Il 24 maggio 1883, dopo lunghi anni di progettazione e costruzione e numerose battute d’arresto, il ponte di Brooklyn fu aperto al traffico.
Il primo veicolo ad attraversare il ponte fu la carrozza di Emily Roebling. Emily portava con sé un gallo in gabbia, simbolo della vittoria di quel giorno, una vittoria ottenuta dall’oscurità delle profonde fondamenta sottomarine fino all’alta struttura che svettava alla luce del fiume. Mentre il suo sguardo andava alle grandi arcate gotiche, che ricordavano le finestre di un’imponente cattedrale, Emily rifletteva sulla sua lotta durata 11 anni, portando la fiaccola trasmessale dal suocero, John Roebling, e dal marito, Washington Roebling. Prima che il ponte di Brooklyn diventasse il simbolo di una potente città americana, era stato il sogno di un uomo.
John Augustus Roebling (Johann August Röbling) nacque il 12 giugno 1806 a Mühlhausen, nel Regno di Prussia. Sua madre capì che era una specie di “ragazzo prodigio” e fin da giovane lo istruì in matematica e scienze.
A 18 anni sostenne l’esame di geometra, poi frequentò l’Accademia di architettura di Berlino. A 19 anni ottenne un lavoro di progettazione e supervisione della costruzione di strade militari. Durante quel periodo, elaborò diversi progetti di ponti sospesi, che però non furono mai costruiti. All’epoca, i ponti sospesi erano sostenuti da grandi catene che a volte cedevano. Roebling ne era comunque affascinato.
Lasciato l’incarico governativo nel 1828, iniziò a studiare per l’esame da ingegnere, che non sostenne mai. Decise, invece, di venire in America. Col fratello Carl acquistò 1.582 acri di terreno nella contea di Butler, in Pennsylvania, vicino a Pittsburgh, lo chiamarono Germania (ora noto come Saxonburg) e si dedicarono all’agricoltura. Roebling, tuttavia, faticava a fare l’agricoltore e trovò subito lavoro come ingegnere.
I vicini monti Allegheny ostacolavano il collegamento diretto via acqua tra Filadelfia e Pittsburg, quindi si decise di costruire una ferrovia portage. Le barche sarebbero state trasportate su grandi vagoni ferroviari attraverso il terreno di alta montagna. L’anello debole di questo sistema era la corda di canapa usata per trainarle, spesso infatti si spezzava con risultati disastrosi. Roebling trovò la soluzione: una corda in filo d’acciaio, la “fune metallica” era di gran lunga più resistente di quella di canapa.
Infatti i rivelò fondamentale non solo per i canali, ma anche per i ponti sospesi. Il più antico ponte sospeso tramite fili d’acciaio degli Stati Uniti è il Delaware Aqueduct di Roebling. Fu inaugurato nel 1849 per poi essere trasformato in un ponte autostradale.
Nel 1848, Roebling trasferì la sua attività di produzione di fili metallici a Trenton, nel New Jersey, dove creò un enorme complesso industriale. Costruì un enorme ponte sospeso a due livelli – uno per i veicoli e uno per i treni – che attraversava la Gola del Niagara e collegava New York al Canada. Il figlio di Roebling, Washington, raggiunse il padre nel 1858 e ne divenne socio. John Roebling era un uomo non facile da accontentare, ma quando Washington sposò Emily Warren nel 1865, la giovane e brillante donna conquistò il cuore del suocero.
Un ponte sulle acque turbolente
Con l’espansione di Manhattan e Brooklyn, i pendolari erano in balia dei traghetti e i traghetti in balia del tempo. Dopo essere rimasto bloccato su un traghetto per via del ghiaccio sull’East River, Roebling ebbe l’ispirazione di costruire un ponte attraverso quel grande e turbolento specchio d’acqua, ma occorrevano delle torri di fondamenta molto al di sotto del fiume. I novelli sposi Washington ed Emily partirono per l’Europa per studiare l’uso dei cassoni per costruire un ponte. Un cassone è una cassa di legno a tenuta stagna con il fondo aperto, conficcata nel fondo del fiume, da cui viene spinta fuori l’acqua da aria pressurizzata. In questo modo gli uomini potevano scavare, versare il cemento e posare le pietre per costruire le torri.
Nel 1869, dopo la vendita del progetto del ponte di Brooklyn ai funzionari di Manhattan, della città al tempo indipendente di Brooklyn e dello Stato di New York, Roebling iniziò i rilievi per il grande ponte. Proprio il primo giorno, mentre sbarcava dal traghetto, ebbe uno strano incidente al piede che rimase schiacciato. Dovettero amputargli le dita, ma contrasse il tetano. Nel giro di poche settimane il grande ingegnere morì. Washington assunse il ruolo di ingegnere capo. Lavorò instancabilmente, scendendo nei cassoni per controllare i dettagli e supervisionare la costruzione. Tuttavia, nel XIX secolo, nessuno conosceva ancora la decompressione causata dalla risalita troppo rapida da un ambiente altamente pressurizzato alla superficie.
Era doloroso, poteva paralizzare gravemente. Washington ne fu vittima, mentre andava rapidamente avanti e indietro dai cassoni, e ne restò permanentemente zoppo. Fu confinato nel suo letto in una casa affacciata sul fiume, dalla quale poteva osservare l’innalzamento delle torri. Alcuni volevano rimuoverlo dalla carica di ingegnere capo, ma Emily si schierò in sua difesa. Si era dimostrata un’abile studiosa dei metodi del marito e si occupò di gran parte della supervisione dei lavori. Comunicando costantemente con il marito costretto a letto, controllava i dettagli mentre le torri si innalzavano, i fili d’acciaio venivano trasformati in cavi di sostegno, le strutture stradali venivano appese e il grazioso ponte prendeva vita.
Per 11 anni questa fu la sua attività e molti ritengono che abbia persino contribuito alla progettazione del ponte. In ogni caso, il suo ruolo di collaboratrice nel progetto era chiaro. Il ponte fu ultimato dopo 14 anni e costò 15 milioni di dollari. La campata centrale, con i suoi 488 metri, era la più lunga del mondo.
Il presidente Chester A. Arthur e l’allora governatore di New York, Grover Cleveland, erano presenti all’inaugurazione dell’“ottava meraviglia del mondo”. Emily compì il primo attraversamento su una carrozza trainata da cavalli. Il gallo che portava in grembo, simbolo dell’alba di un nuovo giorno, era una chiara allusione alla vittoria della luce sulle tenebre. Quel giorno, oltre 150 mila persone attraversarono il ponte sulla passeggiata che sovrasta la carreggiata.