Molti compositori del passato possedevano animali domestici e sembra che la maggior parte amasse i cani. Nel corso della sua vita Wagner ne ebbe circa una dozzina. Il britannico Edward Elgar ne ebbe diversi e nella variazione XI delle Enigma fa persino riferimento al bulldog di un amico. Beethoven strinse un legame col cane di una delle sue allieve di cui era innamorato, e la sera in cui lei rifiutò la sua proposta di matrimonio, il cane, Gigon, lo seguì confortando il suo cuore ferito.

Mozart era un grande amante degli animali. Come altri, aveva una predilezione per il migliore amico dell’uomo, così come per i gatti, ma soprattutto amava gli uccelli e allevava diversi canarini. Uno dei suoi amici pennuti è persino passato alla storia come l’animale più famoso che abbia mai influenzato un compositore.
UNA COINCIDENZA MIRACOLOSA
Un giorno del 1784, Mozart passeggiava per le strade di Vienna quando a un tratto, passando davanti a un negozio di animali, sentì una melodia familiare: era un uccellino che cantava il tema Allegretto del suo concerto per pianoforte in sol maggiore K. 453.

Il musicista seguì il canto, entrò nel negozio e sbirciò dentro una gabbia. C’era uno storno che lo fissava. Nel sentire l’uccello ripetere la melodia che aveva scritto più di un mese prima ne rimase sbalordito e lo comprò per 34 kreuzer. Più tardi quel giorno, trascrisse il canto dell’uccello in un quaderno sotto il prezzo che aveva pagato per acquistarlo: la melodia era quasi la stessa, solamente le ultime due note Sol erano diventate Sol diesis. Commentò la variazione dello storno con un «Das war schön!» (È stato meraviglioso!).
Gli storni sono eccellenti imitatori, essendo in grado di imitare strumenti musicali, la voce umana e molti altri suoni… Ma Mozart non aveva ancora eseguito il concerto in pubblico, e si sarebbe potuto credere che il compositore avesse preso quella melodia dal canto dall’uccello, se non fosse che aveva catalogato il suo concerto il 12 aprile e ora era il 27 maggio.
Tuttavia, in molti pensarono che lo storno avesse ispirato a Mozart la melodia, e come l’esperta ornitologa e naturalista Lyanda Haupt scrive in Mozart’s Starling, questa opinione «appare spesso nella letteratura». Ma, in ogni caso, non ci sono prove a sostegno di questa affermazione, poiché la data precedente del concerto catalogato è documentata in modo verificabile.
Altri hanno ipotizzato che Mozart abbia fischiato la melodia all’uccello prima di acquistarlo. Ma se così fosse, come avrebbe potuto sentire il motivo in anticipo e poi seguirlo fino alla fonte all’interno del negozio? In mancanza di altre spiegazioni possibili, l’imitazione dello storno può essere interpretata come una pura coincidenza.
Dopo questo incredibile evento, dunque, Mozart portò l’uccello a casa con sé. Lo chiamò Vogel Staar, che in tedesco significa “uccello storno” e, sia che si trattasse di un nome o semplicemente di una attribuzione, l’amico pennuto fu suo compagno costante negli anni che seguirono.
Gli animali domestici spesso assumono la personalità dei loro proprietari, e lo storno possedeva molte caratteristiche dello stesso Mozart. Come ha ricordato la Haupt in un’intervista alla NPR, e come scrive nel suo libro: «Mozart stesso era un grande imitatore. … Era in grado di imitare qualsiasi stile musicale. Ma gli piaceva anche imitare le persone per divertimento, alle feste imitava l’imperatore. Quindi Mozart stesso era molto spiritoso, molto intelligente, con una personalità un po’ eccentrica».

Tre anni dopo aver portato a casa lo storno, il 28 maggio 1787, il padre di Mozart morì. Sebbene scrivesse una lettera a un amico esprimendo il proprio dolore per la scomparsa del padre Leopold, il musicista non partecipò al funerale. Salisburgo era piuttosto lontana da Vienna e Mozart, a quanto pare, non ebbe il tempo di compiere il viaggio.
Una settimana dopo, Vogel Staar morì. Mozart lo seppellì nel suo giardino, organizzò una cerimonia con amici elegantemente vestiti e scrisse un’elegia di 24 versi che incise sulla piccola lapide dell’uccello, datata 4 giugno 1787. Le prime righe della traduzione della critica musicale Marcia Davenport recitano:
Qui giace un piccolo sciocco
Che mi era caro:
Uno storno nel fiore degli anni
Del suo breve tempo,
Il cui destino era quello di prosciugare
L’amaro dolore della morte.
Dieci giorni dopo la morte dello storno, il 14 giugno, Mozart inserì un nuovo brano nel suo catalogo delle opere: Uno scherzo musicale, K. 522. Si tratta di un divertimento, una composizione leggera per orchestra da camera, per due corni e quartetto d’archi, che contiene errori musicali quali frasi ripetitive, notazioni imprecise, transizioni illogiche e inversioni dell’ordine armonico corretto. Il brano è un tentativo consapevole di prendere in giro l’inettitudine musicale.
In un articolo del 1990 su American Scientist, gli studiosi Meredith J. West e Andrew P. King scrissero che questo brano reca «l’autografo vocale di uno storno»: Il mosaico illogico di A Musical Joke corrisponde «all’intreccio di melodie musicali degli storni». I suoni sgraziati rispecchiano la tendenza dell’uccello «a fischiare stonato o a frammentare le frasi musicali in punti inaspettati» e la qualità sinuosa del brano «è caratteristica dei soliloqui degli storni», anche il finale brusco ha la “firma” dell’uccello.
Oltre a A Musical Joke, Vogel Staar potrebbe aver influenzato altre opere di Mozart. Come osserva l’esperta ornitologa Haupt: «Un’infinità di frasi simili a quelle degli uccelli visitano le sue opere successive» e le arie dei suoi eroi operistici contengono «episodi di malizia simile a quella degli storni».
La studiosa ipotizza anche che il personaggio dell’uccellatore Papageno in una delle più grandi opere di Mozart, Il flauto magico, sia stato ispirato proprio da Vogel Staar. Papageno è, tra le altre cose, «affascinante … strano, piumato, abile nella musica, imprevedibile, fastidioso ma delizioso». In tutte queste qualità, Papageno era simile allo storno di Mozart (e allo stesso Mozart). Sebbene non ci siano prove dirette di questo legame, l’idea non è inverosimile.

Lo storno di Mozart esercita un fascino senza fine sui fan del compositore: oltre agli autori già citati, l’uccello ha ispirato opere d’arte e numerosi libri per bambini.
In uno di questi, Mozart Finds a Melody di Stephen Costanza, l’autore aggiunge un tocco fantasioso all’affermazione secondo cui lo storno avrebbe insegnato la melodia al compositore. In questo racconto, Mozart soffre di un blocco creativo, ma quando sente l’uccello, che già possiede, cantare una melodia e mentre sta per trascriverla, l’uccello vola fuori dalla finestra, costringendo Mozart ad andare a cercarlo per finire il brano.
Sebbene non sia strettamente basata su fatti reali, questa affascinante storia è un modo delizioso per avvicinare i giovani lettori alla musica classica. A volte, ci vuole una mente da uccellino per liberare l’immaginazione.