Il terremoto ai vertici militari cinesi dimostra la debolezza di Xi Jinping

di Redazione ETI/Michael Zhuang
18 Ottobre 2025 18:12 Aggiornato: 18 Ottobre 2025 19:56

Ieri 17 ottobre il Partito comunista cinese ha annunciato l’espulsione di nove alti ufficiali, accusati di corruzione e abuso di potere. L’operazione — che coinvolge anche un generale considerato strettamente vicino al Segretario generale del Partito Xi Jinping — segna una nuova fase della campagna di epurazioni avviata oltre un decennio fa.

Secondo quanto comunicato dal ministero della Difesa, He Weidong, membro del Politburo e vicepresidente della Commissione militare centrale, è stato privato della tessera del Partito ed escluso dall’Esercito popolare di liberazione (il nome formale delle forze armate cinesi che, tecnicamente, non sono agli ordini dello Stato ma del Partito). La Commissione sovrintende al controllo del Partito sulle forze armate ed è l’organo militare di vertice, che risponde direttamente agli ordini di Xi.

He Weidong diventa così il più alto ufficiale rimosso da quando Xi ha avviato la sua cosiddetta campagna “anticorruzione” nel 2012, un giro di vite che inizialmente colpiva gli esponenti legati alle fazioni rivali interne al partito, ma che oggi colpisce persino quelli che sono considerarti i fedelissimi di Xi, a dimostrazione delle feroci lotte intestine in corso. Tra gli espulsi, nei mesi scorsi, anche Miao Hua, generale molto vicino a Xi, che in passato aveva diretto il dipartimento politico delle forze armate, l’ente responsabile di garantire la “lealtà” dei militari al partito; anche il suo vice, He Hongjun, direttore esecutivo del Dipartimento politico della Commissione, è stato purgato.

Tornando all’ultima purga, tutti e nove gli ufficiali sono già stati radiati e finiranno sotto processo al tribunale militare. Tra i nomi resi noti figurano Wang Xiubin, Lin Xiangyang, Qin Shutong, Yuan Huazhi, Wang Chunning e Wang Houbin — quest’ultimo era il comandante della Forza missilistica, l’unità che controlla l’arsenale nucleare del regime.
«Hanno violato gravemente la disciplina del Partito», ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa, Zhang Xiaogang, nel corso di una conferenza stampa a Pechino. «Sono sospettati di gravi reati legati all’esercizio delle proprie funzioni e di aver gestito somme di denaro di entità enorme» portando a «conseguenze estremamente dannose».

La notizia arriva a pochi giorni dal quarto plenum del Comitato centrale del Pcc, un incontro a porte chiuse che riunisce i principali dirigenti del regime a Pechino per discutere il quindicesimo piano quinquennale e, probabilmente, un nuovo giro di spartizione delle poltrone più importanti.

L’appuntamento sarà osservato con particolare attenzione, dato che le epurazioni senza precedenti ai vertici del Partito e militari sollevano grossi dubbi sulla tenuta della dittatura comunista cinese. Fonti vicine al regime ritengono che l’autorità di Xi sia probabilmente in declino, anche per via di frizioni con gli “anziani” del Partito. Shen Ming-shih, analista dell’Istituto per la difesa e la sicurezza nazionale di Taipei, sostiene che «questa nuova ondata di epurazioni indica che Xi Jinping potrebbe perdere potere al prossimo plenum». E la cartina di tornasole saranno le prossime eventuali (ma non troppo) purghe: «Se dovessero essere rimossi altri fedelissimi di Xi prima del plenum – aggiunge l’analista – significherebbe che la pressione su di lui sta crescendo». E ancora: «Anche se il potere Xi restasse formalmente intatto» la caduta di tanti generali da lui nominati mostrerebbe la sua debolezza, perché «se i suoi uomini vengono accusati di corruzione, la responsabilità finale è la sua».

Ma gli analisti ritengono che gli ultimi nove generali fatti fuori dal Partito rappresentino solo la punta dell’iceberg. Le forze armate cinesi, che già da anni evitano di rendere pubblici i movimenti interni, hanno ulteriormente limitato le informazioni che fanno uscire, dopo il proliferare delle inchieste per “corruzione” che, fra l’altro, ormai suscitano anche interrogativi sulla prontezza e sull’efficienza delle forze armate cinesi. Secondo alcuni analisti, quindi, l’annuncio pubblico della rimozione dei nove generali, serve al partito a mandare un chiaro segnale del fatto che i vertici delle forze armate sono in fase di riorganizzazione.


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