La crociata di Musk contro Trump

di Giovanni Donato
1 Luglio 2025 20:23 Aggiornato: 2 Luglio 2025 7:38

Nonostante l’approvazione al Senato, Elon Musk continua a mostrarsi più che determinato a far pagare cara ai repubblicani la legge che permetterà al programma elettorale di Donald Trump di venire realizzato.

Donald Trump ha suggerito che il Dipartimento per l’efficienza governativa (il Doge) analizzi i sussidi concessi alle aziende di Elon Musk, dopo che l’imprenditore ha minacciato di sfidare alle primarie qualsiasi parlamentare che sostenga l’ambizioso disegno di legge di bilancio proposto dall’amministrazione. Trump ha sottolineato come le imprese di Musk, in particolare Spacex, dipendano in misura significativa dai finanziamenti pubblici, arrivando a dire che l’amministratore delegato di Tesla potrebbe aver ricevuto «più sussidi di chiunque altro nella Storia». E ridurre tutti questi aiuti potrebbe generare risparmi considerevoli per le casse dello Stato: «Basta lanci di razzi, satelliti o produzione di auto elettriche, e il nostro Paese risparmierebbe una fortuna. Forse il Doge dovrebbe dare un’occhiata approfondita a questa questione? Ci sono molti soldi da recuperare», ha scritto Trump in un post pubblicato su Truth.

In risposta a un’immagine del post di Trump condivisa su X, Musk ha replicato con un laconico: «Io sto letteralmente dicendo di tagliare tutto. Ora», senza aggiungere altro. Ieri Musk ha rinnovato le sue critiche al disegno di legge, ribattezzato “One Big Beautiful Bill”, mentre il Senato degli Stati Uniti stava preparandosi a votarlo.

«Ogni membro del Parlamento che ha fatto campagna promettendo di ridurre la spesa pubblica e poi ha votato per il più grande aumento del debito nella Storia dovrebbe vergognarsi! E perderà le primarie l’anno prossimo, fosse l’ultima cosa che faccio su questa Terra», ha scritto ieri Musk. Le obiezioni di Musk al disegno di legge si concentrano su presunte incapacità del testo di ridurre adeguatamente la spesa pubblica e sulle proiezioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui il provvedimento aggraverebbe il deficit. «Con la spesa folle di questo disegno di legge, che aumenta il tetto del debito di ben cinquemila miliardi di dollari, è evidente che viviamo in un Paese a partito unico: il partito dello spreco!» ha poi ironizzato Musk in un altro messaggio su X. Che è andato oltre, prospettando la nascita di un nuovo (e proprio) partito politico: «Se questo disegno di legge scellerato passerà, il giorno dopo nascerà il Partito dell’America» ha dichiarato Musk in un ulteriore post, «il nostro Paese ha bisogno di un’alternativa al sistema unipartitico democratico-repubblicano, affinché il popolo abbia davvero voce in capitolo».

Tutto questo nonostante in campagna elettorale Musk si fosse pronunciato a favore del programma repubblicano, e in uno degli ultimi post abbia detto di voler “tagliare tutto”; mentre, due giorni fa, il 29 giugno, criticava proprio la parte del disegno di legge che elimina i sussidi pubblici alla cosiddetta “energia pulita” dicendo che questi tagli potrebbero avvantaggiare gli avversari degli Stati Uniti: «Si sta commettendo un grave errore strategico – aveva infatti dichiarato Musk – danneggiando il settore delle batterie e del solare, che esporrà l’America a vulnerabilità future».

Per inquadrare la diatriba tra Musk e Trump, infatti, va sottolineato che la nuova legge di bilancio prevede anche l’eliminazione dei sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, che hanno notevolmente favorito Tesla, azienda leader del settore. «È infuriato perché sta perdendo l’obbligo dei veicoli elettrici» ha infatti commentato il presidente Trump parlando ai giornalisti, aggiungendo che Musk ora «è molto contrariato, ma potrebbe perdere molto di più».

I crediti regolamentari per la vendita di veicoli elettrici nel 2024, riporta Reuters, hanno portato a Tesla 2 miliardi 800 milioni di dollari (Spacex, l’azienda aerospaziale di Musk, ha circa 22 miliardi di dollari di contratti federali). Le aziende di Musk, in particolare Tesla e Spacex, dipendono quindi fortemente da contratti federali, politiche, sussidi e crediti che, nel corso degli anni, hanno generato decine di miliardi di dollari di entrate. Alcuni di questi benefici, come gli sgravi fiscali per i consumatori che acquistano veicoli elettrici, sono già a rischio con il disegno di legge repubblicano.

Martedì, le azioni di Tesla hanno registrato un calo del 4% nelle prime ore di contrattazione. Gli analisti prevedono un altro trimestre difficile per Tesla, con i dati sulle consegne del secondo trimestre attesi per mercoledì. Le vendite sono in calo in diversi mercati europei, come mostrano i dati di martedì, anche a causa delle posizioni politiche assunte da Musk.
La principale fonte della ricchezza di Elon Musk è la Casa automobilistica di veicoli elettrici, che ora sta puntando molto sul successo del programma di “robotaxi” attualmente in fase di test ad Austin, in Texas. L’espansione di questo progetto dipende in larga misura dalle regolamentazioni statali e federali sui veicoli a guida autonoma. Il ministero dei trasporti statunitense, che regolamenta la progettazione dei veicoli, avrà un ruolo decisivo rispetto alla possibilità di Tesla di produrre in massa i robotaxi.

Tornando al Big Beautiful Bill, le stime aggiornate dell’Ufficio del Bilancio americano pubblicate il 27 giugno, prevedono che questa sorta di manovra economica accrescerà il deficit di circa 3.250 miliardi di dollari. Il presidente della Camera, Mike Johnson, repubblicano, insieme agli alleati di Trump, ha contestato tali proiezioni sostenendo che si basino su tassi di crescita economica eccessivamente prudenti. E il ministro del Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha rimesso al suo posto Elon Musk dichiarando: «Mi occupo io delle finanze del Paese».

«Musk non riesce a trattenersi. Sta di nuovo finendo nel mirino di Trump. Le vendite internazionali di Tesla sono calate significativamente. E se perdesse i sussidi negli Stati Uniti, anche le vendite interne probabilmente crollerebbero» ha commentato a Reuters Dennis Dick, chief strategist di Stock Trader Network e azionista di Tesla, chiarendo poi che è Musk che «ha bisogno di Trump» e non Trump che «ha bisogno di Musk».

Alla domanda se stia valutando di espellere Elon Musk – che è sudafricano e cittadino statunitense naturalizzato – il presidente degli Stati Uniti ha risposto oggi: «Non lo so. Vedremo».

 


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