La presenza fisica dell’avvocato in udienza, grazie al processo telematico, sembra oggi «una situazione obsoleta, destinata a diventare addirittura vintage a causa dell’incombere dell’intelligenza artificiale. Corriamo così il rischio dell'”avvocato senza bisogno di laurea”: basta porre la domanda giusta al “machine learning” e l’atto giudiziario si materializza d’incanto. Se il fenomeno, ove trasparente e controllato, può rappresentare un aiuto, va detto che la sua degenerazione porta a una prestazione “standardizzata”, che elide l’imperfezione della meritocrazia».
Lo ha detto il vice ministro alla Giustizia ed esponente di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, intervenendo al convegno “La professione dell’avvocato civilista tra riforme, tradizione e mercato”. L’intelligenza artificiale – ha aggiunto – «va dominata e il suo uso va regolato, ove occorra anche da parte dei consigli degli ordini. Serve chiarezza, è necessario che si dichiari quando, per redigere un atto, ci si è avvalsi dell’intelligenza artificiale. Altro elemento da considerare è la perdita di numeri dell’avvocatura. Quest’anno si è verificato un vistoso calo di partecipanti agli esami di abilitazione rispetto agli anni passati. Brutto segno che ci deve indurre a continuare sulla strada delle riforme nell’interesse della difesa del cittadino, e a spingere per un avvocato sempre più specializzato, in modo che possa beneficiare di fette di mercato sempre più larghe e interessanti», ha concluso.