Video: Reuters
La Bolivia sta attraversando un’ondata di crescente instabilità politica, dopo l’attacco violento avvenuto giovedì sera contro la sede del partito politico dell’ex presidente Evo Morales, “EVO Pueblo”, a La Paz, e un secondo assalto avvenuto nelle prime ore di venerdì 13 giugno contro l’abitazione di Wilma Alanoca, candidata alla vicepresidenza al fianco di Morales, a El Alto.
A La Paz, ignoti hanno dato fuoco alla sede del movimento lanciando esplosivi e imbrattando i muri con la scritta “Evo assassino”. I danni riportati sono stati esclusivamente materiali. Venerdì mattina, Alanoca ha denunciato sui social l’esplosione di ordigni all’ingresso della sua abitazione a El Alto, condividendo immagini che mostrano un ampio squarcio provocato dalla deflagrazione.
L’escalation della violenza avviene mentre il presidente Luis Arce promette di ristabilire l’ordine e di riaprire le strade bloccate dai sostenitori di Morales, che chiedono il riconoscimento della sua candidatura alle elezioni previste per agosto. Il governo ha dispiegato forze di polizia e militari per smantellare i blocchi stradali che da giorni paralizzano numerose arterie del Paese. Gli scontri hanno già provocato la morte di quattro agenti di polizia e di un civile nella cittadina mineraria di Llallagua, nel nord di Potosí.
Le proteste, alimentate dal malcontento economico e dalle richieste di dimissioni del presidente Arce, chiedono anche che Morales possa candidarsi, nonostante una sentenza del Tribunale Costituzionale lo escluda formalmente dalla corsa elettorale. Il clima di tensione crescente solleva preoccupazioni sulla tenuta del processo elettorale. Nella notte di giovedì, il Tribunale Elettorale ha convocato a Santa Cruz un incontro con i partiti regolarmente registrati per garantire che le elezioni del 17 agosto si svolgano regolarmente.