I cinesi uccisi dal regime comunista per via del prelievo forzato di organi non sono le uniche vittime: il beneficiario del trapianto potrebbe a sua volta diventare una vittima.
Questa una delle argomentazioni avanzate alla Giornata internazionale dei diritti umani della Dafoh (Doctors Against Forced Organ Harvesting), in cui medici, avvocati, politici e attivisti hanno condiviso le proprie conoscenze su quello che è il crimine più orribile fra quelli commessi dal regime cinese: il prelievo forzato di organi da persone in vita, le cui vittime principali sono i praticanti del Falun Gong, o Falun Dafa, una pratica spirituale sottoposta alla feroce persecuzione del Partito Comunista Cinese dal 1999.
Da paziente a vittima
Il dottor Howard Monsour ha raccontato la storia di un suo paziente che ha ricevuto un trapianto di fegato in Cina. Il fatto risale a dieci anni fa: il dr. Monsour era primario di epatologia al Methodist Hospital di Houston e dirigeva una ricerca sul cancro al fegato. Un suo paziente aveva un cancro al fegato in stadio avanzato, e aveva forte difficoltà nel trovare un donatore negli Stati Uniti. Un giorno, un ricercatore cinese gli comunica che può organizzare un trapianto di fegato per il suo paziente, che quindi va in Cina e riceve un fegato nuovo, in cambio di 88 mila dollari.
«Sembrava quasi fosse stato fatto su appuntamento» osserva il dr. Monsour; negli Stati Uniti, «in genere ci vogliono da sei mesi a un anno prima di ottenere un trapianto a un malato di cancro». Successivamente il dr. Monsour capì le circostanze per cui era stato possibile effettuare un trapianto su appuntamento: «Era una vittima. Non è una vittima come qualcuno che è stato ucciso per prendergli il fegato, ma è stato una vittima involontaria negli Stati Uniti che ha ricevuto un fegato da qualcun altro».
Il racket dei trapianti in Cina
Quello del paziente del dottor Monsour non un caso isolato. Nel 2008, un paziente del dottor Jacob Lavee, un chirurgo israeliano specializzato in trapianti di cuore, gli dice che sta per ricevere un trapianto di cuore in Cina, programmato per un determinato giorno e con un preavviso di sole due settimane. E così avviene.
Nel 2017, alcuni giornalisti della rete sudcoreana Tv Chosun vanno in un importante ospedale di Tianjin con una telecamera nascosta e riprendono le conversazioni con il personale dell’ospedale, che dice che il normale tempo di attesa per trovare un organo compatibile sono due settimane. Ma pagando un extra di 10 mila dollari, dice poi un’infermiera, un rene si trova in due giorni.
Test clinici approfonditi
La “fonte di approvvigionamento” degli organi sono in gran parte i prigionieri di coscienza del Falun Gong, che una volta arrestati subiscono esami clinici approfonditi: un esame del sangue, raggi, esame degli occhi , esame delle urine eccetera.
«Sono stato messo in fila con altri praticanti del Falun Gong» racconta una delle poche vittime sopravvissute «nella prigione c’erano circa 40 praticanti del Falun Gong. Le guardie ci hanno accompagnato all’ospedale associato con la prigione e ci hanno detto che si trattava di esami regolari e valutazioni della salute per ogni prigioniero». Ma solo i praticanti del Falun Gong venivano sottoposti agli esami clinici, come conferma David Matas, avvocato canadese per i diritti umani, tra i primi a indagare sulle inquietanti denunce di prelievo forzato di organi da parte del Pcc nei primi anni 2000. L’avvocato Matas spiega infatti che il sistema carcerario cinese sottopone a esami solo i praticanti del Falun Gong: «fanno un esame sistematico degli organi e del sangue ai praticanti del Falun Gong, ma non ai criminali comuni. Io stesso ho parlato sia con i praticanti che con i criminali comuni, e tutti mi hanno confermato la stessa cosa».
Estratto da: On Human Rights Day, Doctors Call Out Forced Organ Harvesting in China