La Knesset approva l’annessione ufficiale a Israele della Cisgiordania

di redazione eti
23 Ottobre 2025 9:18 Aggiornato: 23 Ottobre 2025 9:18

La Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato il disegno di legge che prevede l’annessione della Cisgiordania allo Stato di Israele, una decisione che ha suscitato forti reazioni di condanna a livello internazionale.

Israele ha conquistato la Cisgiordania nel corso della Guerra dei Sei Giorni, combattuta dal 5 al 10 giugno 1967, un conflitto iniziato da Israele «a scopi difensivi»; nei mesi precedenti la guerra, infatti la tensione in Medio Oriente era cresciuta in modo drammatico: il presidente egiziano Nasser aveva chiuso alle navi israeliane lo stretto di Tiran, strategico per l’accesso al Mar Rosso, e aveva mobilitato l’esercito nel Sinai, firmando inoltre un patto di mutua “difesa” con la Giordania e la Siria. Israele, ritenendo imminente un attacco “panarabo”, decise di colpire per primo. Decisione presa anche alla luce del clima generale di ostilità del mondo arabo nei confronti della presenza di una nazione ebraica nell’area palestinese.  In soli sei giorni, l’esercito israeliano ottenne una vittoria schiacciante, occupando anche la Striscia di Gaza e il Sinai (dall’Egitto) e le alture del Golan (dalla Siria).

Israele considera il controllo della Cisgiordania – che gli israeliani chiamano con i nomi originali di Samaria e Giudea – di importanza vitale per la propria sopravvivenza, considerato che una buona parte del mondo arabo vedrebbe con favore la cancellazione di Israele dalla carta geografica.
Il controllo diretto della Cisgiordania garantisce infatti a Israele profondità difensiva rispetto alla Giordania, oltre al dominio su alture e valichi cruciali per la protezione delle grandi città israeliane, in particolare Gerusalemme e Tel Aviv.​ L’area montuosa di Giudea e Samaria, sovrasta la stretta fascia costiera israeliana dove vive oltre il 70% della popolazione, e la perdita di queste alture lascerebbe Israele scoperto a attacchi missilistici e incursioni via terra, riducendo drasticamente la capacità di difesa in caso di conflitto.

Tornando al provvedimento approvato ieri dal Parlamento israeliano, secondo quanto riportato da Alaraby Tv il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe espresso contrarietà rispetto al “tempismo” dell’iniziativa, pur non opponendosi nel merito al contenuto del provvedimento. Fonti politiche israeliane citate dal canale riferiscono che il Netanyahu ritenga che un passo di tale portata, fatto in questo momento di forte tensione, possa «compromettere gli interessi strategici di Israele».

Il disegno di legge mira a estendere la sovranità israeliana su vaste aree di Samaria e Giudea, compresi alcuni insediamenti considerati illegali dalla comunità internazionale, che ha reagito con preoccupazione e critiche. L’Unione Europea, le Nazioni Unite e diversi Paesi arabi hanno definito il provvedimento «una grave violazione del diritto internazionale» e «un ostacolo al processo di pace». Anche gli Stati Uniti, pur mantenendo una posizione più cauta, hanno espresso «preoccupazione per le potenziali conseguenze regionali» della decisione.

Netanyahu, da parte sua, avrebbe invitato i membri del suo governo alla prudenza, affermando che «qualsiasi passo in questa direzione deve essere coordinato con i partner internazionali e valutato nel contesto della sicurezza nazionale». A ogni modo, come in tutte le repubbliche democratiche, a decidere certe cose non è il Governo ma il Parlamento, che decide in nome e per conto del popolo che lo ha democraticamente eletto. E il Parlamento israeliano ha deciso: Samaria e Giudea devono diventare a tutti gli effetti territorio dello Stato di Israele.


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times