«Bisogna rafforzare il sistema Italia, in una fase di grande incertezza», sostiene il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida in una intervista alla «Stampa». Il ministro, che sui dazi mantiene una posizione d’attesa, auspica «un giusto compromesso» definendo «una follia» l’idea avanzata da qualcuno di innescare una guerra commerciale con gli Usa. «Non si può, sono un nostro alleato e per noi il loro è un mercato strategico». Sul tavolo dopo gli 11 miliardi stanziati negli ultimi due anni il governo adesso mette un altro miliardo di euro da destinare al comparto primario per finanziare le misure inserite nel ‘Coltiva Italia’, un disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri che grazie alla procedura d’urgenza verrà approvare entro marzo 2026: «Puntiamo a rafforzare ulteriormente il settore primario, per garantire produzioni di qualità, ridurre la dipendenza dall’estero in alcuni settori ed al tempo stesso garantire la manutenzione del territorio di cui gli agricoltori sono dei veri e propri custodi per porre un argine importante al dissesto idrogeologico, agli effetti del cambio climatico ed allo spopolamento delle aree interne. Il ‘Coltiva Italia’ – continua il ministro – è un investimento di carattere strategico ancor più utile alla luce degli eventi geopolitici che stanno contraddistinguendo questa epoca e nella quale tornano ad essere necessarie catene di approvvigionamento certe proprio a partire dal settore alimentare».
Trecento milioni vanno «al Fondo di sovranità alimentare che serve a sostenere in maniera flessibile le filiere italiane che in certe situazioni possono presentare delle difficoltà, come è successo in passato per le pere o il grano tenero. Poi altri 300 milioni servono a sostenere il settore delle carni rosse per il quale siamo fortemente dipendenti dall’estero. Puntiamo – osserva il ministro – sia a produrre più vitelli da ingrasso, e a ridurre così il nostro deficit produttivo che oggi supera il 50 per cento, sia a ripopolare alcune aree di collina e montagna dove si possono sviluppare gli allevamenti». Il terzo investimento importante di 300 milioni «è invece sul settore olivicolo e punta ad aumentare la produzione. Altri 150 milioni sono destinati al ricambio generazionale con interventi in favore dell’imprenditoria giovanile». Tra i grandi fattori di incertezza di questa fase ci sono i dazi Usa: «E’ una questione molto complessa che incide in maniera differente sui vari settori e quindi abbiamo scelto di non commentare fino all’esito finale della trattativa. La cosa che auspichiamo, e sui cui governo italiano ed in particolare la presidente Meloni ha lavorato, intanto è escludere tra i vari scenari quello di aprire un conflitto di carattere commerciale con gli Usa, come qualcuno auspicava in maniera non solo illogica ma quasi folle, o di auspicare addirittura la apertura di nuovi mercati sostitutivi».
Trump è pronto a scendere sotto il 15 per cento se l’Europa toglie le barriere ai prodotti Usa: «Col segretario americano all’Agricoltura Brooke Rollins stiamo cercando di capire come si possa implementare il nostro rapporto import-export. Ci sono però dei confini che per l’Italia non sono eludibili: il primo riguarda la tutela della salute dei nostri consumatori, che per noi è un limite non valicabile. Il secondo elemento è che non siamo disponibili a mettere in discussione le indicazioni geografiche che proteggono prodotti di altissima qualità e valore aggiunto, che a volte gli Stati Uniti considerano protezionismo, ma che protezionismo non sono» conclude Lollobrigida.