Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spiazzato parte della sua base elettorale annunciando l’intenzione di permettere l’ingresso di 600mila studenti cinesi nelle università del Paese. «Il presidente Xi (Jinping) vorrebbe che andassi in Cina. È una relazione molto importante. Come sapete, stiamo incassando molti soldi dalla Cina grazie ai dazi e ad altre cose. Sento tante storie sul fatto che ‹non permetteremo ai loro studenti di venire›, ma lo consentiremo. Permetteremo loro di venire. È molto importante, parliamo di 600mila studenti», aveva detto Trump lunedì nello Studio Ovale, durante un incontro con il presidente sudcoreano Lee Jae-myung. Ieri, durante una riunione di governo accanto al segretario di Stato Marco Rubio, Trump ha ribadito di sentirsi «onorato» di ospitare studenti cinesi perché costituiscono una importante fonte di introiti per i college statunitensi: «Detto questo controlliamo e prestiamo attenzione, vediamo chi arriva», ha aggiunto Trump.
Le dichiarazioni segnano un cambio di rotta rispetto alle politiche restrittive adottate in passato, quando l’amministrazione Trump aveva imposto maggiori verifiche sui visti e minacciato di revocarli agli studenti legati al Partito comunista cinese o impegnati in settori sensibili come l’intelligenza artificiale e l’aerospazio. Le parole di Trump hanno suscitato immediate critiche nella sua stessa area politica: figure come Steve Bannon, la deputata Marjorie Taylor Greene e la conduttrice Laura Ingraham hanno accusato l’ex presidente di privare gli studenti americani di posti nelle migliori università del Paese. Trump ha replicato che senza studenti stranieri «il nostro sistema universitario andrebbe in malora molto rapidamente e non sarebbero le università d’élite a soffrire, ma quelle che già faticano a sopravvivere». Nel 2023-2024 gli studenti internazionali hanno contribuito con 43,8 miliardi di dollari all’economia statunitense e sostenuto oltre 378mila posti di lavoro, secondo l’associazione Nafsa. La Cina resta il secondo bacinodi studenti stranieri negli Usa, anche se i numeri sono in calo rispetto al picco del 2019.




