Le mode alimentari ci impediscono di mangiare meglio?

di Redazione ETI/Sheramy Tsai
8 Aprile 2025 22:58 Aggiornato: 8 Aprile 2025 22:58

Frullati di cavolo nero, caffè al collagene, snack arricchiti con adattogeni. L’alimentazione sana, oggi, somiglia più a un carosello di mode passeggere che a un approccio duraturo alla salute. Ogni nuovo “superfood” promette un corpo più tonico, una mente più lucida, una vita più lunga. Tuttavia, al di là dell’attrattiva del cambiamento, resta un interrogativo: si sta davvero migliorando il proprio benessere o si sta semplicemente alleggerendo il portafoglio?

LA CORSA ALLA SALUTE

Le mode alimentari non sono una novità. Negli anni ’90 dominava la tendenza “senza grassi”, che ha portato a un boom di prodotti light ma ricchi di zuccheri. Nel decennio successivo, le diete a base di succhi sono state esaltate come soluzioni detox universali. Oggi, il dibattito si concentra tra regimi plant-based e approcci carnivori, entrambi presentati come formule infallibili per una salute ottimale.

Questi trend, pur esercitando un’attrazione crescente, spesso distolgono l’attenzione dai principi fondamentali di un’alimentazione equilibrata e sostenibile. Eppure, sono proprio questi a dimostrarsi più efficaci. Decenni di studi confermano che una dieta costante basata su alimenti naturali offre benefici concreti, senza bisogno di scorciatoie o soluzioni miracolose.

Nonostante ciò, il fascino della novità resta forte. Secondo un’indagine condotta da Food Insight nel 2022, il 52% degli americani ha seguito una dieta o un regime alimentare specifico, in crescita rispetto al 39% dell’anno precedente. Tuttavia, l’alimentazione media continua a essere dominata da prodotti ultraprocessati. Dati del National Institutes of Health indicano che nel 2018 questi alimenti rappresentavano il 67% delle calorie consumate dai giovani statunitensi, rispetto al 61% registrato nel 1999. Ricchi di calorie e poveri di nutrienti, sono associati a un aumento dei tassi di obesità e a un peggioramento della salute generale.

Nel frattempo, il mercato globale dei prodotti salutistici è in espansione. Nel 2023 ha raggiunto un valore stimato di 858,8 miliardi di dollari, con una crescita annua prevista del 9,4% fino al 2030. L’industria prospera, ma i consumatori ne traggono davvero beneficio? I dati sembrano suggerire il contrario: negli Stati Uniti, il tasso di obesità è salito al 41,9% tra il 2017 e il 2020, rispetto al 30,5% del 2000. Anche il diabete è in aumento, le proiezioni dell’International Diabetes Federation indicano 783 milioni di casi entro il 2045. Le tendenze alimentari promettono molto, ma l’impatto sulla salute collettiva resta limitato.

TENTAZIONI E INGANNI

Il successo di queste mode si spiega con il bisogno diffuso di soluzioni rapide a problemi complessi. Che si tratti di dimagrire o di vivere più a lungo, la promessa è sempre immediata. Il digiuno intermittente, ad esempio, ha guadagnato popolarità ed è supportato da studi promettenti, ma le evidenze a lungo termine restano contrastanti.

I social media alimentano il fenomeno. Piattaforme come Instagram e TikTok sono invase da influencer che promuovono diete “imperdibili”. Uno studio del 2023 pubblicato sul Journal of Medical Internet Research mostra che il 53% dei giovani appartenenti alla Generazione Z si affida ai social per ottenere informazioni sulla salute, più di quanto facciano le generazioni precedenti, ancora legate ai media tradizionali.

Nel tentativo di orientarsi tra consigli e raccomandazioni, mangiare si complica. Le mode sfruttano la paura di restare esclusi e il desiderio di appartenere a una comunità, che si esprime attraverso ricette, hashtag o gruppi di dieta. A ciò si aggiunge il costo: molti prodotti di tendenza e integratori hanno prezzi elevati, spesso senza prove solide del loro impatto sulla salute. Il risultato è un rapporto col cibo sempre più stressante, dispendioso e difficile da sostenere nel tempo.

UN APPROCCIO PIÙ SEMPLICE

Forse è il momento di smettere di inseguire l’ultima tendenza e porsi una domanda più essenziale: di cosa ha davvero bisogno il nostro corpo? La risposta non è universale. Ogni individuo risponde in modo diverso agli stessi alimenti. Uno studio del 2022 ha dimostrato che i livelli di glicemia variano da persona a persona in risposta agli stessi pasti. Personalizzando la dieta, i ricercatori hanno ottenuto miglioramenti significativi nel controllo glicemico e nella salute generale, sottolineando l’importanza di un approccio personalizzato.

Le esigenze cambiano nel tempo. Possono variare con le stagioni, l’età, lo stile di vita, il luogo in cui si vive. Restano validi alcuni principi condivisi: ridurre zuccheri, cibi processati e alcol fa bene a tutti. Ma oltre queste indicazioni, il benessere richiede ascolto, adattamento e consapevolezza.

Mangiare, allora, torna a essere un gesto semplice e personale, non un continuo inseguimento di novità. La salute non segue le mode: si costruisce giorno dopo giorno, attraverso abitudini solide e sostenibili. Le tendenze passano. Le buone scelte restano.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

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