Israele respinge 27 parlamentari della sinistra francese

di Redazione ETI/Dan M. Berger
22 Aprile 2025 15:54 Aggiornato: 22 Aprile 2025 15:54

Israele ha revocato i visti di 27 parlamentari e funzionari locali francesi di sinistra, che avrebbero dovuto visitare Israele e i territori palestinesi la scorsa fine settimana. In una dichiarazione del 20 aprile, i membri della delegazione, appartenenti al Partito Ecologista e al Partito Comunista francese, hanno definito l’azione una «punizione collettiva» da parte di Israele, chiedendo l’intervento del presidente Emmanuel Macron, secondo il quotidiano Haaretz.

La delegazione, invitata dal consolato francese a Gerusalemme per un viaggio di cinque giorni, aveva ottenuto i visti un mese prima. L’obiettivo era «promuovere la cooperazione internazionale e una cultura di pace», secondo The Times of Israel. Il gruppo, in arrivo in Israele il 20 aprile, è stato avvisato della revoca dei visti il 17 aprile, ha dichiarato a Haaretz Camille Naget, consigliera comunale di Parigi e membro del Partito Ecologista.

La visita sarebbe coincisa con un «Giorno della Rabbia» internazionale del 22 aprile, promosso da organizzazioni filo-palestinesi in vari Paesi. Il governo israeliano ha avvertito del rischio di episodi violenti contro i cittadini israeliani, temendo che i terroristi potessero sfruttare le proteste come copertura per attacchi, il governo ha esortato gli israeliani all’estero a non esibire simboli nazionali.

Il 9 aprile, Macron ha annunciato che la Francia potrebbe riconoscere uno Stato palestinese entro giugno. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è opposto con forza, sostenendo che un tale passo, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 che ha avviato l’attuale conflitto, equivarrebbe a «un grande premio al terrorismo», secondo il Times of Israel.

Sempre secondo il Times of Israel, il ministero dell’Interno israeliano ha giustificato il divieto ai 27 politici e funzionari in forza di una legge che consente di bloccare l’ingresso a chi potrebbe agire contro lo Stato.

La delegazione includeva i deputati dell’Assemblea Nazionale François Ruffin, Alexis Corbière e Julie Ozenne del Partito Ecologista, la senatrice comunista Marianne Margaté e la deputata comunista Soumya Bourouaha, oltre a sindaci e funzionari locali di sinistra, come riportato dal Times of Israel. Diciassette erano appartenevano ai partiti Ecologista e Comunista.

Il gruppo ha denunciato il divieto come una «grave rottura dei rapporti diplomatici», sottolineando che la decisione avrà delle «conseguenze», aggiungendo inoltre che i due partiti sostengono il riconoscimento di uno Stato palestinese da decenni.
Recentemente, Israele ha bloccato l’ingresso anche ad altri parlamentari stranieri. A inizio aprile, ha fermato due deputati britannici, Yuan Yang e Abtisam Mohamed, dall’aeroporto Ben Gurion, per lo stesso motivo. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha definito l’azione «inaccettabile». A febbraio, Israele ha impedito l’ingresso a due deputati di sinistra del Parlamento Europeo, la franco-palestinese Rima Hassan e l’irlandese Lynn Boylan.

 

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