Il 1° giugno l’Ucraina ha lanciato un attacco su larga scala con droni contro basi aeree situate in profondità nel territorio russo, segnando il primo raid documentato a oltre 4 mila 300 chilometri dalla linea del fronte. Secondo il ministero della Difesa russo, sono stati colpiti aeroporti militari nelle regioni di Murmansk, Irkutsk, Ivanovo, Ryazan e Amur. In alcuni casi, il lancio di droni Fpv nelle vicinanze delle installazioni ha causato incendi agli aerei presenti. Gli attacchi sono stati rivendicati dal servizio di sicurezza ucraino, che ha stimato in 7 miliardi di dollari il danno inflitto all’aviazione strategica russa, sostenendo che sia stato distrutto il 34% dei vettori di missili da crociera dislocati in quelle basi.
Nella stessa giornata, Mosca ha risposto con il più massiccio attacco di droni condotto dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022. L’aeronautica di Kiev ha riferito dell’ingresso in territorio ucraino di 472 droni e sette missili. Gli scontri hanno provocato almeno 12 morti tra i militari ucraini, secondo quanto emerge dalla lettera di dimissioni dell’ex comandante delle forze terrestri, Mykhailo Drapaty.
La mattina del 1° giugno, due ponti in regioni russe al confine con l’Ucraina sono stati distrutti da esplosioni. Le autorità locali hanno riferito di almeno 7 morti e 69 feriti. Il primo incidente ha riguardato un ponte autostradale nella regione di Bryansk, colpito intorno alle 22:50 del 31 maggio, mentre un treno passeggeri diretto a Mosca transitava nelle vicinanze. Quattro ore dopo, un’esplosione ha fatto crollare un ponte ferroviario nella regione di Kursk, facendo deragliare un treno merci. Il Comitato investigativo russo ha confermato che in entrambi i casi si è trattato di esplosioni coordinate. Immagini diffuse sui social mostrano carrozze danneggiate, vagoni ribaltati e passeggeri in fuga nel buio.
Il Cremlino ha reso noto che Putin è stato informato durante la notte dal ministero delle Emergenze e dai servizi di sicurezza federali. Il governatore della regione di Bryansk ha confermato che il ponte è stato colpito mentre transitava il treno Klimovo-Mosca.
Kiev non ha commentato ufficialmente gli episodi, ma l’intelligence militare ucraina ha riferito che un’esplosione ha fatto deragliare un treno russo con carburante e materiali nella regione occupata di Zaporizhzhia, senza però assumersi la responsabilità.
Negli ultimi mesi, l’Ucraina ha intensificato gli attacchi in profondità nel territorio russo, confermandone in diverse occasioni l’autore. Le autorità russe accusano Kiev di voler sabotare i colloqui di pace in corso. Secondo Andrei Kartapolov, presidente della commissione difesa della Duma, gli attacchi sarebbero opera dei servizi ucraini con l’obiettivo di irrigidire la posizione di Mosca e influenzare l’opinione pubblica prima delle trattative.
Il presidente Trump, mediatore nei negoziati, ha esercitato pressioni su Putin affinché dimostri entro due settimane un impegno concreto per porre fine al conflitto, minacciando nuove sanzioni. Il 28 maggio ha manifestato frustrazione per la mancanza di progressi, definendo deludente la risposta russa.
Nonostante gli appelli per un cessate il fuoco, le ostilità sono in aumento. Le forze russe avanzano nel fronte orientale e continuano i lanci incrociati di droni. L’Ucraina, inizialmente cauta sulla partecipazione ai colloqui in Turchia, ha confermato la presenza del ministro della Difesa, Rustem Umerov, al secondo round di trattative previsto per il 2 giugno a Istanbul. Washington ha avvertito Mosca: in assenza di segnali di buona fede, saranno adottate ulteriori misure sanzionatorie.