Svolta von der Leyen al G7: Donald ha ragione, la Cina è un problema

di Giovanni Donato
17 Giugno 2025 21:25 Aggiornato: 18 Giugno 2025 16:51

Durante il vertice del G7 in Canada Ursula von der Leyen, ha trovato un terreno di intesa con Donald Trump, riconoscendo la validità delle sue critiche alle scorrettezze commerciali del regime comunista cinese: «Donald ha ragione: c’è un problema serio», ha detto la von der Leyen, riferendosi alle sistematiche e decennali violazioni delle norme del commercio mondiale da parte del regime cinese. «Quando concentriamo l’attenzione sui dazi tra partner, distogliamo energie dalla vera sfida, che minaccia tutti noi», ha poi affermato la von der Leyen, assumendo un tono inaspettatamente positivo rispetto alla guerra fredda dei dazi con gli Stati Uniti, e facendo evidentemente appello all’unità dell’Occidente contro il nemico comune cinese.

La von der Leyen, nello specifico ha puntato il dito contro le restrizioni cinesi alle esportazioni di materie prime essenziali per la produzione di automobili, batterie e turbine eoliche, accusando Pechino di approfittare della propria posizione dominante, ossia di condotta anti-concorrenziale. Il presidente della Commissione Europea è stato un fiume in piena: ha denunciato nello specifico la strategia del Pcc, che si fonda sui sistematici aggiramento e elusione «delle tutele sulla proprietà intellettuale» e su «sussidi massicci», che permettono al regime cinese di «dominare la produzione e le filiere mondiali»; e ancora: «Questa non è una concorrenza alle regole del mercato, ma una distorsione intenzionale» ha poi dichiarato, lanciando l’allarme del rischio di un «nuovo shock cinese» dovuto all’inondazione del mercato mondiale di merci prodotte a basso costo (in sintesi: ora anche il presidente della Commissione Europea denuncia il dumping cinese, che è reso possibile dai soldi che il partito comunista al potere in Cina pompa generosamente nelle numerose aziende controllate dallo Stato).

In passato, Ursula von der Leyen aveva avuto diverse “divergenze” con Donald Trump, soprattutto in materia commerciale. Ma ora evidentemente ha cambiato linea. Già prima del vertice in Canada, infatti, aveva riferito su X di aver avuto un colloquio telefonico molto positivo con il presidente degli Stati Uniti: «Ho avuto una buona conversazione con il presidente Trump in vista del vertice G7, abbiamo discusso della difficile situazione geopolitica in Medio Oriente e della necessità di un coordinamento stretto sull’impatto sui mercati energetici. Abbiamo anche affrontato la situazione in Ucraina, l’urgenza di una tregua e la necessità di mantenere la pressione sulla Russia. Infine, abbiamo fatto il punto sui negoziati commerciali in corso; io ho ribadito il nostro impegno a raggiungere un buon accordo entro il 9 luglio».

Le dichiarazioni – più che collaborative – della von der Leyen nei confronti di Donald Trump e della politica doganale decisa dalla sua amministrazione, sono obiettivamente uno dei fatti principali di questo G7. Ma ancora più importante è la netta condanna delle scorrettezze commerciali del regime cinese. Il vento, dopo che è cambiato a Washington, pare che stia (finalmente) cambiando anche a Bruxelles. E forse non si dovrà attendere ancora molto, prima che sia Washington sia Bruxelles (e magari anche Roma) condannino – in modo forte, aperto e senza riserve –  i brutali crimini contro l’umanità che la dittatura comunista cinese ha sempre commesso contro chiunque non gli andasse bene, ma che hanno raggiunto livelli di orrore inauditi nella Storia con il prelievo forzato di organi da persone in vita.


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