Trump ha firmato il 18 marzo un ordine esecutivo che mette al bando le politiche di Diversità, Equità e Inclusione nel servizio estero.
L’ordine impone ai capi delle agenzie di non considerare «razza, colore, religione, sesso o origine nazionale» dei candidati nelle scelte di assunzione, promozione o permanenza nel servizio estero.
Ai ministri è vietato spingere o sostenere «l’ideologia discriminatoria dell’equità», descritta in un precedente ordine esecutivo come una visione che tratta le persone come «membri di gruppi favoriti o penalizzati, e non come individui». In più, l’ordine chiede ai capi delle agenzie di intervenire se scoprono che dipendenti del servizio estero da loro nominati seguono queste pratiche, decidendo se segnalarlo al presidente per una sua valutazione.
Inoltre, il ministro degli Esteri è incaricato aggiornare e rivedere i Criteri decisionali per la permanenza e la promozione nel servizio estero del 2022-2025, eliminando ogni riferimento a «diversità, equità e inclusione».
Quest’ordine è l’ultimo passo di Trump contro le politiche Dei, obbligando i ministeri a ordinare ai dipendenti di non dare alcun peso a queste linee guida del passato. Un ordine precedente aveva costretto tutte le agenzie a chiudere programmi e pratiche di assunzione legati al Dei, inclusi contratti e finanziamenti «per l’equità», mentre un altro taglia i fondi federali a chi promuove tali politiche e apre la strada ad azioni legali per violazioni delle leggi contro la discriminazione. Chi riceve fondi federali deve anche certificare di non gestire iniziative che sostengano il Dei.
Il 19 febbraio scorso, un gruppo di attivisti ha fatto causa all’amministrazione Trump per le riforme sul Dei e per quelle sulle persone transgender, lamentando la perdita di finanziamenti per contratti annullati e l’impossibilità di offrire «servizi sociali e sanitari fondamentali». Due giorni dopo, un giudice federale ha emesso un’ingiunzione preliminare, bloccando in parte gli ordini di Trump che tagliavano il sostegno ai programmi Dei, ritenendo che violassero probabilmente la Costituzione degli Stati Uniti, inclusa la libertà di parola.
Il giudice Adam B. Abelson ha anche impedito all’amministrazione di modificare o chiudere contratti e finanziamenti legati al Dei. In seguito, Abelson ha esteso la sua decisione, vietando a Trump di eliminare i programmi Dei in tutte le agenzie, ministeri e commissioni federali.
Tuttavia, il 14 marzo scorso, una corte d’appello federale ha temporaneamente ripristinato i due decreti di Trump contro programmi e contratti Dei, ribaltando la decisione di Abelson. I tre giudici valutano che l’amministrazione Trump abbia ottime probabilità di vincere il ricorso.