La Cina riprenderà ufficialmente le attività della sua ambasciata a Tripoli nel mese di novembre, dopo oltre dieci anni di chiusura, segnando un passo significativo nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche ed economiche tra Pechino e la Libia. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia e del Commercio del Governo di unità nazionale, Mohamed al Hweij, durante un incontro con il presidente e i membri della Camera economica libico-cinese. Secondo quanto riferito dal ministero su Facebook, la riapertura della sede diplomatica cinese mira a rafforzare il partenariato strategico tra i due Paesi e a rilanciare gli investimenti industriali e tecnologici in Libia. Al Hweij ha invitato gli imprenditori libici e la Camera economica bilaterale a favorire la localizzazione di industrie manifatturiere e di alta tecnologia in collaborazione con aziende cinesi, «per sostenere lo sviluppo economico nazionale e la creazione di nuovi posti di lavoro». Il presidente della Camera, Naeem Bouabdallah, ha evidenziato che la cooperazione commerciale con la Cina è in costante espansione e ha ricordato la presenza di tre uffici permanenti della Camera libico-cinese a Pechino, Canton e Shanghai. Bouabdallah ha inoltre confermato l’intenzione di organizzare nuovi forum economici e fiere commerciali bilaterali in coordinamento con l’Autorità generale per le esposizioni e le conferenze del ministero dell’Economia.La decisione di Pechino di tornare stabilmente a Tripoli segue una serie di consultazioni diplomatiche tra i due governi della Libia occidentale e orientale. Lo scorso luglio una delegazione del Fondo libico per lo sviluppo e la ricostruzione, guidata da Ageila Ali Elabbar, stretto collaboratore del direttore generale Belgassam Haftar, figlio del maresciallo di campo Khalifa Haftar e comandante in capo dell’Esercito nazionale libico con sede dell’est, ha avviato colloqui strategici in Cina con colossi pubblici e privati nei settori energetica e infrastrutturale. Secondo una nota del Fondo, la missione – che ha toccato Shanghai, Zhengzhou, Canton e Zhuhai – ha visto incontri con Huawei, la China National Engineering and Construction Corporation, la China Energy Engineering Group e altri partner industriali, con l’obiettivo di avviare progetti congiunti nella ricostruzione delle regioni orientali e meridionali del Paese. Il Fondo libico per la ricostruzione, istituito nel 2023 e controllato dalle autorità di Tobruk, coordina gli interventi postbellici e post-alluvione e ha intensificato i contatti con Turchia, Egitto, Italia e Russia per attrarre investimenti e tecnologie.Prima della guerra civile del 2011, la cinese China National Petroleum Corp disponeva di una forza lavoro in Libia di ben 30 mila operai e tecnici cinesi, riuscendo a incanalare oltre il 10 per cento delle esportazioni di greggio «dolce» libico. Ma è soprattutto nel settore delle infrastrutture, marchio di fabbrica dei progetti di Pechino «chiavi in mano», che la Cina ha puntellato la sua presenza in Libia. Ai tempi dell’ex Jamahiriya del colonnello Muammar Gheddafi, China Railway Group aveva avviato in Jamahiriya tre importanti progetti del valore totale di 4,24 miliardi di dollari. Il caos della guerra civile ha bloccato tutto, ma una possibile stabilizzazione (o partizione) del Paese potrebbe far ripartire i progetti.

Immagine: REUTERS/Dado Ruvic/Illustration
					Pechino riaprirà la propria ambasciata a Tripoli a novembre
31 Ottobre 2025 13:15							Aggiornato: 31 Ottobre 2025 13:15
						
						
					
 
																				



