Trump svela tutta la verità su JFK

di Redazione ETI/Jacob Burg
19 Marzo 2025 10:03 Aggiornato: 19 Marzo 2025 18:25

Donald Trump ha reso pubbliche migliaia di pagine di documenti sull’assassinio di John Kennedy nel 1963, due mesi dopo aver incaricato il ministro della Giustizia e il direttore dei Servizi Segreti di pianificarne la divulgazione. Più di 1.100 fascicoli, spesso con più pagine ciascuno, sono stati caricati sul sito del National Archives alle 19, seguiti da ulteriori mille alle 22 e 30.

Durante una recente visita al John F. Kennedy Center for the Performing Arts a Washington, il Presidente aveva detto ai giornalisti che sarebbero stati rilasciati presto circa 80 mila pagine di documenti sull’assassinio di JFK. «Domani pubblicheremo tutti i file su Kennedy. La gente aspetta da decenni», aveva detto, «abbiamo una quantità enorme di documenti. C’è veramente tanto da leggere».

Non è chiaro quanti di questi file siano già presenti tra i milioni di pagine rese pubbliche in precedenza, e Trump non ha rilasciato ulteriori dettagli, limitandosi a dire che tutti i documenti sarebbero desecretati senza eccezione: «Niente censure. Noi non faremo censure di alcun tipo».

Il 23 gennaio scorso, Trump ha firmato un ordine esecutivo dando al ministro della Giustizia Pam Bondi e al direttore dei Servizi Segreti Tulsi Gabbard 15 giorni per preparare un piano per il «rilascio completo» dei file rimanenti sull’assassinio di JFK. Analogamente, hanno avuto 45 giorni per elaborare piani simili per i documenti ancora da desecretare sugli assassinii del 1968 del ministro della Giustizia Robert F. Kennedy e di Martin Luther King Jr., mantenendo le promesse fatte da Trump in campagna elettorale.

Non è la prima volta che il Paese rilascia i file sull’omicidio di JFK. Nei primi anni ’90, il governo ha stabilito che tutti i documenti relativi all’assassinio fossero inseriti nel National Archives and Records Administration, entro il 2017. Durante il primo insediamento di Trump, il Presidente ha detto che avrebbe permesso il rilascio dei documenti, ma ne ha trattenuti alcuni per motivi di sicurezza nazionale. Altri file sono stati resi pubblici durante l’amministrazione successiva, ma Biden ne ha bloccati alcuni per ragioni simili, sostenendo che era necessario proteggersi «da possibili danni alla difesa militare, alle operazioni di intelligence, alle forze dell’ordine e alla condotta delle relazioni estere; dei dati talmente sensibili da superare l’interesse pubblico alla divulgazione».

Il National Archives ha riferito che entro il 2023 circa il 99% degli oltre 6 milioni di pagine di documenti, foto, filmati, registrazioni audio e reperti legati all’assassinio di JFK era stato reso pubblico. I ricercatori stimano che restano ancora circa 3 mila file da desecretare, e l’Fbi ha annunciato l’11 febbraio scorso, di aver trovato ulteriori documenti relativi all’assassinio di JFK, su ordine di Trump. «La ricerca ha riportato alla luce circa 2 mila 400 registri, prima non riconosciuti come parte del fascicolo sull’assassinio di JFK», ha scritto l’Fbi.

Gli esperti affermano che potrebbero esserci altri 500 documenti circa, tra cui le dichiarazioni dei redditi, che il Presidente non può rilasciare perché esclusi dall’ordine di divulgazione del 2017.

Il 22 novembre 1963, Lee Harvey Oswald è stato arrestato a Dallas con l’accusa di aver sparato al Presidente dal sesto piano del Texas School Book Depository, luogo da cui poco prima erano partiti i colpi. Due giorni dopo, il proprietario di un night club, Jack Ruby, ha ucciso Oswald a colpi d’arma da fuoco mentre la polizia lo trasferiva in un’altra prigione.

Alcuni dei documenti già rilasciati mostrano i legami di Oswald con l’Unione Sovietica, inclusi i rapporti della Cia che documentano le sue visite alle ambasciate sovietica e cubana a Città del Messico poche settimane prima dell’assassinio. Oswald aveva disertato in Unione Sovietica prima di tornare in Texas. In un rapporto, si legge che Oswald ha chiamato l’ambasciata sovietica per chiedere un visto per attraversare la Cortina di Ferro. Ha visitato anche l’ambasciata cubana, sperando in un visto per Cuba in attesa di quello sovietico. Oltre un mese prima dell’assassinio, è tornato in Texas attraversando il confine. Un altro rapporto parla di una telefonata di Oswald intercettata a Città del Messico: nel settembre del 1963 aveva parlato con un ufficiale del Kgb dall’ambasciata sovietica.

 

 

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