Il ruolo del B-21 Raider nella “deterrenza”

di Robert Peters per ET usa
3 Luglio 2025 15:06 Aggiornato: 3 Luglio 2025 15:06

Il nuovo bombardiere strategico dell’aeronautica statunitense, il B-21 Raider, rappresenta un prodigio tecnologico frutto di molti anni di sviluppo. Si fonda su decenni di innovazioni nella tecnologia stealth e garantisce una capacità cruciale di attacco a lungo raggio e in profondità, indispensabile a dissuadere gli avversari per i prossimi decenni.

Questa è la buona notizia. Quella meno positiva è che la produzione non procede con la rapidità necessaria. A causa della necessaria riservatezza che avvolge il programma, non si conosce né il numero attuale di B-21 né il ritmo di produzione. Tuttavia, l’aeronautica ha dichiarato di avere bisogno di almeno 100 velivoli e prevede di acquisire 10 aerei all’anno quando si arriverà al pieno regime produttivo. Alla meglio, gli Usa potranno contare su un centinaio di esemplari soltanto verso la fine degli anni Trenta di questo secolo, una quantità sia insufficiente sia tardiva.

È dunque indispensabile realizzare un secondo stabilimento di produzione per il B-21, a prescindere dal numero finale degli aerei da acquisire. Il ministero della Difesa dovrebbe fissare un obiettivo produttivo di 20 aerei all’anno. Questo segnale di domanda consentirebbe al produttore, Northrop Grumman, di avviare la costruzione di un secondo impianto. Nonostante il costo per la nuova struttura possa avvicinarsi agli 800 milioni di dollari, il ritorno sull’investimento sarebbe straordinariamente vantaggioso.

Un secondo impianto permetterebbe di aumentare il ritmo con cui gli Usa possono costruire, schierare e operare. La strategia per dissuadere la Cina da aggressioni è un progetto a lungo termine che richiede decisioni già da ora. La deterrenza non si può raggiungere senza una capacità credibile, resiliente e sufficiente di attacchi convenzionali a lungo raggio. Il B-21 fornisce questa capacità essenziale. Non è ammissibile attendere fino alla fine degli anni Trenta per disporre di una capacità adeguata a questo ruolo fondamentale di deterrenza.

Un secondo impianto consentirebbe inoltre agli Stati Uniti di aumentare l’intera dotazione di B-21. È necessario procurarsi il numero di aerei richiesto, non soltanto quello che rientra in un limite di bilancio arbitrario. L’aeronautica ha una storia poco felice in questo senso, spesso guidata dalle scelte dei propri dirigenti politici. L’F-22 Raptor e il B-2 Spirit sono esempi emblematici di programmi limitati da vincoli di bilancio piuttosto che da esigenze strategiche. L’F-22, caccia per la supremazia aerea senza rivali, ha visto la sua produzione ridotta a 187 esemplari, molto al di sotto della richiesta iniziale superiore a 700. Analogamente, il B-2 Spirit si è fermato a una flotta di soli 21 velivoli operativi, ben lontana dai 132 previsti. Entrambe le scelte derivano dalla convinzione errata che forze più ridotte ma tecnologicamente avanzate possano sostituire flotte numericamente più ampie.

La capacità è una qualità a sé stante, sia in termini industriali di produzione sia in termini operativi di deterrenza e conduzione dei conflitti. Il comandante del Comando Strategico degli Stati Uniti, generale Tony Cotton, ha recentemente testimoniato davanti al Parlamento che l’America necessita di almeno 145 B-21. Alcuni ritengono che ne serviranno almeno 250.

La Cina nutre ambizioni di egemonia internazionale; la Russia appare sempre più concentrata a ricostruire la sua potenza sovietica ormai scomparsa; Iran e Corea del Nord danno pochi segnali di distensione. La base per affrontare le sfide del XXI secolo è una struttura di forze adeguata. Un secondo stabilimento produttivo consentirebbe agli Stati Uniti di realizzare, schierare e utilizzare la dotazione necessaria, nei tempi richiesti da queste minacce.

Un’ulteriore capacità produttiva permetterebbe anche di valutare la vendita di B-21 ad altri Paesi. I nostri alleati più stretti hanno manifestato interesse ad acquistare il velivolo. A differenza dell’F-22, l’F-35 è stato concepito come una capacità da condividere con alleati e partner. Questa scelta ha aumentato le capacità operative degli alleati, migliorato l’interoperabilità tecnica e tattica per i nostri combattenti, rafforzato l’industria della difesa statunitense e mandato un chiaro segnale ai nostri nemici sulla solidità delle alleanze guidate dagli Usa nel mondo. Una strategia simile dovrebbe essere valutata per il B-21, con la possibilità di prendere decisioni in merito senza i limiti imposti da vincoli di capacità industriale.

Infine, costruire un secondo stabilimento per il B-21 costituisce una scelta intelligente di politica industriale. Diversificare la produzione riduce il rischio derivante da eventi naturali o incidenti causati dall’uomo, aumenta la domanda di manodopera qualificata e ben retribuita, e sostiene le economie locali al di fuori di Palmdale, in California, dove il B-21 è attualmente realizzato. Lo stabilimento di Palmdale è già stato utilizzato per costruire il B-2. Un secondo impianto fornirebbe inoltre un’infrastruttura utile per la capacità industriale futura, oltre il B-21.

Il B-21 Raider rappresenta il futuro della forza strategica aerea americana, una piattaforma progettata per assicurare il dominio in un’epoca di minacce complesse e in continua evoluzione. Il successo del programma dipende non solo dalle sue avanzate capacità, ma anche dalla possibilità di produrlo su larga scala e rapidamente. La versione della Camera del progetto di legge sulla conciliazione compie un importante passo in avanti, destinando 4,5 miliardi di dollari per accelerare la produzione e superare la soglia di 100 velivoli. Tuttavia, un secondo stabilimento è indispensabile per soddisfare sia le esigenze operative nazionali sia le più ampie richieste di collaborazione con gli alleati.

La Storia insegna quali rischi comporta accontentarsi di ciò che sembra accessibile invece di ciò che si ritenga necessario. Gli Stati Uniti non possono permettersi di commettere lo stesso errore con il B-21 Raider. La quantità, quanto la qualità, determinerà l’equilibrio strategico nel XXI secolo. Investendo in una seconda linea produttiva, gli Stati Uniti possono garantire che questo equilibrio penda decisamente a proprio favore.


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