Obesità e carboidrati

di Gabriele Terenzani
11 Aprile 2025 12:23 Aggiornato: 11 Aprile 2025 12:23

Come mai alcune persone ingrassano facilmente mangiando un piatto di pasta o una fetta di pizza, mentre altre sembrano poter mangiare di tutto “senza problemi”? La risposta potrebbe essere nascosta nei geni, ma soprattutto è in un ormone molto importante: l’insulina.

IL MODELLO CARBOIDRATI-INSULINA

Il modello carboidrati-insulina offre una prospettiva diversa sulle cause dell’obesità rispetto al tradizionale modello del bilancio energetico, che attribuisce l’aumento di adipe principalmente a un eccesso di calorie. Al contrario, secondo il modello carboidrati-insulina, è l’insulina alta a causare accumulo di grasso e a spingere a mangiare troppo (in sinergia con il crollo glicemico).

I carboidrati possono essere paragonati alla benzina per un’auto: quando vengono consumati alimenti ricchi di carboidrati, come pane, pasta, riso, patate o dolci, questi vengono trasformati in glucosio, uno zucchero che entra nel sangue. Di conseguenza, il pancreas aumenta la produzione di insulina.

L’insulina è come un messaggero che comunica alle cellule del corpo (muscoli, fegato e tessuto adiposo) di assorbire il glucosio presente nel sangue. Le cellule muscolari e del fegato usano il glucosio come energia immediata, o lo immagazzinano per un uso futuro; mentre le cellule adipose lo trasformano in grasso e lo accumulano se non viene bruciato. 

Secondo il modello carboidrati-insulina, un eccessivo consumo di carboidrati porta a una maggiore produzione di insulina, che ordina al corpo di immagazzinare l’energia in eccesso sotto forma appunto di grasso. Di conseguenza, invece di bruciare le calorie, queste vengono immagazzinate, contribuendo nel tempo all’aumento di peso e all’obesità.

Perché, allora, alcune persone ingrassano più facilmente di altre, anche se mangiano la stessa quantità di carboidrati? La risposta è nella genetica. Ogni individuo ha un codice genetico unico, ereditato dai genitori, che influenza la quantità di insulina prodotta in risposta ai carboidrati. Alcune persone sono geneticamente predisposte a produrre una quantità maggiore di insulina, il che le rende più inclini ad accumulare grasso. Questo meccanismo spiegherebbe perché una dieta a basso contenuto di carboidrati può essere più efficace per alcune persone rispetto ad altre. Se i propri geni impongono di produrre molta insulina quando si mangiano carboidrati, quindi, è più probabile che si ingrassi.

COSA DICE LA SCIENZA

Per capire meglio come funziona il modello carboidrati-insulina, gli scienziati hanno condotto diversi studi. Due esempi importanti sono lo studio Dietfits e uno studio basato sulla randomizzazione mendeliana.

Lo studio Dietfits è un esperimento su larga scala che ha coinvolto centinaia di persone con l’obbiettivo di identificare la dieta più efficace per la perdita di peso. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo gruppo ha seguito una dieta a basso contenuto di carboidrati, mentre il secondo ha seguito una dieta a basso contenuto di grassi. 

Carboidrati e grassi sono le principali fonte energetiche utilizzate dal corpo. In condizioni normali, l’organismo può usare entrambi i “combustibili”. Ma quando l’apporto di carboidrati è basso — come durante un digiuno prolungato o una dieta chetogenica — il fegato converte gli acidi grassi in corpi chetonici o “chetoni”, molecole che diventano la principale fonte di energia per cervello, cuore e muscoli, risparmiando il glucosio per i tessuti che ne hanno bisogno.

I risultati dello studio, hanno evidenziato che entrambe le diete sono efficaci nella perdita di peso. Ma un dettaglio è di particolare interesse: le persone che hanno ridotto maggiormente il carico glicemico — ossia la quantità di carboidrati che innalzano glicemia e insulina — tendono a perdere più peso rispetto a quello che perdono con la mera riduzione calorica o di grassi. Inoltre, le persone con una maggiore produzione di insulina hanno perso più peso grazie alla riduzione dei carboidrati, indicando un legame diretto tra insulina e obesità.

Il secondo studio, ha invece utilizzato un metodo scientifico che utilizza le variazioni genetiche per determinare se un certo fattore possa causare un certo risultato: una tecnica chiamata “randomizzazione mendeliana”.

«I nostri geni ci vengono trasmessi in modo casuale dai genitori. Alcune persone hanno geni che le rendono maggiormente inclini a produrre più insulina quando mangiano carboidrati. Altre, al contrario, hanno geni che le rendono meno predisposte. I ricercatori utilizzano queste variazioni genetiche come strumenti per capire se esista un nesso causale tra un fattore (in questo caso la secrezione di insulina) e un risultato (l’obesità).
Se le persone con una genetica predisposta a produrre maggiore insulina hanno anche un indice più alto di massa corporea – ovvero una quantità più elevata di grasso – questo suggerisce che l’insulina possa causare l’obesità», spiega il ricercatore Nicholas Norwitz in una sua recente pubblicazione.

SCEGLIERE CON CONSAPEVOLEZZA

Nonostante la genetica possa influenzare la predisposizione all’aumento di peso in risposta ai carboidrati, non rappresenta un destino immutabile. Comprendere il modo in cui il corpo reagisce ai carboidrati permette di adottare scelte alimentari più consapevoli.

Le persone geneticamente predisposte a produrre una maggiore quantità di insulina possono trarre beneficio dalla riduzione di carboidrati e dalla preferenza per quelli a basso indice glicemico, che determinano un incremento più graduale della glicemia. Tra questi vi sono verdure e alcune tipologie di frutta. Inoltre, e soprattutto, è possibile scegliere alternative alimentari più equilibrate ed efficienti come fonti proteiche nobili (carne, pesce, uova, formaggi stagionati) e grassi naturali.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

Consigliati