«Se la musica è l’alimento dell’amore, seguitate a suonare; / datemene in abbondanza, affinché, sazio, / l’appetito si ammali e muoia». Così il duca Orsino dà inizio alla commedia di Shakespeare La dodicesima notte, o Quel che volete.
L’opera, ultima delle commedie d’amore di Shakespeare – che da lì in poi si dedicherà alle grandi tragedie – è ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria, ed è un susseguirsi frenetico di equivoci, scambi di identità, di amori e di inganni.
Le prime parole che sentiamo dal duca sono bellissime, ma cosa sta chiedendo realmente? Orsino desidera un “eccesso” di “cibo d’amore” affinché il suo appetito si esaurisca fino a morire. Vuole sentirsi sopraffatto dal mal d’amore, e si crogiola in sentimenti di malinconia e abbandono, gode della tristezza mentre si aggira oziosamente nel suo palazzo, ascoltando canzoni tristi e componendo poesie d’amore, struggendosi per una donna di cui in realtà sa ben poco. Orsino rivela, fin dall’inizio dell’opera, di essere innamorato del suo essere innamorato.
La verità è, semplicemente, che Orsino non è innamorato, i suoi sentimenti non sono veri. Piuttosto, ha creato nella propria mente un’immagine idealizzata di donna, così da potersi immergere nel sentimentalismo. Come sottolinea lo studioso di Shakespeare Gideon Rappaport in Appreciating Shakespeare, il sentimentalismo è il desiderio di provare emozioni fine a se stesso, piuttosto che la risposta reale a un evento esterno.
Orsino non è l’unico personaggio all’inizio dell’opera a soffrire di autoindulgenza e sentimentalismo. Come dice Rappaport: «La dodicesima notte racconta la storia di un’intera società corrotta e immobilizzata dal sentimentalismo. Quasi tutti i personaggi sono bloccati nel coltivare varie fantasie d’amore, crogiolandosi nei propri sentimenti». Shakespeare qui drammatizza sia la differenza tra amore finto e amore vero, apparenza e realtà, ipocrisia e autenticità, sia il pericolo di non riconoscere tali differenze.
Mentre da una parte molti personaggi sono afflitti dall’ossessione per i propri sentimenti, dall’altra abbiamo un personaggio che si oppone a ogni emozione: Malvolio, l’amministratore, si pavoneggia sul palcoscenico condannando la chiassosità dei cortigiani di Lady Olivia, predicando un cupo vangelo contro il divertimento e i sentimenti.
Il critico Joseph Pearce sostiene che Malvolio sia un «puritano malcelato», una di quelle persone che ai tempi di Shakespeare si opponevano all’opera del drammaturgo poiché consideravano il teatro peccaminoso. Non c’è da stupirsi quindi se Shakespeare e gli altri personaggi sul palco deridano Malvolio senza pietà.
Uno dei cortigiani di Olivia, l’ubriacone Sir Toby, risponde alle esortazioni puritane di Malvolio con la celebre battuta: «Pensi forse che, poiché sei virtuoso, non ci saranno più dolci e birra?». Il critico Mark van Doren nella raccolta di saggi su Shakespeare scrive: «Questa frase, la più famosa dell’opera, è più che un semplice modo per Sir Toby di liquidare l’amministratore di sua nipote: è il vecchio mondo che resiste al nuovo, è la vita fatta di singhiozzi e malinconia che cerca di ignorare il puritanesimo e l’efficienza dei tempi moderni».
Ovviamente, entrambi gli estremi – il sentimentalismo di Orsino e il moralismo esasperato di Malvolio – non riescono a cogliere le giuste distinzioni, non riescono a riconoscere che i sentimenti sono buoni di per sé, ma dovrebbero manifestarsi come reazioni naturali a esperienze reali, piuttosto che essere assecondati o stimolati artificiosamente.

Parte della comicità del personaggio di Malvolio sta nel fatto che alla fine il suo puritanesimo si rivela completamente inattendibile. Egli stesso è schiavo delle emozioni e dei vizi tanto quanto i cortigiani ubriachi che condanna, e non ha nemmeno la capacità di riscattarsi con l’umorismo. In segreto, Malvolio trama su come sposare Olivia per migliorare la propria condizione sociale da servitore a padrone. È dominato dall’ambizione, dall’avidità e dalle fantasie sessuali, ma mostra al mondo un aspetto freddo e austero.
