Trump e Xi si mettono d’accordo su dazi, terre rare e chip

di Redazione ETI
30 Ottobre 2025 15:31 Aggiornato: 30 Ottobre 2025 15:31

Dopo l’incontro di giovedì con il segretario generale del Partito comunista cinese Xi Jinping, Donald Trump ha annunciato una serie di accordi commerciali, dichiarando di aver accettato di ridurre i dazi imposti alla Cina in cambio di significative concessioni economiche. «Penso che sia stato un incontro straordinario» ha detto Trump ai giornalisti a bordo dell’Air Force One poco dopo essere partito da Busan, in Corea del Sud, a seguito dell’incontro bilaterale durato quasi due ore.  I due si sono incontrati presso la Base Aerea di Gimhae, in Corea del Sud. È stato il primo incontro di persona tra Trump e Xi da quando il Presidente è tornato alla Casa Bianca a gennaio.

I dazi americani sulle importazioni cinesi diminuiranno del 10%, portando le imposte totali al 47%. In cambio, Pechino ha accettato di riprendere ad acquistare soia dagli agricoltori americani, di consentire l’esportazione di metalli delle terre rare e di limitare il flusso dei componenti base del Fentanyl.

I negoziatori commerciali americani e cinesi avevano lavorato congiuntamente nelle scorse settimane per sviluppare un quadro di riferimento, annunciando il 26 ottobre di avere ottime aspettative riguardo l’evento. In previsione dell’accordo, il presidente statunitense aveva revocato i dazi del 100% sulla Cina che sarebbero dovuti entrare in vigore a novembre. I termini dell’accordo, che devono ancora essere resi noti, sono destinati a rinegoziazione annuale. Una dichiarazione ufficiale del regime cinese successiva all’incontro ha confermato che saranno necessarie ulteriori negoziazioni per finalizzare i dettagli. Trump ha annunciato che visiterà la Cina nell’aprile 2026, Xi è atteso negli Stati Uniti l’anno prossimo.

Un punto cruciale dall’accordo è rappresentato dagli agricoltori americani, che Trump aveva precedentemente accusato Pechino di voler utilizzare come «leva negoziale». La Cina rappresenta il più grande acquirente di soia statunitense, ma quest’anno ha boicottato il legume acquistandolo invece da Brasile e Argentina, lasciando gli agricoltori americani in difficoltà. Trump ha dichiarato che la Cina ora ha accettato di riprendere le importazioni di soia statunitense.
Quanto al fentanyl Pechino dovrebbe (il condizionale è d’obbligo, trattandosi del regime cinese) inoltre limitarne le esportazioni dei componenti chimici e fare la sua parte nella repressione del traffico di droga.

Passando agli scenri bellici, Donald Trump ha anche sollevato la questione della guerra Russia-Ucraina, notando che Cina e Stati Uniti non hanno alcun interesse diretto nel conflitto, e ha esortato Pechino a limitare gli acquisti di petrolio e gas russi. Non è chiaro se i due abbiano parlato anche di Taiwan e del rilascio del prigioniero politico Jimmy Lai.

LA BATTAGLIA SUI SEMICONDUTTORI

I semiconduttori sono stati un altro argomento centrale: la Cina è interessata all’acquisto di più hardware ad alta tecnologia, ma i termini di qualsiasi accordo saranno negoziati da Nvidia: «noi siamo una sorta di arbitro» ha dichiarato Trump, che ieri ai giornalisti, prima dei colloqui aveva detto che il chip principale per l’intelligenza artificiale – il Blackwell – era qualcosa di cui avrebbe potuto discutere con Xi, facendone salire le azioni. Mercoledì, Nvidia è diventata la prima azienda a raggiungere un valore di mercato di 5 mila miliardi di dollari. Dopo l’incontro, Trump ha riferito ai giornalisti che le discussioni hanno riguardato altri chip, ma non il Blackwell.
Le vendite di chip Nvidia alla Cina, quest’anno sono state rallentate dalla guerra commerciale. Inizialmente, l’amministrazione Trump aveva pianificato di limitarne ulteriormente la vendita, ma la rotta è stata invertita dopo un colloquio tra Trump e l’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang. Il quale ha dichiarato, all’evento per gli sviluppatori di Nvidia del 29 ottobre, di non aver richiesto licenze di esportazione per la Cina: «hanno chiarito in modo inequivocabile di non volere Nvidia in questo momento».

 


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