Provincia cinese prepara migliaia di letti per la seconda ondata

di Eva Fu
14 Aprile 2020 12:03 Aggiornato: 24 Gennaio 2025 16:54

Secondo alcuni documenti interni visionati da Epoch Times, dopo l’allentamento delle restrizioni nel focolaio di Wuhan, e in previsione di un aumento delle persone colpite da virus del Pcc, la provincia cinese dell’Heilongjiang sta preparando migliaia di letti d’ospedale.

Il 7 aprile, spiegando che si trattava di un tentativo di arginare il flusso di casi importati dalla Russia, i funzionari hanno chiuso la città di confine, Suifenhe. Dal 27 marzo al 9 aprile, la città ha riportato oltre cento casi importati, e 148 pazienti asintomatici – persone infette che non mostrano alcun sintomo della malattia – che risultano anch’essi importati. In quel periodo sono state segnalate solo tre nuove infezioni interne.

Tuttavia, i residenti dell’Heilongjiang confutano le cifre ufficiali, affermando che le autorità stanno probabilmente cercando di minimizzare la gravità di questa nuova ondata di infezioni e di enfatizzare in modo particolare i cosiddetti casi importati.

Suifenhe sta costruendo un ospedale d’emergenza con 600 letti, dedicato ai pazienti asintomatici, mentre i suoi 70 mila residenti sono ora in isolamento. Solo una persona per ogni famiglia può avventurarsi ad uscire per le necessità, una volta ogni tre giorni.

In un messaggio sulla piattaforma WeChat cinese, un ufficiale del distretto, riferendosi alle infezioni asintomatiche, ha segnalato la gravità della situazione ai residenti di un complesso di Suifenhe: «Sapete quanto è grave la situazione? Non avete idea di chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Non avere sintomi è ancora più spaventoso».

Nel frattempo, un avviso interno della commissione sanitaria dell’Heilongjiang, datato 8 aprile, informa che sta progettando di rendere disponibili quasi 4 mila letti d’ospedale, in altre parti della provincia, e la formazione di un team di supporto medico di oltre mille membri, e richiede alle autorità locali di fornire una lista di candidati entro ventiquattro ore.

Gli asintomatici

Secondo Robert Redfield, direttore dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, il 25 percento di tutti gli individui infetti potrebbe non mostrare mai alcun sintomo, ma trasmettere comunque il virus, mentre alcuni pazienti sono in grado di diffondere il virus fino a quarantotto ore prima di iniziare a sentirsi male.

Anche i pazienti che si pensava fossero guariti dalla malattia potrebbero risultare nuovamente positivi. Il 10 aprile, la Corea del Sud ha comunicato novantuno casi di pazienti che si sono reinfettati, nonostante sembrassero guariti. Jeong Eun-kyeong, direttore della principale agenzia sanitaria del Paese, ha spiegato che il virus potrebbe essersi «riattivato» in quei pazienti.

Fino al primo aprile, quando ha annunciato 1.541 malati sotto osservazione medica, la Cina non aveva incluso i pazienti asintomatici nel conteggio giornaliero. Da quando a febbraio la Commissione Sanitaria Nazionale  ha riconosciuto nelle linee guida ufficiali, che i portatori asintomatici sono una «potenziale fonte di infezione», diversi esperti sanitari cinesi hanno minimizzato il rischio di diffusione da parte dei pazienti asintomatici.

L’esperto pneumologo cinese Yang Jiong, in un’intervista con i media statali all’inizio di aprile, poi rimossa, ha spiegato che a Wuhan potrebbero esserci da 10.000 a 20.000 portatori asintomatici.

Dubbi sui dati ufficiali

Nelle ultime settimane, il regime cinese ha segnalato poche nuove infezioni interne, sostenendo che la maggior parte dei nuovi casi provengono da viaggiatori che sono rimasti infettati all’estero. Tuttavia, alcuni residenti dell’Heilongjiang dubitano che il regime fornisca un quadro completo della situazione.

Yu, che vive nella capitale dell’Harbin, ha riferito a Epoch Times di essersi chiesto se i funzionari stiano semplicemente etichettando tutti i casi come importati, per non far luce sulla situazione dell’epidemia. Se riconoscessero i casi locali, significherebbe che l’epidemia non è sotto controllo e i «casi importati sarebbero quindi una scusa conveniente. I funzionari locali hanno insabbiato la cosa, e non riportano i veri [numeri, ndr]».

Un altro abitante di Harbin, Deng, ha spiegato che nel suo quartiere ci sono misure restrittive e il coprifuoco notturno inizia alle 22. Un giorno, due residenti nella sua zona, mentre varcavano il cancello di sicurezza, hanno ricevuto una bandiera gialla e rossa sulla loro applicazione mobile di rilevamento virus, ciò significa che sono potenziali portatori di virus e dovrebbero essere messi in quarantena. Deng ha detto di non aver osato chiedere troppo, per non essere accusato di «non credere nel governo, e che l’informazione non è chiara».

Secondo Li, un residente locale, dopo il nuovo blocco, anche gli alberghi di Suifenhe hanno chiuso i battenti per paura del virus. Inoltre, alcuni cinesi recentemente tornati da Mosca, sono stati messi in quarantena nelle aree sportive locali. Li ha affermato: «Tornare indietro è in realtà ancora più pericoloso. Potresti non avere il virus, ma è molto facile infettarsi in un gruppo. Non si può sapere chi ha contratto il virus».

 

Articolo in inglese: Province in China Prepares Thousands of Hospital Beds Amid New Wave of Infections

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