Funzionari statunitensi e cinesi hanno ripreso i negoziati commerciali il 14 settembre, in un incontro al Palacio de Santa Cruz di Madrid. All’ordine del giorno figurano i nuovi dazi che l’amministrazione intende imporre al regime comunista cinese per i suoi acquisti di petrolio russo, la scadenza imminente per la società cinese ByteDance di cedere TikTok e il riciclaggio di denaro da parte del regime cinese.
Da parte statunitense, tornano ai negoziati il ministro del Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Gli interessi della Repubblica Popolare Cinese sono rappresentati dal vicepremier He Lifeng e dal funzionario del ministero del Commercio Li Chenggang. Le importazioni cinesi in America sono attualmente soggette a un dazio medio del 52 per cento, con varie esenzioni per settori e prodotti specifici.
Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares ha accolto le due delegazioni prima dell’inizio dei colloqui. Fra Spagna e Stati Uniti sono in corso diverse tensioni, più recentemente quando Madrid ha annunciato di voler limitare l’accesso ai porti e allo spazio aereo spagnoli agli aerei che trasportano armi in Israele; in precedenza, per il rifiuto della Spagna di raggiungere l’obiettivo del 5 per cento del Pil di spesa per la difesa, approvato invece da tutte le altre nazioni del Patto Atlantico.
Di contro, il primo ministro spagnolo si è recato ben tre volte negli ultimi tre anni in viaggio di Stato in Cina e ha ignorato gli appelli a restringere l’accesso europeo ai veicoli elettrici cinesi. Ovvio quindi, come questa amicizia tra Spagna e dittatura cinese possa essere considerata la chiave di lettura di determinate posizioni di Madrid.
Tornando al vertice, gli sforzi bellici della Russia avranno un ruolo centrale nelle discussioni, dal momento che Pechino ha ignorato le richieste degli Stati Uniti di interrompere gli acquisti di petrolio russo, le vendite di armi alla Russia e ogni altra forma di assistenza a Mosca che le permetta eludere le sanzioni. L’amministrazione Trump ha dichiarato che esigerà dal regime cinese la cessazione delle spedizioni illegali di tecnologia verso la Russia (con quale risultato, resta da vedere). Bessent e Greer hanno recentemente tenuto una videoconferenza con le nazioni del G7, invitandole a imporre «dazi significativi» su Cina e India per gli acquisti di petrolio russo, e Trump ha annunciato sui social che imporrà «sanzioni pesanti» alla Russia se i Paesi della Nato inizieranno finalmente a non comprare più petrolio e gas russi.
Poi c’è il dossier TikTok. Dopo che l’amministrazione Biden ha imposto la cessione o il divieto di operare di TikTok negli Stati Uniti, la controllante cinese ha ricevuto diverse proroghe, la maggior parte da Donald Trump, che si dice fiducioso di poter trovare un acquirente americano per Tik Tok, anche se ByteDance, ha già dichiarato che il regime cinese non le permetterà mai di venderla. «Probabilmente dovremo ottenere l’approvazione della Cina. Io penso che la otterremo» aveva detto Trump ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, mentre rientrava dal vertice del G7 in Canada a giugno. «Io credo che Xi alla fine l’approverà».
TikTok è importante a causa dell’enorme volume di dati che raccoglie sugli americani, dati che, in base alle leggi cinesi sulla sicurezza nazionale, devono essere resi accessibili al regime su richiesta e, naturalmente, senza possibilità di rifiuto.
Questo è il quarto incontro commerciale dell’anno tra regime cinese e Stati Uniti. A luglio, le delegazioni si sono riunite a Stoccolma, dove Bessent ha dichiarato che entrambe le parti hanno presentato condizioni «dure», ma ha espresso ottimismo. Durante l’incontro non era stata concordata una proroga per la scadenza imminente del 12 agosto, ma Trump aveva poi annunciato un’estensione di altri 90 giorni poco prima del termine. A giugno, le parti si sono incontrate per due giorni a Londra, con i colloqui incentrati sulle esportazioni di terre rare che la Cina aveva rallentato. A maggio, funzionari commerciali statunitensi e cinesi hanno parlato al telefono, ma non si conoscono i dettagli della conversazione. Il 12 maggio, le parti si sono incontrate per la prima volta dopo la guerra dei dazi di aprile, a Ginevra. Hanno annunciato una tregua di 90 giorni, ma Trump ha in seguito accusato la Cina di aver «completamente» mancato all’accordo rifiutandosi di esportare terre rare e causando l’interruzione di alcune linee di produzione automobilistica.
Il regime cinese ha accusato gli Stati Uniti di «abuso» dei controlli sulle esportazioni, annunciando che solleverà la questione durante i colloqui di Madrid. La Cina ha imposto diversi controlli sulle proprie esportazioni da quando l’amministrazione Trump ha annunciato i suoi dazi. Pochi giorni prima dei colloqui, Pechino ha avviato un’indagine sulle politiche commerciali statunitensi, in seguito alla revisione della legge cinese sul commercio estero, che codifica e fornisce una giustificazione per azioni commerciali, come il precedente blocco delle esportazioni di minerali strategici e i divieti commerciali su soggetti ritenuti una minaccia per la sua sicurezza nazionale. Il regime cinese, paradossalmente, ha persino aperto un’indagine antidumping sui chip statunitensi, nel tentativo di ridurre la dipendenza dai chip americani. Gli Stati Uniti stanno rendendo sempre più difficile al regime cinese l’accesso a tecnologie fondamentali per lo sviluppo del proprio settore informatico.