Il 14 marzo il presidente Donald Trump ha tenuto un lungo discorso al ministero della Giustizia, denunciando quella che ha descritto come «strumentalizzazione» da parte della precedente amministrazione e promettendo di rafforzare le forze dell’ordine della nazione. «I nostri predecessori hanno trasformato il ministero della Giustizia in un ministero dell’Ingiustizia. Ma oggi sono qui davanti a voi per dichiarare che quei giorni sono finiti. E che non torneranno mai più». Trump ha poi detto chiaramente che riterrà chi di dovere «pienamente e completamente responsabile per gli errori e gli abusi commessi».
Il discorso forse “più atteso” di Trump arriva a circa due mesi dall’inizio di una presidenza che ha già introdotto riforme su molti fronti, incluse azioni mirate sia alla comunità dell’intelligence che alle forze dell’ordine. Ad esempio, Trump ha ricordato di aver revocato le autorizzazioni di sicurezza a ex funzionari dell’intelligence che avevano firmato una lettera per screditare le notizie sul portatile di Hunter Biden. La seconda amministrazione Trump ha affrontato oltre 90 procedimenti in tribunale in tutto il Paese, con numerosi giudici che hanno emesso ordinanze per bloccare le sue decisioni politiche. Il 13 marzo, l’amministrazione ha chiesto alla Corte Suprema di intervenire in uno di questi casi, criticando la condotta dei giudici.
Nel suo discorso, Trump ha ribadito la richiesta al ministro della Giustizia di perseguire la pena di morte per chi uccide un agente di polizia e ha suggerito di applicarla anche ai trafficanti di droga. «Diversi posti hanno la pena di morte. Dove c’è la pena di morte, non ci sono droghe. Ma non so se questo Paese sia pronto». Trump ha poi lasciato la parola ad Anne Funder, una madre che ha perso il figlio per un’overdose accidentale di fentanyl. Anne ha definito l’elezione di Trump «la cosa migliore che potessimo fare per rendere l’America di nuovo sicura».
Il ministero della Giustizia dell’amministrazione Biden aveva perseguito Trump nell’ambito delle indagini dell’ex consigliere speciale Jack Smith, accusato di aver strumentalizzato il ministero contro gli avversari politici. Tornato alla Casa Bianca, il presidente ha scelto alcuni suoi ex avvocati per ruoli chiave nel ministero, a partire dal ministro della Giustizia, l’avvocato Pamela Bondi, suo consigliere durante le elezioni presidenziali del 2020. Anche Emil Bove e Todd Blanche, entrambi suoi ex avvocati difensori, sono ai vertici del ministero della Giustizia.
Trump ha anche precisato di aver licenziato i procuratori statunitensi nominati da Joe Biden, definiti dal presidente come soggetti appartenenti alla «sinistra radicale» e «a favore del crimine».
Trump ha nominato anche Kash Patel, a sua volta avvocato e funzionario della sua prima amministrazione, direttore dell’Fbi. Il presidente ha dichiarato che fermerà la costruzione della sede dell’Fbi in Maryland, mantenendola a Washington: «Costruiremo un altro grande edificio per l’Fbi proprio dove si trova, che è il posto giusto, perché Fbi e ministero della Giustizia devono stare vicini» ha detto Trump, che poi non ha potuto fare a meno di osservare come Fbi e Giustizia nel passato abbiano «lavorato insieme per scopi sbagliati» di natura politica contro di lui.
I due procedimenti federali pendenti di Trump sono stati archiviati su richiesta di Smith dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali del 2024. Uno di questi era già stato respinto a livello distrettuale dal giudice Aileen Cannon, che ha stabilito che la nomina di Smith a procuratore speciale era anticostituzionale.