta nel 2024, aumentando la sanzione da 6mila euro a un massimo di 12mila euro per «imprese e lavoratori che operano nei cantieri temporanei o mobili».
Altra novità è l’introduzione del “badge di cantiere”, una tessera di riconoscimento per i dipendenti dotata di un codice univoco anticontraffazione. È stato introdotto in via sperimentale già dall’estate 2025 «in cantieri nell’area del sisma dell’Appennino centrale, in Emilia-Romagna e a Roma» ha spiegato il ministro Calderone, e sarà obbligatorio dal 2026 per tutte le imprese in appalto e subappalto, sia nel settore pubblico che in quello privato.
Il badge metterà a disposizione «tutte le informazioni che sono necessarie al personale ispettivo per comprendere se la persona che incontrano in un cantiere è un dipendente regolarmente assunto, regolarmente retribuito e enunciato per le assicurazioni con contributi obbligatori».
Vengono premiate invece «le imprese che investono in sicurezza e garantiscono riscontri in termini di andamento infortunistico favorevoli nel tempo», con una revisione delle aliquote Inail. L’Istituto potrà rivedere i criteri che regolano le riduzioni dei premi assicurativi, riconoscendo uno sconto alle aziende che registrano un andamento positivo in materia di sicurezza e penalizzando invece chi presenta violazioni o incidenti gravi. Cambiano i criteri di accesso alla Rete del lavoro agricolo di qualità, un elenco ufficiale di aziende agricole considerate regolari, corrette e trasparenti, che rispettano le leggi sul lavoro e sulla sicurezza.
Per aderire, le imprese del comparto agricolo dovranno dimostrare di non aver subito condanne o sanzioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro negli ultimi tre anni. Le aziende “virtuose” potranno inoltre accedere a una quota delle risorse programmate dall’Inail, destinate a progetti di prevenzione e formazione. «Vogliamo rendere la qualità del lavoro un vantaggio competitivo – ha scritto in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida – chi tutela i propri dipendenti deve avere più opportunità e assolvere a meno burocrazia. Si tratta di un intervento organico per tutelare chi lavora onestamente, valorizza la qualità delle produzioni italiane e rende più sicuro e moderno il nostro sistema agricolo».
Al termine del suo intervento, la titolare del ministero del Lavoro ha rivendicato «l’attenzione con cui abbiamo portato avanti una interlocuzione di mesi con le parti sociali».
Ma dai sindacati sono già arrivati i primi segnali di insoddisfazione. Il decreto «non salverà nessuna vittima e continueremo a ascoltare l’ipocrisia dei cordogli e la retorica dei numeri, che fanno male a chi a quei numeri dà un nome un volto una storia una famiglia», ha commentato in una nota il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco. L’unica novità positiva, per il rappresentante degli edili, è l’introduzione del badge di cantiere, ma «rimangono irrisolte tutte le altre questioni, a partire dalla annunciata stretta sui subappalti. Ignorata ancora una volta la richiesta di istituire una Procura nazionale che si occupi di reati in materia di salute e sicurezza. I processi non iniziano presso Procure, troppo spesso sprovviste degli strumenti idonei. I familiari rimangono in assenza di risposte, senza il gratuito patrocinio e senza, come da noi richiesto, la liquidazione di una somma provvisionale», accusa Di Franco.