Shakespeare nelle sue opere mostra di essere particolarmente interessato alla contrapposizione tra realtà e apparenza, tra opportunismo e autenticità, e al modo in cui inganniamo non solo gli altri ma anche noi stessi.
Questo ci riporta a Orsino e alle sue illusioni. Come racconta lo stesso Duca, egli si è “innamorato” nel momento stesso in cui ha visto Olivia: «Quando i miei occhi videro Olivia per la prima volta… all’istante mi trasformai in cervo; / E i miei desideri, come cani feroci e crudeli, / da allora mi perseguitano». Orsino ammette non solo che il suo “amore” si basa completamente sulle apparenze, ma anche che una persona che si lascia controllare dalle emozioni è come un animale braccato.

L’amore di Orsino per Olivia è superficiale e immaginario. La critica shakespeariana Anne Barton osserva: «La malinconia amorosa di Orsino è in sostanza sterile e autoindotta, uno stato d’animo che dipende proprio dall’assenza e dalla mancanza di risposta da parte di Olivia di cui finge di lamentarsi».
L'”amore” malinconico di Orsino dipende dal continuo rifiuto di Olivia e dal fatto di non vederla troppo spesso. Perché? Perché conoscerla distruggerebbe l’immagine idealizzata che si è creato nella mente, e arriva ad affermare significativamente di essere fedele «all’immagine costante della creatura amata». Forse senza rendersene conto, ammette che quello che ama è un’immagine della donna, creata nella sua mente, non la donna stessa.
Allo stesso modo, anche Lady Olivia si innamora di un’idea fantasiosa, non di una persona reale, un giovane di nome Cesario che in realtà è una giovane donna naufragata, Viola, che si presenta sotto mentite spoglie. Come Orsino, Olivia ha permesso alle proprie emozioni e all’immaginazione di giocare sulle apparenze: il suo amore non ha concretezza, la persona che “ama”, Cesario, non esiste, letteralmente.
Come rimediare, allora, alle emozioni eccessive di Orsino e Olivia? Gideon Rappaport risponde: «La cura per il sentimentalismo e la malinconia è un’intervento esterno: tre persone provenienti dall’altra parte del mare, che hanno perso tutto e sono sopravvissute a sofferenze vere, entrano provvidenzialmente in scena in cerca di rifugio e di mezzi per vivere. Il contatto con loro autenticità è talmente irresistibile che i “sentimentali” sono costretti ad abbandonare le loro vite di fantasticherie per abbracciare l’amore reale».
Viola, citata sopra, il fratello gemello Sebastian e Antonio, amico di Sebastian, infrangono questo piccolo mondo chiuso in se stesso, fatto di sentimenti superficiali ed egocentrici, e lasciano che la realtà risplenda come il sole. Viola entra al servizio di Orsino e la sua profonda genuinità, nonostante le apparenze contrarie, apre la mente di Orsino: condividendo cuori e menti e le loro vite interiori, il vero amore comincia a sbocciare. Questo cura Orsino dalla malinconia e dall’ossessione per Olivia, che era basata sull’apparenza, non sulla sostanza.
Per portare i personaggi alla verità è necessaria una dose di umiltà: Olivia viene umiliata quando si rende conto di aver scambiato una giovane donna per un giovane uomo, ma questa esperienza umiliante la libera dal lutto ossessivo per il fratello morto e dal suo orgoglioso distacco. Trova in Sebastian la persona giusta da amare, così da poter essere felice.
Malvolio, dal canto suo, subisce umiliazioni continue. Cortigiani e servitori lo ingannano facendogli credere che Olivia sia davvero innamorata di lui e lo convincono a fare ogni sorta di cose assurde in sua presenza. Quando si rende conto di essere stato ingannato, le sue fantasie di potere e piaceri vanno in frantumi riportandolo alla realtà, ma la sua reazione è diversa da quella degli altri personaggi. Anziché mostrarsi grato per l’opportunità di essere stato liberato dalla gabbia delle sue illusioni, ne resta amareggiato, si arrabbia ed esce di scena sbraitando e lanciando minacce.
Purtroppo, ci sarà sempre qualcuno che reagisce in questo modo quando si trova di fronte alla verità. Ma chi è disposto ad accettare la realtà scopre la via verso la vera libertà e la gioia. La verità rende liberi.