Trump: agevolazioni per la classe media e operaia

di Redazione ETI/Jacob Burg
28 Aprile 2025 9:26 Aggiornato: 28 Aprile 2025 9:26

Il presidente Trump ha recentemente annunciato su Truth che i dazi imposti agli Stati Uniti sui partner commerciali internazionali potrebbero tradursi in una significativa riduzione delle imposte per i contribuenti con redditi inferiori ai 200 mila dollari annui, prospettando per alcuni persino un’esenzione totale.

Trump ha poi precisato che l’obiettivo è agevolare la classe media e operaia con redditi inferiori alla soglia indicata. Ha inoltre evidenziato che la politica dei dazi starebbe già favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro, con numerosi stabilimenti industriali in fase di costruzione o di progettazione. Un progetto ambizioso, definito dallo stesso presidente «un’opportunità straordinaria per l’America».

Tuttavia, il piano fiscale di Trump si inserisce in un contesto più complesso, che vede la scadenza delle riduzioni fiscali approvate nel 2017 e l’esigenza di finanziare nuove misure, come l’esenzione fiscale sulle mance e sui pagamenti previdenziali, promesse cardine della campagna elettorale del 2024. In un’intervista al settimanale Time Magazine del 25 aprile, il presidente ha esposto un’idea tanto inaspettata quanto controversa: un aumento delle tasse per i milionari, considerato un possibile strumento per sostenere la proroga dei tagli fiscali. Trump ha spiegato che l’eventuale aumento delle tasse sui redditi più elevati servirebbe a sostenere il ceto medio e ha inoltre espresso il timore che questa scelta possa essere strumentalizzata dai suoi avversari politici, soprattutto in un contesto mediatico che a suo avviso gli è ostile.

L’ipotesi ha trovato un sostenitore nell’ex stratega della Casa Bianca, Steve Bannon, che, intervenendo al programma Cuomo di News Nation, ha sostenuto la necessità di incrementare il prelievo fiscale sui redditi più alti per garantire benefici alle fasce medie e basse della popolazione. «Questa partita si sta giocando dietro le quinte, e vi assicuro che, insieme al massiccio taglio delle tasse che Trump intende concedere alla classe operaia e alla classe media, l’unico modo affinché i conti tornino è effettivamente aumentare le imposte sui più ricchi», ha osservato. Secondo Bannon, questa strategia potrebbe rivelarsi utile anche nell’ottica di un eventuale ritorno politico di Trump nel 2028, nonostante il divieto costituzionale di un terzo mandato alla presidenza.

Di segno opposto la posizione del presidente della Camera, Mike Johnson, che, in un’intervista a Fox News del 23 aprile, ha ribadito la linea tradizionale dei repubblicani, contrario a qualsiasi aumento delle aliquote fiscali. Johnson ha riconosciuto che l’idea di un incremento fiscale per i più ricchi è stata discussa tra le molte opzioni al vaglio per rendere permanenti i tagli fiscali, ma ha invitato alla prudenza, suggerendo di attendere gli sviluppi.

Le posizioni emerse riflettono un dilemma centrale della politica fiscale americana: come equilibrare la necessità di stimolare l’economia e sostenere le fasce meno abbienti senza compromettere la stabilità finanziaria del Paese. L’apertura di Trump a un aumento delle tasse per i milionari, pur accompagnata da cautele di natura politica, rappresenta una novità nel suo discorso, tradizionalmente orientato alla riduzione del carico fiscale. Tuttavia, le resistenze interne al suo partito e le perplessità espresse dallo stesso presidente, che ha definito un tale aumento potenzialmente «destabilizzante», evidenziano la difficoltà di conciliare obiettivi ambiziosi con la stabilità istituzionale.

 

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