Xi Jinping, parlando alla parata militare di Pechino, ha scatenato le critiche dall’Unione Europea quando ha detto che il popolo cinese sotto la “guida” (meglio sarebbe definirla tirannide) del Partito comunista cinese si trova «dal lato giusto della Storia». Xi era affiancato da Vladimir Putin e da Kim Jong Un nelle foto di rito, a formare una triade che diversi analisti hanno descritto come il “nuovo asse” intenzionato a prendere il controllo del pianeta. Naturalmente in nome della pace, della giustizia e della prosperità. Non a caso, nel suo discorso ufficiale, il dittatore cinese ha dichiarato che il mondo di oggi «si trova di fronte alla scelta tra pace e guerra».
Gli organi di propaganda russi hanno riportato mercoledì che la Russia sta aiutando la Repubblica Popolare Cinese nel suo programma di armamenti nucleari (verosimilmente a livello di know-how), finalizzato a rendere il regime cinese la prima potenza nucleare al mondo.
L’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas, parlando ai giornalisti a Bruxelles, ha fatto capire chiaramente che le ambizioni di questa alleanza «autocratica» sono una realtà che l’Ue ormai non può più evitare di affrontare. «Mentre i leader occidentali si riuniscono in contesti diplomatici, un’alleanza autocratica cerca scorciatoie verso un nuovo ordine mondiale» ha affermato la Kallas, per poi rincarare la dose: «Xi in piedi accanto ai leader di Russia, Iran e Corea del Nord a Pechino oggi, non è solo un’immagine anti-occidentale: è una sfida diretta al sistema internazionale basato sulle regole […] E non è solo simbolico. La guerra della Russia in Ucraina è sostenuta dalla Cina. Queste sono realtà che l’Europa deve affrontare».
Sempre ieri, 3 settembre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato su Telegram che la Russia ha lanciato più di 500 droni e decine di missili che hanno colpito infrastrutture in 14 obiettivi in Ucraina. Il regime cinese si è rifiutato di condannare la guerra tra Russia e Ucraina e di fatto tiene in piedi lo sforzo bellico (e l’economia) della Russia, ovviamente rendendosi complice della violazione delle sanzioni internazionali a Mosca.
Nel contesto della pomposa kermesse militare di Pechino, Putin ha anche ringraziato il dittatore nordcoreano Kim Jong Un per aver mandato diverse migliaia di soldati a combattere a fianco dei russi nell’invasione dell’Ucraina. Kim ha ribadito l’impegno a fare qualunque cosa in suo potere per «assistere» Mosca, definendolo un «obbligo fraterno».
Engin Eroglu, presidente della Commissione Cina del Parlamento europeo, ha a sua volta criticato il supporto bellico del regime cinese alla Russia nella guerra in Ucraina: «Due alleati della Cina sono direttamente responsabili della più grande guerra terrestre sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale, eppure il leader cinese parla di una ‘scelta tra pace e guerra’. La Cina ha già fatto la sua scelta nel 2022, schierandosi con l’aggressore» ha scritto il parlamentare europeo su X. Condividendo una foto dei tre leader, ha poi affermato: «Per noi europei, questo significa che non possiamo limitarci a osservare. Noi dobbiamo difendere i nostri interessi e valori in modo chiaro. E abbiamo bisogno di unità, in patria e all’estero. La domanda fondamentale è: come deve rispondere l’Europa a queste immagini?».
Eroglu ha anche notato come il primo ministro indiano Narendra Modi (teoricamente “amico” di Xi Jinping) fosse assente nonostante il suo viaggio di Stato a Pechino per partecipare a un summit economico svoltosi poco prima della parata, sottolineando quindi la natura condizionale e limitata delle relazioni India-Repubblica Popolare Cinese.
Pochi leader occidentali erano presenti: il primo ministro slovacco Robert Fico (unico capo di Stato Ue a partecipare), il ministro degli Esteri e del Commercio ungherese Peter Szijjarto, e Daniel Andrews, ex premier dello Stato della Victoria in Australia (criticato in patria per la sua presenza).
Il ministro della Difesa statunitense Pete Hegseth ha dichiarato ieri in un’intervista a Fox & Friends che Russia e Cina si erano già avvicinate durante l’amministrazione precedente e che Donald Trump ha incaricato la Difesa statunitense di ricostruire e stabilire una deterrenza: «Non perché noi cerchiamo il conflitto; noi questo non lo facciamo, e siamo stati chiari su questo con Cina, Russia e altri» ha detto il capo del Pentagono, commentando poi: «Le dimostrazioni e le parate vanno bene, ma speriamo non si traducano in un conflitto militare reale». Un pericolo del tutto concreto, ha poi fatto capire Hegseth: «Noi lo sappiamo che cosa credono loro, e cosa fanno. Sappiamo anche quanto siamo forti noi, e i vantaggi militari che noi abbiamo. E lo sanno anche loro».