La persecuzione del Falun Gong denunciata all’Onu

di Frank Fang e Eva Fu
13 Marzo 2025 17:53 Aggiornato: 13 Marzo 2025 17:53

Un diplomatico cinese ha interrotto un praticante del Falun Gong mentre cercava di denunciare i crimini contro l’umanità commessi dalla Cina comunista, durante un recente intervento alle Nazioni Unite.

Il 4 marzo, Ding Lebin, intervenendo a nome dell’associazione per i diritti umani tedesca Society for Threatened Peoples, ha dichiarato al Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, a Ginevra, che molti praticanti del Falun Gong in Cina continuano a essere perseguitati, messi in carcere, torturati e spesso uccisi dal Partito comunista cinese.

Il discorso dell’attivista dei diritti umani è stato interrotto quando la delegazione cinese ha sollevato una mozione procedurale. In un breve intervento, un diplomatico cinese ha accusato Ding di abusare del forum del consiglio per «attaccare» il Pcc e ha chiesto al vicepresidente di turno del consiglio, Tareq Md Ariful Islam, di impedirgli di proseguire. Secondo il sito web dell’Onu, Song Changqing, il diplomatico cinese, ricopre il ruolo di ministro consigliere presso la missione permanente della Cina all’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra.

Islam ha respinto la mozione della delegazione cinese, affermando che le dichiarazioni erano «conformi» alle regole, e ha restituito la parola all’attivista. Ding ha terminato il suo discorso chiedendo al consiglio di nominare un relatore speciale per indagare sul crimine del regime cinese del prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza.

«Il Pcc ha cercato di fermarmi e di mettermi a tacere al Consiglio per i diritti umani dell’Onu» ha scritto Ding sulla piattaforma di social media X il 9 marzo. Ha definito la mozione della delegazione cinese una «richiesta assurda» e ha ringraziato Islam per avergli permesso di terminare il suo intervento «a nome dei milioni di vittime della persecuzione in Cina che non hanno la possibilità di poter parlare». La persecuzione inflitta al Falun Gong dalla dittatura comunista cinese è ormai al suo 26esimo anno, e ha portato alla detenzione e all’incarcerazione di milioni di praticanti del Falun Gong in Cina, secondo il Falun Dafa Information Center. Mentre sono detenuti, molti subiscono torture, lavori forzati e altri trattamenti disumani.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale che combina esercizi di meditazione e insegnamenti morali basati sui principi di verità, compassione e tolleranza. Prima dell’inizio della persecuzione nel 1999, il Falun Gong era praticato liberamente in Cina, con stime dell’epoca che indicavano un numero di praticanti compreso tra 70 milioni e 100 milioni.

Ding Lebin ha dichiarato a The Epoch Times il 9 marzo che l’interruzione da parte della delegazione cinese era prevedibile. «Ogni volta che i praticanti del Falun Gong parlano alle Nazioni Unite o al Consiglio per i diritti umani, vengono interrotti in modo irragionevole dal Pcc», ma il regime comunque non riesce a impedire ai praticanti di esprimersi: «La delegazione del Partito comunista cinese non ha smentito nessuno dei crimini che ha commesso contro i praticanti del Falun Gong. Ha solo cercato di coprire e insabbiare i suoi crimini contro l’umanità, diffondendo menzogne ed esportando  nel mondo coercizione e repressione, nel tentativo di eliminare qualsiasi condanna dei crimini del Partito comunista cinese». L’attivista ha poi espresso la speranza che l’Onu possa escludere la Cina dal Consiglio per i diritti umani.

Ding Lebin si sta anche battendo per la liberazione di suo padre, Ding Yuande, un praticante del Falun Gong condannato a tre anni di carcere in Cina nel dicembre 2023; l’uomo è sottoposto a torture, lavaggio del cervello e lavori forzati, e rischia gravemente di finire vittima del prelievo forzato di organi.  La madre di Ding Lebin, a sua volta praticante del Falun Gong, è sorvegliata nella sua città natale, perché Ding Lebin chiede da anni a livello internazionale la liberazione del padre, «A causa della persecuzione, la nostra famiglia è stata separata». Ding Lebin non vede i genitori da oltre 12 anni. «È ora di porre fine ai crimini del regime cinese ai danni dei praticanti del Falun Gong e di altri prigionieri di coscienza».

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