Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si trova a Valencia, in Spagna, dove si sta per aprire il Congresso del Partito popolare europeo (Ppe), di cui è vicepresidente ininterrottamente dal 2002, ora pronto alla riconferma, al fianco del numero uno in pectore, l’unico candidato Manfred Weber. Forza Italia, che in Italia rappresenta il Ppe, si è preparata a questo congresso con una serie di iniziative in tutti i settori. «Noi popolari europei – racconta il ministro al Giornale – vogliamo essere garanti della stabilità in Europa, avviando una rivoluzione pacifica, per cambiare l’Unione, renderla più efficiente sul piano del mercato unico e dell’energia innanzitutto e per contare di più. Il Ppe deve costruire una nuova Europa, per tagliare l’erba sotto i piedi dei populisti e per contrastare gli estremismi di destra e di sinistra. Serve uno scatto istituzionale, non possiamo rimanere fermi». Questa Ue si cambia «con l’elezione diretta del presidente della Commissione, che deve esserlo anche del Consiglio europeo, con più poteri al parlamento, a cominciare finalmente da quello di iniziativa legislativa. Poi bisogna ridurre il fardello burocratico e l’eccessiva regolamentazione: noi proponiamo che per ogni nuova regola introdotta ne vengano cancellate due. Avvieremo un grande dibattito per avvicinare l’Europa ai cittadini. Anche sulla lotta al cambiamento climatico – continua Tajani – serve una difesa dell’ambiente che tenga sempre al centro l’uomo, parte del Creato, secondo il messaggio di Francesco, mentre troppe scelte finora hanno messo da parte la questione sociale, con una visione panteistica alla Timmermans e alla Greta Thunberg».
Il ministro è appena stato al funerale di papa Bergoglio, dove si sono incontrati i grandi della terra e abbiamo visto il dialogo in un angolo della basilica del presidente americano e di quello ucraino. Si aprono nuovi spiragli di pace: «Il cristianesimo è la religione della pace, ma sempre una pace giusta come diceva San Giovanni Paolo II. Siamo impegnati su tutti i fronti per arrivarci, dall’Ucraina al Medio Oriente, dall’Iran al Sudan. Il colloquio tra Trump e Zelensky è stato l’ultimo atto per la pace del papa, un passo avanti fondamentale». Quanto alla proposta americana che l’Ucraina dovrebbe accettare: «Voglio essere ottimista, ma ora tutto dipende dal presidente russo Putin. La proposta americana può essere accolta se rispetta l’integrità territoriale e non consiste in una resa». Ma si vorrebbe il riconoscimento della Crimea alla Russia: «Dovranno fare passi in avanti tutti, l’importante però è aver ripreso il dialogo» ha concluso Tajani.