L’amico europeo di Xi Jinping

di Giovanni Donato
4 Settembre 2025 11:15 Aggiornato: 4 Settembre 2025 11:41

Xi Jinping ha ieri affermato e ribadito la sua fraterna e totale amicizia (talmente calcata nei toni e nelle gestualità da apparire quasi come un amore viscerale) per Vladimir Putin e Kim Jong-Un.

Ma il capo del regime cinese ha buoni amici anche in Europa: a margine della kermesse militare del 3 settembre a Pechino, Xi Jinping ha riconosciuto la «fedeltà» della Slovacchia alla Repubblica Popolare Cinese, dicendo al primo ministro Robert Fico che spera che Bratislava continui a sostenere lo sforzo cinese in atto per rafforzare i rapporti con l’intera Unione Europea. Fico, a quanto pare, ha ricevuto da Xi l’investitura ufficiale quale “testa di ponte” in Europa della dittatura comunista cinese.
La comunità internazionale ha bisogno di unità e di cooperazione più che mai, ha poi detto il dittatore cinese al primo ministro slovacco, che era a Pechino per assistere alla parata. Il regime cinese conta su alcuni Stati dell’Ue, come la Slovacchia, quali “lobbisti” a Bruxelles, anche per contrastare gli elevati dazi per concorrenza sleale imposti dall’Europa sui veicoli elettrici cinesi. La Slovacchia è infatti uno dei cinque Stati Ue che si sono opposti ai dazi; gli altri quattro sono: Malta, Ungheria, Slovenia e Germania.

Xi ha anche espresso la speranza che la Slovacchia continui a svolgere un «ruolo positivo» nel promuovere i rapporti tra Cina e Ue, secondo l’agenzia di stampa del regime Xinhua. Fico, che ha incontrato Xi l’ultima volta a Mosca a maggio, appare ansioso di mettere le relazioni del suo Paese con la Cina in una «corsia preferenziale». Insieme all’Ungheria, la Slovacchia cerca di attrarre investimenti da parte di aziende cinesi per creare posti di lavoro. Ma a differenza di Budapest, Bratislava finora è stata alquanto lenta nel raccogliere i frutti dei rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, riuscendo solo l’anno scorso a elevare le  proprie relazioni al livello di “partenariato strategico”. Mentre il ministro degli Esteri e del Commercio ungherese Peter Szijjarto, che rappresentava il primo ministro Viktor Orban alla parata militare di Pechino, ha detto mercoledì al capo della diplomazia cinese che nel 2024 circa il 31% degli investimenti cinesi in Europa è arrivato in Ungheria. Per inciso: come l’Ungheria, la Slovacchia mantiene stretti legami anche con la Russia, che ne soddisfa la maggior parte delle esigenze petrolifere. Pur non violando formalmente le sanzioni (date le condizioni delle rispettive economie, i due Stati hanno ricevuto delle esenzioni) non sono mancate le critiche dal resto dell’Europa, di stare approfittando della situazione e di agire contro la posizione dell’Occidente sulla guerra in Ucraina.

Fico – evidentemente alle prese con un non indifferente sforzo di riposizionamento economico-diplomatico – domani incontrerà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo aver detto martedì a Vladimir Putin che desidera anche normalizzare i rapporti con il Cremlino. Il tutto mentre l’Europa è nel pieno del processo di affrancamento dalla dipendenza energetica russa.

 


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