Lunedì il tribunale di Parigi ha condannato Marine Le Pen a cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato e a quattro anni di reclusione, due dei quali senza condizionale, ma con la possibilità di scontarli agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, evitando così il carcere.
«È fondamentale garantire che i rappresentanti eletti, al pari di tutti i cittadini sottoposti a giudizio, non godano di trattamenti privilegiati», ha dichiarato il magistrato Bénédicte de Perthuis. Dopo un momento di silenzio in aula, i giudici hanno iniziato a convocare gli imputati per comunicare le sentenze.
La condanna è stata pronunciata in assenza di Marine Le Pen, che aveva lasciato l’aula nel momento in cui è stata annunciata l’ineleggibilità immediata. Il tribunale ha motivato la pena sottolineando il suo «ruolo centrale» nel sistema di appropriazione indebita dei fondi del Parlamento europeo, evidenziando inoltre il «grave turbamento dell’ordine pubblico e del funzionamento democratico» causato dalle sue azioni.
REAZIONI DAL MONDO POLITICO
«L’ingiusta sentenza non riguarda solo Marine Le Pen: è la democrazia francese a uscirne sconfitta oggi», ha denunciato lunedì Jordan Bardella, segretario del partito conservatore Rassemblement national, commentando la sentenza che ha inflitto alla deputata del Pas-de-Calais cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato.
Marine Le Pen «deve scontare la sua pena» perché «è una cittadina come tutti gli altri» ha affermato Marine Tondelier, segretario nazionale degli Ecologisti. «Quando si pretende di dare lezioni di esemplarità agli altri, bisogna innanzitutto applicarle a sé stessi», ha aggiunto. L’ineleggibilità, ha proseguito Tondelier, «è una misura prevista dalla legge. Quando è stata votata in Parlamento, Marine Le Pen non si è opposta né ha votato contro. Quindi davanti alla giustizia è un cittadino come chiunque altro».
