La recente decisione della Commissione europea di multare Apple e Meta, rispettivamente per 500 e 200 milioni di euro, segna un passaggio significativo nell’applicazione del Digital Markets Act (Dma), la normativa europea volta a garantire equità e concorrenza nel mercato digitale. Le sanzioni, annunciate il 22 aprile, colpiscono due colossi tecnologici americani accusati di aver limitato le scelte dei consumatori, alimentando il dibattito su come regolare le piattaforme digitali in un contesto mondiale sempre più complesso.
Apple è finita nel mirino per aver violato le norme di anti-steering, che obbligano le aziende a consentire agli sviluppatori di informare i clienti su offerte alternative al di fuori dell’App Store. Secondo Bruxelles, l’impossibilità per gli utenti di essere informati su opzioni potenzialmente più vantaggiose comprometterebbe la libertà di scelta, principio cardine del nuovo regolamento.
Meta, invece, è stata sanzionata per il suo modello pubblicitario consenso o pagamento, introdotto nel 2023 per gli utenti europei di Instagram e Facebook. Tale modello, che obbliga a scegliere tra acconsentire all’uso dei dati personali per pubblicità personalizzate o pagare per un servizio senza annunci, è stato giudicato non conforme alla normativa, poiché non offre un’alternativa equivalente per chi rifiuta la profilazione.
Le multe, che tengono conto della gravità e della durata delle infrazioni, rappresentano le prime decisioni di non conformità adottate ai sensi della normativa. Le due aziende hanno 60 giorni per adeguarsi, pena ulteriori sanzioni. Tuttavia, la vicenda si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra Stati Uniti e Unione Europea, dove le normative digitali europee, come il Digital Markets Act e il Digital Services Act, sono percepite come un tentativo di frenare il dominio delle aziende tecnologiche americane.
Un portavoce di Meta ha dichiarato a The Epoch Times che «la Commissione europea sta cercando di penalizzare le imprese americane di successo, consentendo invece alle aziende cinesi ed europee di operare secondo standard diversi». L’azienda ha definito le sanzioni un «dazio mascherato» che compromette la sua capacità di offrire servizi competitivi, con ricadute negative anche per le economie europee. Apple, contattata da The Epoch Times, non ha rilasciato commenti ufficiali.
Le sanzioni arrivano in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. L’amministrazione Trump ha imposto diversi dazi all’Unione Europea, tra cui il 25% su alluminio, acciaio e automobili, oltre a dazi reciproci del 20%, attualmente sospesi.
Sul versante statunitense, Trump teme che i governi stranieri possano prendere di mira le aziende tecnologiche statunitensi mediante un quadro regolatorio considerato troppo restrittivo. Il 21 febbraio, il presidente ha firmato un memorandum per proteggere le imprese americane da quella che ha definito un’«estorsione estera», secondo un comunicato della Casa Bianca. All’inizio del mese, Peter Navarro, consigliere per il commercio, ha accusato l’Ue di condurre una «guerra legale» contro le aziende tecnologiche statunitensi. L’amministrazione americana ha già segnalato l’intenzione di monitorare attentamente l’evoluzione normativa in Europa, ventilando l’ipotesi di contromisure commerciali nel caso in cui si ravvisassero trattamenti discriminatori.
Dal canto suo, l’Unione Europea ha ribadito di non avere intenzione di fare concessioni sulle proprie normative digitali e tecnologiche nell’ambito dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti. Le aziende tecnologiche americane, come Meta e Google, potrebbero inoltre dover affrontare tasse sui loro ricavi pubblicitari digitali nell’Unione Europea.